da: TMNews
Eternit,
18 anni al manager Schmidheiny. A Casale oltre 30 milioni
In
appello condanna per disastro ambientale doloso. Guariniello: apre grandi
prospettive anche per Taranto
La Corte di appello di Torino ha condannato
Stephan Schmidheiny a 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso e
omissione dolosa di misure di sicurezza. In primo grado il manager della
multinazionale dell'amianto era stato condannato a 16 anni.
In aula a seguire il verdetto l'ex ministro della Salute, Renato Balduzzi, il procuratore capo della Repubblica di Torino, Gian Carlo Caselli, il procuratore generale Marcello Maddalena, oltre a centinaia di parenti delle vittime giunti da tutta Italia e anche network televisivi stranieri. Per l'altro imputato, il conte belga Louis De Cartier, deceduto il 21 maggio scorso la Corte ha deciso il non luogo a procedere.
La sentenza estende la responsabilità di Schmideiny anche per le vittime di Bagnoli e di Rubiera, in Campania ed Emilia Romagna. Mentre non vengono puniti i fatti dal 1966 al 1976, cosa che ha fatto dire al vice presidente di Afeva Pondrano, che si tratta di una sentenza "con luci e ombre".
E' stata quantificata in 30,9 milioni di euro la somma che la Corte ha accordato al Comune di Casale Monferrato con la sentenza. La cittadina dell'alessandrino infatti ha ospitato lo stabilimento principale in Italia della multinazionale. "E' stato riconosciuto un danno ingente per il nostro territorio, al nostro comune e stata riconosciuta una provvisionale che, a differenza della sentenza di primo grado, e immediatamente esecutiva". Così il sindaco di Casale Monferrato Giorgio Demezzi ha espresso soddisfazione per la sentenza d'appello. "Adesso - ha concluso - questo signore deve capire che dovra pagare o lo Stato dovra intervenire, soprattutto per il problema delle bonifiche".
"La sentenza di oggi apre grandi prospettive anche per le vicende di Taranto e per le altre città che attendono giustizia" ha detto il pm torinese Raffaele Guariniello al termine della lettura della sentenza. "Non è finita qui e non è finita nel mondo", ha aggiunto Guariniello, definendo la sentenza "importante" e da "diffondere in tutto il mondo". Guariniello ha poi rivendicato il fatto che "qui in Italia siamo riusciti a fare un processo che nessuno è riuscito a fare in nessuna parte del mondo".
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