Oggi
i limiti ecologici sono i più evidenti tra quelli a cui l’uomo si trova di
fronte. Ma sono tali solo all’interno della nostra concezione del mondo, in
base alle nostre pratiche di produzione e di consumo, e dato il nostro
orizzonte di conoscenza. Se constatiamo che il pianeta ha una superfiche
limitata (51 miliardi di ettari), e se le riserve di risorse naturali non sono
inesauribili, in realtà non è la natura che rivela dei limiti, ma la nostra
capacità di sfruttare l’infinitezza del cosmo. Noi non distruggiamo il pianeta,
ma soltanto il nostro ecosistema, cioè le nostre possibilità di sopravvivervi.
Indifferente ai nostri eccessi, la Terra continuerà a seguire il suo destino
dopo la nostra scomparsa. I limiti ecologici sono dunque anche culturali,
politici, economici e morali. A causa dello sviluppo delle tecniche, che si fa
un punto d’onore di farli retrocedere se non di abolirli, i limiti sono
soprattutto cognitivi. I limiti senza precedenti dell’ambiente che la nostra
generazione si trova ad affrontare non sono che un altro aspetto dei ben noti
limiti della crescita, conseguenza dell’illimitatezza della modernità
occidentale. Ma il superamento di questi limiti ci condanna al crollo.
I limiti del pianeta
I
limiti del pianeta sono rivelati dalla crescita economica, e definiti al tempo
stesso dal volume delle riserve di risorse naturali non rinnovabili e dalla
velocità di rigenerazione della biosfera riguardo alle risorse rinnovabili.
Nella maggioranza delle società, queste risorse erano fondamentalmente dei «beni
comuni» (commons). Questi beni, o
almeno la maggior parte di essi, non appartenevano a nessuno. Ognuno poteva
goderne nei limiti delle regole stabilite dalla comunità. Questo valeva per le
risorse rinnovabili: l’aria che respiriamo, l’acqua, la fauna e la flora
selvagge, i pesci degli oceani e dei fiumi e, con certe restrizioni, i boschi. Le
risorse non rinnovabili, i minerali (tra cui l’«olio di pietra», il petrolio),
soggette a un regime più regolamentato, erano poste sotto il controllo del
principe o dello Stato perché se ne facesse buon uso e si tenesse conto della
loro rarità. L’assenza di una mercificazione sistematica dei beni «naturali» e
i «costumi» nella maggioranza dei casi limitavano i prelievi a un livello che
non comprometteva la riproduzione. Non essendosi poste dei limiti ragionevoli,
alcune società sono puramente e semplicemente scomparse, senza però
compromettere la sopravvivenza del resto dell’umanità.
Ma e' il giorno giusto? Buon compleanno Dany un abbraccione :) :) Fegg
RispondiEliminaahah...ciao Fegg!:..sì..è il giorno in cui invecchio!
RispondiEliminagrazie!...un abbraccio e un bacione!!