venerdì 14 giugno 2013

Serge Latouche: Limite /5

Si può dire che la cultura non è altro che l’insieme dei valori che determinano le frontiere di un gruppo umano. Si tratta innanzitutto del sistema di norme dettate e giustificate dai miti e tradotte in pratica dai riti, sistema che struttura la collettività e si impone ai suoi membri dando luogo alla formazione della loro personalità individuale. In questo senso, i limiti culturali sono al tempo stesso in un rapporto armonico e conflittuale con i limiti politici e territoriali. Tuttavia, trattandosi di valori, i limiti culturali sono in stretto rapporto con i limiti morali. Si può anche vedere una cultura come un insieme di pregiudizi condivisi dai suoi membri, che li unisce e conferisce loro un’identità specifica rispetto alle altre culture. Quando la ragione non può fondare la norma, non irragionevole accettare quella che i costumi hanno stabilito e che una lunga esperienza ha sperimentato.

[..] La deculturalizzazione planetaria

Ogni cultura è per natura etnocentrica. Gli appartenenti a una determinata
cultura sono persuasi che i loro valori sono i migliori e che quelli dei loro vicini sono meno buoni dei loro, se non cattivi. Lo straniero è sempre il barbaro e spesso non gli viene riconosciuta la dignità di essere umano. Quando per le vicissitudini della storia un gruppo diventa dominante, la sua cultura tende a diventare a sua volta dominante e a imporsi almeno parzialmente alle altre, integrandole più o meno profondamente. Questo processo va sotto il nome di acculturazione. Quando diverse culture sono in contatto tra loro, in modo prevalentemente pacifico, l’acculturazione può essere reciproca e costituire al tempo stesso un arricchimento di ciascuna cultura e un potenziamento della dimensione culturale globale. Quelle che vengono definite le grandi civiltà sono state spesso il risultato di simili processi di fusione. Con l’emergere dell’Occidente, si è di fronte a un fenomeno di tutt’altra portata, se non di natura differente: l’imperialismo culturale. L’imperialismo culturale occidentale ha infatti una natura ben particolare, in quanto uno dei tratti essenziali e problematici della cultura dell’Occidente è la religione dell’economia.  
L’imperialismo culturale occidentale è una «invasione» che asfissia e distrugge la cultura di ricezione. E’ la circolazione a senso unico di immagini, gesti, rappresentazioni, pensieri, teorie, credenze, criteri di giudizio, norme giuridiche. Di tutto quello che accompagna la merce, le società aggredite, in particolare quelle del Sud, sono consumatrici passive. Questo processo porta a uno spossessamento: la cultura invasa non si percepisce più attraverso quelle della cultura che invade.

[…]  Con la globalizzazione, assistiamo a un vero e proprio gioco al massacro interculturale su scala planetaria. Lo smantellamento di tutte le «preferenze» nazionali non è altro che la distruzione delle identità culturali. Abbandonata senza controllo alla mano invisibile del mercato, la circolazione dei beni culturali ha conseguenze molto gravi.

[…] Il libero scambio culturale, come il libero scambio economico, è un’ingiustizia perpetrata dalle potenze economiche dominanti ai danni del resto del mondo. Le logiche liberoscambiste, oltre ai danni ecologici, producono la distruzione dei modi di vita, la dilapidazione di patrimoni sociali provenienti dall’accumulazione di sapere ancestrali e da reti di rapporti sociali. Assistiamo così a una straordinaria omologazione planetaria. Si calcola che rimangano soltanto 6000 lingue delle 20000 parlate dall’umanità nell’era neolitca, e che la metà di esse sparirà nel giro di un secolo. Soltanto in America, scompare una lingua ogni anno. 


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