venerdì 21 giugno 2013

Serge Latouche: Limite /7

Oggi i limiti ecologici sono i più evidenti tra quelli a cui l’uomo si trova di fronte. Ma sono tali solo all’interno della nostra concezione del mondo, in base alle nostre pratiche di produzione e di consumo, e dato il nostro orizzonte di conoscenza. Se constatiamo che il pianeta ha una superfiche limitata (51 miliardi di ettari), e se le riserve di risorse naturali non sono inesauribili, in realtà non è la natura che rivela dei limiti, ma la nostra capacità di sfruttare l’infinitezza del cosmo. Noi non distruggiamo il pianeta, ma soltanto il nostro ecosistema, cioè le nostre possibilità di sopravvivervi. Indifferente ai nostri eccessi, la Terra continuerà a seguire il suo destino dopo la nostra scomparsa. I limiti ecologici sono dunque anche culturali, politici, economici e morali. A causa dello sviluppo delle tecniche, che si fa un punto d’onore di farli retrocedere se non di abolirli, i limiti sono soprattutto cognitivi. I limiti senza precedenti dell’ambiente che la nostra generazione si trova ad affrontare non sono che un altro aspetto dei ben noti limiti della crescita, conseguenza dell’illimitatezza della modernità occidentale. Ma il superamento di questi limiti ci condanna al crollo.

I limiti del pianeta


I limiti del pianeta sono rivelati dalla crescita economica, e definiti al tempo stesso dal volume delle riserve di risorse naturali non rinnovabili e dalla velocità di rigenerazione della biosfera riguardo alle risorse rinnovabili. Nella maggioranza delle società, queste risorse erano fondamentalmente dei «beni comuni» (commons). Questi beni, o almeno la maggior parte di essi, non appartenevano a nessuno. Ognuno poteva goderne nei limiti delle regole stabilite dalla comunità. Questo valeva per le risorse rinnovabili: l’aria che respiriamo, l’acqua, la fauna e la flora selvagge, i pesci degli oceani e dei fiumi e, con certe restrizioni, i boschi. Le risorse non rinnovabili, i minerali (tra cui l’«olio di pietra», il petrolio), soggette a un regime più regolamentato, erano poste sotto il controllo del principe o dello Stato perché se ne facesse buon uso e si tenesse conto della loro rarità. L’assenza di una mercificazione sistematica dei beni «naturali» e i «costumi» nella maggioranza dei casi limitavano i prelievi a un livello che non comprometteva la riproduzione. Non essendosi poste dei limiti ragionevoli, alcune società sono puramente e semplicemente scomparse, senza però compromettere la sopravvivenza del resto dell’umanità.

2 commenti:

  1. Ma e' il giorno giusto? Buon compleanno Dany un abbraccione :) :) Fegg

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  2. ahah...ciao Fegg!:..sì..è il giorno in cui invecchio!

    grazie!...un abbraccio e un bacione!!

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