Si
può dire che la cultura non è altro che l’insieme dei valori che determinano le
frontiere di un gruppo umano. Si tratta innanzitutto del sistema di norme
dettate e giustificate dai miti e tradotte in pratica dai riti, sistema che
struttura la collettività e si impone ai suoi membri dando luogo alla
formazione della loro personalità individuale. In questo senso, i limiti
culturali sono al tempo stesso in un rapporto armonico e conflittuale con i
limiti politici e territoriali. Tuttavia, trattandosi di valori, i limiti
culturali sono in stretto rapporto con i limiti morali. Si può anche vedere una
cultura come un insieme di pregiudizi condivisi
dai suoi membri, che li unisce e conferisce loro un’identità specifica rispetto
alle altre culture. Quando la ragione non può fondare la norma, non
irragionevole accettare quella che i costumi hanno stabilito e che una lunga
esperienza ha sperimentato.
[..]
La deculturalizzazione planetaria
Ogni
cultura è per natura etnocentrica. Gli appartenenti a una determinata
cultura
sono persuasi che i loro valori sono i migliori e che quelli dei loro vicini
sono meno buoni dei loro, se non cattivi. Lo straniero è sempre il barbaro e
spesso non gli viene riconosciuta la dignità di essere umano. Quando per le
vicissitudini della storia un gruppo diventa dominante, la sua cultura tende a
diventare a sua volta dominante e a imporsi almeno parzialmente alle altre, integrandole
più o meno profondamente. Questo processo va sotto il nome di acculturazione.
Quando diverse culture sono in contatto tra loro, in modo prevalentemente
pacifico, l’acculturazione può essere reciproca e costituire al tempo stesso un
arricchimento di ciascuna cultura e un potenziamento della dimensione culturale
globale. Quelle che vengono definite le grandi civiltà sono state spesso il
risultato di simili processi di fusione. Con l’emergere dell’Occidente, si è di
fronte a un fenomeno di tutt’altra portata, se non di natura differente: l’imperialismo
culturale. L’imperialismo culturale occidentale ha infatti una natura ben
particolare, in quanto uno dei tratti essenziali e problematici della cultura
dell’Occidente è la religione
dell’economia.
L’imperialismo
culturale occidentale è una «invasione» che asfissia e distrugge la cultura di
ricezione. E’ la circolazione a senso unico di immagini, gesti,
rappresentazioni, pensieri, teorie, credenze, criteri di giudizio, norme
giuridiche. Di tutto quello che accompagna la merce, le società aggredite, in
particolare quelle del Sud, sono consumatrici passive. Questo processo porta a
uno spossessamento: la cultura invasa non si percepisce più attraverso quelle
della cultura che invade.
[…] Con la globalizzazione, assistiamo a un vero e proprio gioco al massacro interculturale su scala planetaria. Lo smantellamento di tutte le «preferenze» nazionali non è altro che la distruzione delle identità culturali. Abbandonata senza controllo alla mano invisibile del mercato, la circolazione dei beni culturali ha conseguenze molto gravi.
[…] Con la globalizzazione, assistiamo a un vero e proprio gioco al massacro interculturale su scala planetaria. Lo smantellamento di tutte le «preferenze» nazionali non è altro che la distruzione delle identità culturali. Abbandonata senza controllo alla mano invisibile del mercato, la circolazione dei beni culturali ha conseguenze molto gravi.
[…] Il libero scambio culturale, come il libero scambio economico, è un’ingiustizia perpetrata dalle potenze economiche dominanti ai danni del resto del mondo. Le logiche liberoscambiste, oltre ai danni ecologici, producono la distruzione dei modi di vita, la dilapidazione di patrimoni sociali provenienti dall’accumulazione di sapere ancestrali e da reti di rapporti sociali. Assistiamo così a una straordinaria omologazione planetaria. Si calcola che rimangano soltanto 6000 lingue delle 20000 parlate dall’umanità nell’era neolitca, e che la metà di esse sparirà nel giro di un secolo. Soltanto in America, scompare una lingua ogni anno.
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