sabato 15 giugno 2013

G8, Genova 2001: la Cassazione conferma sette condanne


Bolzaneto, la Cassazione conferma sette condanne e quattro assoluzioni

La Cassazione mette la parola fine alle violenze avvenute nella caserma di Bolzaneto, durante il G8 di Genova del 2001 confermando sette condanne e concedendo quattro assoluzioni. In particolare, la quinta sezione penale ha assolto quattro agenti: si tratta di Oronzo Doria, Franco, Trascio e Talu. Confermate invece le sette condanne che erano state inflitte dalla Corte d'Appello di Genova il 5 marzo del 2010.
I sette imputati condannati sono l'assistente capo della polizia Luigi Pigozzi ( tre anni e due mesi), divaricò le dita delle mano di un detenuto fino a strappare la carne, gli agenti di polizia penitenziaria Marcello Mulas e Michele Colucci Sabia (un anno) e il medico Sonia Sciandra. Per quest'ultima va rilevato che la Cassazione ha ridotto la pena, assolvendola solo dal reato di minaccia. Pene confermate a un anno per gli ispettori della polizia Matilde Arecco, Mario Turco e Paolo Ubaldi che avevano rinunciato alla prescrizione. Anche nei confronti di Amenza la Suprema Corte ha cancellato la condanna per il reato di minaccia.

Il verdetto della Cassazione per le violenze nella caserma di Bolzaneto, avvenute durante le giornate del G8 di Genova del luglio 2001, ha ridotto i risarcimenti nei confronti dei No Global. In particolare, la quinta sezione penale, presieduta da Gaetanino Zecca, ha ridotto in parte i risarcimenti e, in parte, ha stabilito che dovranno essere rideterminati da un giudice civile "per assenza di prova".
Sul banco degli imputati per le violenze di Bolzaneto sono finiti a vario titolo poliziotti, carabinieri, agenti della penitenziaria e medici. Nei giorni del G8 del 2001 la caserma del reparto mobile di Genova venne trasformata in prigione speciale. I detenuti, oltre trecento, vennero privati della possibilità di incontrare i loro legali, umiliati, picchiati, minacciati. In appello erano state convalidate sette condanne, confermate anche oggi definitivamente dalla Cassazione, e dichiarate trentasette prescrizioni.
La Cassazione, oggi ha inoltre bocciato il ricorso della Procura di Genova che alla Cassazione chiedeva di contestare agli imputati il reato di tortura "avrebbe evitato le prescrizioni". Reato che come già era stato stabilito per la sentenza Diaz non è contemplato dal nostro ordinamento. Chiamati come responsabili civili nel processo il ministero della Giustizia, della Difesa e dell'Interno. Con la parola fine della Cassazione molti dei risarcimenti che erano stati accordati in secondo grado, sono stati cancellati o rinviati al giudizio civile.
"Ora ci attendiamo le scuse dallo Stato" dice Enrica Bartesaghi, presidente del comitato 'Verità e giustizia per Genova'. "Dodici anni fa -spiega- quando abbiamo iniziato a dare il nostro contributo ai processi, non avrei mai pensato di arrivare a due sentenze (Diaz e Bolzaneto) che confermassero le condanne, perciò mi ritengo soddisfatta".Quello che il comitato sorto dopo i pestaggi del G8 non tollera è che "le istituzioni non si siano mai pronunciate per chiedere scusa. Né il capo dello Stato -dice Bartesaghi- né i ministri. Anzichè vittime, siamo stati trattati da colpevoli. Ora mi auguro che i condannati facciano un passo indietro".
"Dopo il terzo grado di giudizio, che ha confermato le condanne per le violenze nella caserma di Bolzaneto durante il G8 del 2001, non possono più esserci dubbi" scrive, in una nota, Ermete Realacci, del Pd, mentre Nichi Vendola, presidente di Sel, con un 'tweet' commenta: "La sentenza di oggi ci dice due cose chiare: la prima che a Bolzaneto e alla Diaz vennero sospesi i diritti e la civiltà democratica in una morsa di violenza, e che ora lo Stato debba chiedere scusa alle vittime della mattanza". "E poi -conclude Vendola - che è finalmente ora che l'Italia introduca il reato di tortura. Solo così potremo evitare altre vergogne come Bolzaneto e la Diaz".

Per il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero la sentenza dice che "a Bolzaneto è stata praticata la tortura da parte di rappresentanti delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti". Amnesty International Italia rileva però "come la mancanza del reato di tortura nel codice penale italiano abbia impedito ai giudici di punire i responsabili in modo proporzionato alla gravità della condotta loro attribuita".

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