mercoledì 19 giugno 2013

Serge Latouche: Limite /6

Il paradosso di una cultura dell’illimitatezza

Nel mio libro L’occidentalizzazione del mondo, l’Occidente veniva identificato con un paradigma deterritorializzato connotato da un lato dalla credenza, inaudita a livello del cosmo e delle culture, di un tempo cumulativo e lineare e dall’attribuzione all’uomo della missione di dominare totalmente la natura, e dall’altro dalla fede nella ragione calcolatrice rispetto all’organizzazione dell’azione umana. 
La codificazione in nove elementi proposta da Johan Galtung illustra ottimamente lo schema paradigmatico della cultura occidentale: «Tratti caratteristici della cosmologia sociale occidentale: i) concezione occidentale dello spazio, centralistica e universalistica; 2) concezione di un tempo lineare centrato sul presente; 3) concezione piuttosto analitica che olistica dell’epistemologia; 4) concezione delle relazioni umane in termini di dominio. Tratti caratteristici della struttura sociale occidentale: 5) divisione del lavoro verticale e centralizzata; 6) condizionamento della Periferia da parte del Centro; 7) emarginazione: divisione sociale tra dentro e fuori; 8) frammentazione: atomizzazione degli individui all’interno dei gruppi; 9) segmentazione: scissione all’interno degli individui».

Il tratto dominante che esce da questo quadro è l’illimitatezza, che come abbiamo visto caratterizza la modernità. Per quanto sia paradossale parlare di una cultura dell’illimitatezza, perché ogni cultura si definisce in base ai suoi limiti, è incontestabile che nel mondo occidentale contemporaneo l’economia rappresenti un insieme di valori condivisi e si sostituisca alle credenze o «religioni» precedenti. Con la globalizzazione, l’economia diventa addirittura una nuova «cattolicità» (katholikós, «universale»). Tuttavia, l’imperialismo economico concreto e l’imperialismo dell’economia nell’immaginario hanno ridotto la cultura  a folklore e l’hanno relegata nei musei.

[..] Ci si scontra con il paradosso conosciuto con il nome di teorema  di Gödel. L’insieme di tutti gli insiemi non è un insieme. Non c’è una cultura di tutte le culture. Perché una cultura esista, bisogna che ce ne siano almeno due. Il pluralismo delle culture è una condizione della loro esistenza. Si può toccare con mano che l’imperialismo culturale occidentale porta il più delle volte a sostituire alla ricchezza antica soltanto un tragico vuoto. Si è parlato a giusto titolo, a proposito del Sud, di una «cultura del vuoto». Tuttavia, la deculturalizzazione ha come unico limite l’esplosione. Il vuoto di una modernità bastarda e disincantata è pronto a nutrire i progetti più deliranti. Accade che, in mancanza di uno spazio e di un riconoscimento, l’aspirazione culturale frustrata si ripresenti continuamente, ma il più delle volte in forma esplosiva, pericolosa o violenta, o assumendo le connotazioni più perniciose. 

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