venerdì 21 giugno 2013

Media: Wi-fi, le regole delle connessioni nel mondo

da: Lettera 43

Wi-fi, le regole delle connessioni nel mondo
In Ue accessi regolati dalle norme anti-terrorismo. Come in Italia. Ma la tecnologia va più veloce. E aggira tutti i divieti.
di Guido Mariani

Tra gli slogan dell’estate italiana compare da qualche giorno anche «wi-fi libero».
Frutto del decreto del fare varato sabato 15 giugno dal governo di Enrico Letta, che tra le altre cose ha rilanciato l’agenda digitale, con l’idea di fondo di fare «come nel resto del mondo».
In realtà a livello internazionale, le norme che disciplinano il wi-fi e l’accesso libero alla Rete sono spesso molto diverse tra loro, ma soprattutto sono rigide e quasi sempre caotiche ai limiti dell’applicabilità.
Il quadro legislativo, più o meno dappertutto, sembra offrire solo un indirizzo generico di comportamento che non sempre viene rispettato nei fatti, anche perché l’innovazione tecnologia è infinitamente più veloce delle norme che vorrebbero disciplinarla.

LA CORNICE DELL'UE. Nell’Unione europea ogni Paese decide per sé,
ma è in vigore la direttiva 2006/24/Ec riguardante la «conservazione di dati generati o trattati nell’ambito della fornitura di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico o di reti pubbliche di comunicazione».
In breve, la direttiva obbliga gli Stati membri ad adottare misure per garantire che le informazioni relative a chi utilizza la Rete siano trasmesse alle autorità nazionali competenti (e solo a loro) in casi specifici e conformemente alle normative nazionali.
Da un lato, insomma, ci si preoccupa per la privacy di chi naviga e dall’altro si concede la possibilità alle autorità di richiedere dati riservati nel caso in cui questi siano essenziali per perseguire un reato.
I DISSIDENTI SVEDESI. E mentre tutti i Paesi dell'Ue si sono adeguati, scegliendo in che misura privilegiare l’accesso libero al wi-fi o il controllo delle autorità, in Svezia il provvedimento ha incontrato una forte opposizione, poiché alcuni suoi provvedimenti erano apparentemente in contrasto con la legge nazionale.
Tanto che il 30 maggio è intervenuta la Corte di giustizia dell’Ue che ha condannato Stoccolma a pagare una multa simbolica di 3 milioni di euro per la tardiva trasposizione della direttiva.
La Svezia, d’altronde, è il Paese dove nel 2006 il sito internet Pirate Bay diede origine a un partito politico di sedicenti pirati informatici che incitavano i cittadini a tenere non criptate le loro reti wireless per consentire a tutti di connettersi liberamente

Gran Bretagna, dati memorizzati e provider colpevole
In Gran Bretagna si intrecciano diverse leggi. Oltre alla direttiva europea, recepita nel 2009 con il pacchetto di leggi Data retention regulations, esiste il codice Code of practice for voluntary retention of communications data del 2004, entrato in vigore in applicazione della normativa anti-terrorismo del 2001.
Prevede che chi offre servizi internet o collegamenti wi-fi debba conservare per 12 mesi i dati che si riferiscono alla fonte della comunicazione e al tipo di comunicazione usata. Per ogni connessione vanno quindi registrati lo user id (cioè il codice utilizzato per accedere), l’indirizzo Ip assegnato, gli orari di collegamento e fine connessione e la tipologia di servizio (traffico dati, web, voce).
RESPONSABILITÀ CONDIVISA. Il Digital economy act del 2010 impone invece sanzioni per chi scarica illegalmente file protetti da copyright, punendo eventualmente anche chi ha fornito la connessione web.
Stando alla norma, se un utente scaricasse file illecitamente da una connessione wireless offerta da un’università, le autorità potrebbero imporre la chiusura del servizio.
Nella pratica, la legge è servita per bloccare siti pirata che davano la possibilità di scaricare o vedere film in streaming, ma non ha toccato le connessioni wi-fi.

Francia, si risale al nominativo di chi si è connesso
In Francia secondo le norme dell’Autorità delle telecomunicazioni, le reti wi-fi possono essere installate liberamente se sono private, oppure dopo una semplice dichiarazione se pubbliche, ammesso che rispettino determinate caratteristiche tecniche.
Le specifiche sono delineate delle leggi anti-terrorismo varate a gennaio 2006 e confermate a dicembre 2012 dal presidente François Hollande.
Le imposizioni prevedono che i Wireless internet service provider - coloro che forniscono l'allaccio - devono conservare per un anno l’elenco delle connessioni, consentendo nei limiti del possibile di risalire agli utenti in modo nominativo.
La legge consente anche, in modo non dissimile dal caso che tanto scalpore ha suscitato negli Usa, il controllo di telefonate e traffico web.
LA TUTELA DEL COPYRIGHT. Il Paese ha anche una delle leggi più severe in assoluto sulla tutela del copyright che ha istituito la Hadopi, acronimo per Alta autorità per la diffusione delle opere e la protezione dei diritti d’autore su internet.
La normativa prevede, dopo ripetute violazioni, multe salate e la disconnessione forzata dal web, e ritiene corresponsabili delle violazioni gli intermediari che mettono a disposizione gli accessi gratuiti a internet.
Chi fornisce la connessione wireless avrebbe dunque il dovere di impedire l’accesso a siti che diffondono illecitamente opere coperte da copyright.
La complessità della norma l’ha, però, resa oggetto di numerosi ricorsi e sostanzialmente inapplicata. Il 13 maggio una commissione governativa ha constatato come il provvedimento sia di fatto lettera morta e vada rivisto, suggerendo tuttavia imposte per smartphone e tablet a favore dei diritti d’autore.
Berlino consente di controllare le comunicazioni con software spia
Non diversamente dagli altri Paesi, la Germania ha una severa norma anti-terrorismo che dà ampi poteri di sorveglianza.
La legge è stata rinvigorita ulteriormente nel 2008 per renderla più efficace riguardo alle comunicazioni web. In alcuni casi è anche prevista e autorizzata l’installazione di software spia (tecnicamente un trojan oremote forensic software) per intercettare le comunicazioni di individui sospetti o pericolosi.
In base a queste norme nel 2008, Ibrahim Rashid, un immigrato curdo è stato arrestato per aver diffuso propaganda pro al Qaeda sul web.
L’intrusività della norma è però oggi sotto esame. A gennaio il ministro della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger ha istituito una commissione, le cui valutazioni dovrebbero essere rese note in estate, per misurare l’impatto sulla privacy di queste regole e la reale necessità di questi provvedimenti.
WI-FI SOLO CRIPTATO. Per quanto riguarda l’utilizzo di reti wi-fi, fa testo una sentenza di maggio 2010 del tribunale di Berlino: ha stabilito che l’utente internet ha il dovere di criptare la propria rete wireless per prevenire attività illegali di terze parti.
Il titolare del collegamento è responsabile della violazione e viene multato, ma non può essere ritenuto correo della specifica attività illegale perpetrata dall’intruso.

Spagna, registrazione obbligatoria ma connessioni pubbliche gratuite
In Spagna più di 500 tra Comuni e amministrazioni pubbliche sono autorizzate dalla Comisión del mercado de las telecomunicaciones (Commissione del mercato delle telecomunicazioni) a fornire wi-fi ai cittadini, spesso in maniera gratuita.
La Commissione stabilisce i parametri del servizio e impone alcune regole base di registrazione.
La sorveglianza sulle attività web è alta, come ha dimostrato l’arresto a Barcellona, il12 giugno, di un gruppo di cinque tunisini che utilizzavano internet a scopo di propaganda terroristica.
SI PUNISCE IL GESTORE. È molto severa, ma solo sulla carta, la legge approvata nel 2011 per la protezione del copyright, la legge Sinde, dal nome dell’ex ministro della cultura Ángeles González-Sinde.
Non dissimilmente dal caso francese, anche qui viene segnalata la responsabilità di chi carica o scarica materiale protetto da diritti sul web e la responsabilità di chi si fa da tramite per questa attività, quindi il gestore della rete o il titolare della connessione wi-fi.

Stati Uniti, ognuno fa per sé
Negli Stati Uniti, dove è scoppiato il caso per il programma Prism e gli interventi di sorveglianza della National security agency anche sul traffico web, le reti wi-fi sono diffusissime, ma chi le installa e le utilizza deve rispettare delle regole che variano da Stato a Stato.
Nel 2007 in Michigan un uomo fu multato perché si era connesso alla rete wi-fi di un bar non dal locale, ma dalla sua macchina.
In alcuni Stati la legge impone all’utente di utilizzare password per prevenire usi fraudolenti e anonimi della Rete.
GOOGLE MULTATO PER STREET VIEW.Va ricordato anche come Google nel 2013 ha pagato una multa di 7 milioni di dollari perché, nel corso della mappatura fotografica necessaria al programma Street view ha raccolto dal 2007 al 2010 i dati delle reti wireless private che intercettava lungo il percorso.
I problemi di fondo, insomma, restano quasi ovunque nel mondo. Sulle reti wi-fi il grande orecchio spesso può essere quello di un privato e non dei governi.  E le leggi si troveranno sempre a inseguire, spesso con ritardi di anni, le innovazioni tecnologiche.

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