mercoledì 3 aprile 2013

Debiti dello Stato verso le imprese: decreto di sblocco con anticipazione aumento Irpef


da: la Repubblica

Crediti imprese, ecco il decreto.Spunta l'aumento dell'Irpef
Anche il Movimento 5 Stelle firma la risoluzione bipartisan. Oggi il consiglio dei Ministri. Sul tavolo anche il nodo esodati, il rinvio della Tares e il congelamento dell'aumento dell'Iva 
di Roberto Petrini

Oggi il governo Monti in prorogatio vara il decreto per sbloccare i 40 miliardi di debiti che lo Stato deve alle imprese. Ieri Camera e Senato hanno approvato la Risoluzione che aggiorna il Documento di economia e finanza (il Def) e che apre gli spazi nei conti pubblici per l'operazione: quest'anno arriveranno alle imprese circa 20 miliardi, per buona parte si tratta di risorse per investimenti (circa 7 miliardi), non ancora contabilizzati e che saranno finanziati portando il deficit-Pil del 2013 al 2,9 per cento con un aumento dello 0,5 per cento dal 2,4 al quale è salito per la recessione. L'altra tranche arriverà il prossimo anno e sarà di 20 miliardi. In tutto si tratta di un maxi pagamento di 19 miliardi da parte dei Comuni, di 14 dalle Asl e di 7 dallo Stato centrale. "Il 2,9 per cento è una soglia invalicabile", ha avvertito il ministro dell'Economia Vittorio Grilli. Si rischia tuttavia un nuovo rincaro di tasse: si aprirebbe la strada all'aumento dell'addizionale Irper regionale fin da quest'anno invece che dal 2014.

Sul piano politico il fatto nuovo è il voto unitario della risoluzione da parte di Camera e Senato dove è confluito il via libera anche del Movimento 5 Stelle. La legittimazione da parte del Parlamento, oltre alla proroga del mandato concessa
di fatto dal Quirinale, consentirà oggi al governo di approvare il decreto legge con le modalità operative: saranno coinvolte circa 215 mila imprese che secondo un calcolo di Unimpresa vantano un credito medio di 422 mila euro. 
Tra le novità che si profilano, sanzioni per le amministrazioni inadempienti; prevista inoltre la possibilità di compensare i crediti con i debiti fiscali o previdenziali; infine la priorità, come hanno insistito i "grillini", andrà comunque ai crediti non ceduti alle banche per privilegiare il sistema delle imprese.

La sorpresa amara, come accennato, potrebbe tuttavia essere riservata dal testo finale del provvedimento del governo: secondo le bozze circolate ieri, l'aumento opzionale dell'Irpef regionale sarebbe anticipato a quest'anno rispetto al 2014 previsto dal decreto sul federalismo fiscale, fino ad un massimo dello 0,6 per cento, portando l'attuale tetto dell'1,73 dell'aliquota massima al 2,33 per cento. Se fosse applicato da tutte le Regioni l'aumento medio sarebbe, secondo la Uil Servizio politiche territoriali, di 138 euro medi a contribuente.

Tornando ai 40 miliardi, nel pacchetto dello 0,5 per cento del Pil, pari a 7,8 miliardi per quest'anno, ci sono anche 800 milioni destinati a nuovi investimenti. "E' una mini golden rule che apre la porta allo scomputo dai parametri di Maastricht", ha spiegato Marco Causi (Pd) relatore al Def. Si tratta infatti di 800 milioni che andranno al cofinanziamento dei fondi strutturali Ue e che dunque attiveranno circa 1,5-1,6 miliardi.

L'attività delle Commissioni speciali della Camera e del Senato non si ferma. Sul tavolo ci sono la questione degli esodati, la Tares (per la quale si parla solo di un parziale rinvio) e con tutta probabilità il congelamento dell'aumento dell'Iva. In particolare su Tares ed esodati si fa sentire il pressing del Pd e dei sindaci che oggi incontrano il governo. "La questione degli esodati va risolta, servono altre risorse e si rischia la manovra", dice il vicepresidente della Commissione speciale della Camera Pierpaolo Baretta (Pd), tanto più che ieri i dati del fabbisogno di marzo segnalano un peggioramento di 3,5 miliardi rispetto ad un anno prima. Gli esodati  -  persone senza lavoro e senza stipendio che in base alle Legge di Stabilità 2013 dovrebbero essere salvaguardate - sono circa 10 mila: secondo il governo in proroga tuttavia dal conteggio dovrebbero uscire tutti coloro che hanno guadagnato dal momento delle dimissioni dall'azienda alla fine 2012 la somma di 7.500 euro lordi all'anno (una cifra assai modesta che ridurrebbe la platea dei salvaguardati a sole 7.000 unità). L'interpretazione del Parlamento è invece che restino fuori dal salvataggio soltanto coloro che nell'ultimo mese dello scorso anno abbiano potuto beneficiare di un reddito alternativo.

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