da: la Repubblica
Niente di personale contro Gianni
Alemanno, ma che a Roma non ci sia più un sindaco che viene dal neofascismo è
una notizia di rilievo mondiale. Roma — come New York, Parigi, Londra e
pochissime altre — è città che appartiene al mondo, e non solamente alla nostra
precaria e smemorata democrazia, che aveva riportato i saluti romani sugli
scaloni del Campidoglio. Che a Treviso sia stato sindaco un figuro che inveiva
contro “i negri” fa parte solo della miserabile (e anche ridicola) cronaca
locale, e al di là del confine a nessuno poteva importare qualcosa. Ma Roma è
Roma, e l’esito nero delle amministrative precedenti (dopo la ricandidatura
suicida di Rutelli) è stata una delle catastrofi simboliche della sinistra
italiana. Ora speriamo che Ignazio Marino, eletto da tanti dei pochi romani che
sono andati a votare, non consenta al Pd di equivocare sul risultato, magari
attribuendolo all’avvenuta digestione delle “larghe intese” da parte di un
elettorato sempre prono. Marino era un candidato anomalo, poco partitico, molto
irrequieto sul fronte della riforma della politica. Tenga duro perché adesso
molti di quelli che persero Roma cinque anni fa cercheranno di attribuirsi il
merito della sua vittoria.
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