da: la Repubblica
Siria,
gli aiuti non bastano
Troppe
parole e pochi fatti
Il
presidente di Medici Senza Frontiere Italia, da poco rientrato dalla
siria, traccia un quadro della situazione nel Paese devastato da due anni di
guerra senza tregua. Si continua a fuggire da un conflitto che peggiora di
giorno in giorno ed ha già causato quasi 100.000 vittime. Le incredibili
difficoltà per tentare di accedere all'assistenza sanitaria.
di Loris
De Filippi*
Dopo più di due anni di violento conflitto
in Siria, il livello dell'assistenza umanitaria all'interno del paese e nei
paesi vicini che ospitano i rifugiati siriani, rimane molto al di sotto degli
enormi e crescenti bisogni. In occasione della riunione delle Nazioni Unite a
Ginevra, prevista per il 7 giugno, Medici Senza Frontiere (MSF)
chiede a queste e a tutti gli Stati coinvolti di aumentare con urgenza il
livello di assistenza alla popolazione siriana, e adempiere alle proprie
responsabilità nei confronti dei milioni di vittime della violenza.
Feriti e malati tra ostacoli insormontabili. I siriani continuano a
fuggire da una guerra civile che peggiora di giorno in giorno ed ha già causato
quasi 100.000 vittime. Ma sono i feriti e i malati che affrontano ostacoli
quasi insormontabili,
per tentare di accedere all'assistenza sanitaria, a causa
di bombardamenti incessanti, attacchi mirati e distruzione del sistema
sanitario siriano. Le condizioni di sicurezza e le importanti restrizioni
imposte dal governo siriano ostacolano la fornitura di aiuti attraverso le
linee del fronte, all'interno del paese. Mentre l'ONU ha riconosciuto a gennaio
che la fornitura di aiuti attraverso i confini della Siria era insufficiente,
da allora il fallimento nel fornire assistenza umanitaria indipendente ha
contribuito al peggioramento della crisi.
Le sfide dei rifugiati, che sono 1.5 milioni. Fuori dalla Siria, 1,5
milioni di rifugiati devono affrontare una serie di sfide. Molti di coloro
che sono fuggiti hanno trovato solo miseria, privazioni, e quasi nessun accesso
ai servizi essenziali nei paesi vicini, dove troppe poche agenzie umanitarie
rispondono alle schiaccianti esigenze. In Giordania, il sistema sanitario nel
campo rifugiati di Zaatari, che ospita 100.000 siriani, rimane fragile. I pochi
stanziamenti stanno minacciando la capacità della Giordania di fornire
un'assistenza sanitaria adeguata agli ulteriori 350.000 rifugiati che vivono al
di fuori del campo. Nel campo di Domeez, nel nord dell'Iraq, più di 35.000
rifugiati vivono in condizioni di sovraffollamento; molti di loro ricevono meno
dello standard minimo internazionale di 15-20 litri di acqua per persona, al
giorno, durante un'emergenza.
Gli sfollati nel Libano. In Libano, dove più di 500.000 siriani hanno
cercato rifugio, molte persone vivono in rifugi di fortuna all'interno delle
comunità, in case costruite a metà, o in squallide baracche nei campi agricoli.
Molti devono pagare per vivere in condizioni deplorevoli. Decine di migliaia di
rifugiati devono ancora essere registrati dalle Nazioni Unite, cosa che
impedisce loro di ricevere assistenza, compresa quella sanitaria. In tutti i
paesi vicini alla Siria, dall'inizio del conflitto, le équipe di MSF hanno ad
oggi effettuato quasi 150.000 visite mediche, e hanno osservato condizioni di
salute preoccupanti tra i rifugiati più vulnerabili: i bambini non ricevono le
vaccinazioni di routine, l'assistenza sanitaria di base è, nel migliore dei
casi, limitata; le donne in stato di gravidanza hanno un accesso insufficiente
alle cure pre e post-natali e a un parto sicuro; le persone affette da
patologie croniche hanno un accesso molto limitato alle cure e all'assistenza
post-trattamento.
Tensioni in aumento. Nonostante gli sforzi tangibili messi in campo da
parte dei paesi confinanti con la Siria per far fronte alle conseguenze della
crisi, le risorse sono al limite e le tensioni sono in aumento. Mentre
richiedono un sostegno urgente per rispondere alle crescenti esigenze dei
rifugiati, compresa l'assistenza sanitaria di secondo livello, ripari, acqua e
servizi igienico-sanitari, i paesi ospitanti devono comunque tenere aperte le
loro frontiere, per garantire ai siriani il diritto a cercare rifugio. È tempo
che gli stati donatori stanzino i fondi necessari per sostenere i bisogni di
salute e di soccorso dei rifugiati, e che tutti gli attori coinvolti nel
conflitto garantiscano che venga fornita un'assistenza umanitaria adeguata, sia
all'interno, che all'esterno della Siria. Dalle parole bisogna passare ai
fatti.
* Loris De Filippi Presidente Medici
Senza Frontiere Italia
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