da: Milano e Finanza
Rai
e Mediaset fuori dall’asta tv
Così
i criteri di assegnazione delle frequenze digitali vengono capovolti rispetto
al beauty contest. Domani la palla passa all’Agcom
di Roberto
Sommella
Rai e Mediaset escluse dalla gara di
assegnazione delle frequenze tv. E’ questo il suggerimento della Commissione
europea, che ha steso un parere, rivelato a MF-Milano Finanza, sulla bozza del
provvedimento che l’Autorità per le comunicazioni sta predisponendo per la gara
commerciale sui Megahertz del sistema digitale terrestre. L’indiscrezione
clamorosa rischia di capovolgere lo schieramento di partenza dei vari
contendenti (soggetti già operanti sulla piattaforma digitale, televisioni
analogiche storiche, nuovi entranti) per i multiplex (mux) che l’esecutivo
Monti conta di assegnare nel prossimo anno, rispetto a quello previsto dal
vecchio beauty contest del governo Berlusconi. Nella prima versione dell’assegnazione
delle frequenze, infatti, sconfessata a inizio anno da Palazzo Chigi, il beauty
contest prevedeva l’assegnazione gratuita delle frequenze a tutti gli
operatori: in ballo c’erano Rai, Mediaset, Telecom Italia, l’Espresso e tutti i
soggetti che sarebbero voluti entrare nella nuova piattaforma televisiva, come
per esempio Sky, che però annunciò di uscire dalla contesa perché non convinta
dei criteri messi a punto dal ministro dello Sviluppo dell’epoca, Paolo Romani.
Ora la bozza di provvedimento, che dovrà comunque essere messa in consultazione
pubblica alla fine di novembre dopo una riunione prevista per domani all’Agcom,
mette un tetto al numero di multiplex (sistemi di canali) che i futuri
concorrenti potranno possedere: chi ne ha
cinque non potrà partecipare alla
gara. Si dà il caso che sia Rai che Mediaset sono già a quota cinque mux,
avendo viale Mazzini cinque multiplex digitali e Cologno Monzese quattro
multiplex più un mux in tecnica Dvbh, quella che sarebbe dovuta servire al
videotelefonino (che non ha mai preso piede in Italia) e che può essere
convertita in digitale (Dvbt). Stante questo limite, che se confermato potrebbe
essere impugnato dai due colossi dell’etere italiano di fronte al Tar, i
protagonisti del duopolio rimarrebbero a bocca asciutta, mentre tutti gli
altri, da Prima Tv a NewsCorp passando per Telecom e gruppo Espresso, potranno
partecipare all’asta.
L’asta, che è destinata a creare scompiglio
nel già febbrile mondo della televisione, scosso dai possibili accordi esteri
per Mediaset Premium e dai probabili rafforzamenti dell’alleanza Sky-Espresso,
prevederebbe un valore di circa 20 milioni di euro di base d’asta per il lotto
delle frequenze (si tratta di tre mux) che fanno coprire più del 95% del
territorio e che garantiscono un diritto d’uso fino a dicembre 2017. Dovrebbe
essere prevista una partenza più consistente, intorno ai 50 milioni, per i
Megahertz che danno copertura fino all’85% del territorio ma che permettono la
fruizione dei diritti d’uso fino al dicembre del 2032 (anche in questo caso tre
mux). L’incasso previsto per lo Stato potrebbe aggirarsi intorno a 500 milioni
di euro ma dovrebbe tenersi lontano dal miliardo precedentemente stimato da
Mediobanca e da quanto incassato dall’Erario tramite la vendita delle frequenze
telefoniche (4 miliardi).
Nel concreto, il presidente dell’Agcom,
Angelo Marcello Cardani, e i suoi quattro colleghi di collegio dovranno
decidere se assecondare queste indicazioni procedurali dell’Ue o ribaltarne le
finalità. Da domani la guerra sulle tv si fa quindi più infuocata.
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