mercoledì 19 giugno 2013

Film, Marco Risi: “Cha cha cha”, gli affari sporchi di un’Italia corrotta

da: la Repubblica

"Cha cha cha", Marco Risi racconta gli affari sporchi di un'Italia corrotta
Il regista torna al cinema per raccontare una Roma cinica e sotterranea. Luca Argentero è un investigatore privato e Claudio Amendola un poliziotto ambiguo. nelle sale dal 20 giugno
di Maria Pia Fusco



Un ragazzo di 16 anni muore in un incidente stradale fuori da una discoteca e nello stesso giorno viene ritrovato il cadavere di un ingegnere coinvolto nell'appalto di un grande centro commerciale nei pressi dell'aeroporto di Roma. Un suicidio, forse. Sono due fatti apparentemente distanti e sconnessi, ma non ne è convinto Corso, un ex poliziotto ora investigatore privato, al quale per altro la madre del ragazzo morto, Michelle, aveva affidato l'incarico di sorvegliare il figlio. Michelle, ora legata al potentissimo avvocato Argento, molti anni prima aveva avuto una relazione sentimentale con Corso. Il quale decide di cercare la verità sulle due morti, con l'aiuto di un fotografo degli scandali e di un esperto di intercettazioni.


L'indagine di Corso è al centro di Cha cha cha, il film di Marco Risi prodotto da Bibi Film e Rai Cinema che, dopo la presentazione al festival di Taormina, sarà distribuito da 01 a partire dal 20 giugno. Scavando negli affari dell'avvocato Argento e urtando contro il lavoro dell'ispettore Torre e della polizia, la ricerca di Corso diventa sempre più pericolosa, tra agguati, inseguimenti e scontri fisici. Gli elementi del thriller ci sono tutti, compresa la bellezza bionda di Michelle  -  Eva Herzigova che affronta per la prima volta un ruolo da protagonista  -  l'ambiguità dei personaggi e la solitudine dell'investigatore che vive con un cane zoppo. Cha cha cha è ambientato in una Roma dalle tinte cupe, cinica, equivoca, quasi l'immagine al negativo di La grande bellezza, anche se, dice il regista, "il film è stato girato prima di quello di Sorrentino".

In realtà l'idea iniziale di Risi, che ha scritto la sceneggiatura con Andrea Purgatori e Jim Carrington, era quella di raccontare "i lati oscuri di questa società, di questo paese. Avevo pensato anche a un film sulla trattativa Stato-mafia, avevo incontrato Ingroia e Massimo Ciancimino, ma non riuscivo a quadrare la storia.  Alla fine ho scelto di raccontare gli affari sporchi e la complicità tra potere e criminalità attraverso lo sguardo dell'investigatore usando il film di genere. Il riferimento a Raymond Chandler è naturale, la sua letteratura mi ha sempre affascinato".

Un merito del film è la scelta del cast e l'attenzione ai personaggi minori, come l'intercettatore interpretato da Bebo Storti al fotografo che è Marco Leonardi, che hanno un ruolo rilevante nella vicenda, come succedeva con i caratteristi nel cinema bello di una volta. L'avvocato Argento è Pippo Delbono, perfettamente a suo agio nel ruolo del "cattivo", mentre Claudio Amendola interpreta l'ispettore Torre con una perfetta, indecifrabile ambiguità. A lui è affidata una battuta che è la sintesi del film: "Che cazzo di paese". Corso è Luca Argentero, ormai attore maturo, che ha accettato anche l'imbarazzo di una sequenza di nudo integrale. Ma non c'è niente di erotico, è la sequenza più violenta del film.


Secondo Risi, "tra tanti personaggi corrotti, Corso è l'unico che si salva, l'eroe. Da sempre, da quando ero ragazzino, mi piacciono gli eroi. Forse perché sono un vigliaccone, mi piace l'idea di qualcuno che fa cose che io non oserei mai". E se pure il paese che racconta nel film è tutt'altro che piacevole, il suo stato d'animo non è pessimista: "Mi piace che il Papa dica quello che sta dicendo, mi piace l'impressione che stiamo uscendo da un pensiero unico di rassegnazione, come se nulla potesse cambiare. Invece mi sembra che questo paese, pur restando cialtrone, stia provando a diventare un po' più serio e responsabile".

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