mercoledì 5 giugno 2013

Aldo Grasso, A fil di rete: “La teoria 5 Stelle sul servizio pubblico”

da: Corriere della Sera

Forse anch'io, come Lucia Annunziata, «ho sbagliato a capire», ma l'intervista che Roberto Fico del Movimento 5 Stelle ha rilasciato alla conduttrice di «1/2 ora» era molto interessante (Raitre, domenica, ore 1430). Intanto perché era la prima intervista dopo il corso accelerato di «public speaking» che Grillo e Casaleggio hanno fatto ad alcuni dei loro adepti, e poi perché molte cose erano degne di approfondimento (che purtroppo non c'è stato). 

La prima regola dei grillini, se non «ho sbagliato a capire» (come si dice in annunziatese), è che partecipano solo a programmi «dove escono fuori i contenuti». Che è uno di quei problemi epistemologici di non facile soluzione: esiste un contenuto senza forma? E la forma può essere identificata in un genere? Fico ha confermato di essere candidato alla Presidenza della Commissione Bicamerale di Vigilanza Rai, perché laureato in «Scienze della comunicazione» indirizzo «comunicazioni di massa». Ottimo.

Sarebbe però stato interessante sapere con chi si è laureato e su che testi perché quando ha cominciato a esporre la sua teoria sul Servizio pubblico è parso un po' fragile. Le solite cose: la Rai deve essere tolta al controllo dei partiti e «restituita ai cittadini» (cosa vuol dire?), la Rai deve essere considerata
un bene comune, come l'acqua (ma questa è una concezione antiquata, quando le risorse erano scarse), bisogna creare un Consiglio degli Audiovisivi, che a sua volta controlli il Cda della Rai. Giusto. 

Ma la prima cosa da fare non sarebbe quella di abolire l'esecrabile istituto della Vigilanza Rai? Forse «ho sbagliato a capire», ma se la «tv è morta» (quale tv?) cosa significa collegare la Rai alla rete Internet? Si pensa a una forma moderna di convergenza o a cos'altro? E quando, infine, si ripete la frase «la Gabanelli poteva alzare il telefono» non si ripete il più frustro luogo comune dei politici che tentano di difendersi?

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