martedì 3 aprile 2012

Il paese reale: Istat, disoccupazione giovanile al 31,9%



Istat, disoccupazione giovanile al 31,9%. Napolitano “spinge” la riforma Fornero

Per la fascia d'età fino a 24 anni è il dato peggiore dal 1992. In Italia ci sono 2 milioni 354 mila disoccupati, nell'area euro il tasso supera il 10 per cento. Il Pdl attacca la Cgil sull'articolo 18, il Pd ricorda al centrodestra le responsabilità del governo Berlusconi. Il presidente della Repubblica interviene da Amman: "Va aiutata la crescita"

Cresce la disoccupazione in Italia, e colpisce soprattutto le donne e i giovani. Intanto collassano le immatricolazioni di auto Fiat, mai così basse nel mese di marzo dal lontano 1980: meno 35 per cento rispetto al marzo 2011. Mentre Luca Paolazzi, direttore del Centro studi di Confindustria afferma ai microfoni di Sky Tg24 che per l’economia italiana il peggio deve ancora arrivare.

Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni a febbraio è salito al 31,9%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua. Lo rileva l’Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie, aggiungendo che è il tasso più alto da gennaio 2004. Guardando al quarto trimestre del 2011, la disoccupazione nella fascia tra i 15 e 24 anni sale alla soglia del 32,6%. Si tratta del dato peggiore dal 1992, cioè dall’inizio delle serie storiche dell’Istat. In termini generali, per il mercato del lavoro non è certamente un buon periodo: il tasso di disoccupazione generale a febbraio è al 9,3%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su gennaio e di 1,2 punti su base annua.

Complessivamente nel nostro paese a febbraio c’erano 2 milioni e 354mila disoccupati, Gli occupati sono invece
22 milioni e 918mila, in diminuzione dello 0,1% (-29 mila unità) rispetto a gennaio. Il calo riguarda la sola componente femminile che rispetto a gennaio segna un saldo negativo di 44mila unità. Il tasso di occupazione si attesta al 56,9%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e in aumento 0,1 punti in termini tendenziali.

Non va meglio nell’area Euro. Il tasso di disoccupazione nella Ue-17 nel mese di febbraio 2012 è salito al 10,8% rispetto al 10,7% di gennaio. E’ quanto viene rilevato dai dati Eurostat. Era al 10% nel febbraio 2011. Nella Ue-27, il tasso è salito al 10,2% rispetto al 10,1% di gennaio, mentre nel mese di febbraio 2011 era al 9,5%. Tra gli Stati membri, la disoccupazione più alta si registra sempre in Spagna (23,6%). Segue la Grecia con il 21% (dicembre 2011), mentre l’Irlanda è al 14,7% e il Portogallo al 15%. L’Italia resta, magra consolazione, sotto la media Ue.

LE REAZIONI. ”Domani sera vedrò lo stato dell’arte perché il presidente del Consiglio doveva esaminare il progetto preparato dal ministro Elsa Fornero e da altri membri del governo, e vedrà se è pronto per sottoporlo alla mia firma”, ha detto ai giornalisti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita in Giordania. Facendo filtrare in modo informale il suo sostegno alla riforma che dovrebbe “aiutare la crescita”.

Il Pdl attacca la Cgil, “colpevole” di fare muro sulle riforme, in particolare sulle modifiche all’articolo 18. “Nei giorni più difficili per il Paese, il segretario della Cgil Susanna Camusso parla alla radio esaltando lo strumento dello sciopero”, afferma Isabella Bertolini, vicecapogruppo alla Camera. “Ai propri iscritti dovrebbe invece spiegare la necessità di un confronto fattivo tra le parti, libero da quei diktat che sono tanto cari al sindacato della sinistra”. Secondo Bertolini, “se un giovane su tre è senza lavoro e il tasso di disoccupazione è ogni giorno più elevato, la responsabilità è anche di chi, negli anni, ha difeso posizioni indifendibili”. Nel mercato del lavoro servono “regole nuove”, e la riforma proposta dal governo “vuole coniugare flessibilità e tutela dei lavoratori”.

La Cgil la vede diversamente: “Per il governo dovrebbe essere evidente che il problema è fermare i licenziamenti e non facilitarli”, sostiene in una nota il segretario confederale Fulvio Fammoni. “Giovani, donne e Mezzogiorno sono le emergenze nazionali”, aggiunge, e “i dati, già così gravi, sarebbero ancora peggiori se non ci fosse la cassa integrazione, con più di 3 milioni di disoccupati”.

Me gli attacchi viaggiano anche in senso opposto, con il Pd che ricorda al centrodestra le responsabilità di governo avute negli ultimi anni. ”Stupiscono quelli che oggi s istupiscono davanti ai sempre più gravi dati dell’Istat sulla disoccupazione giovanile e che fino a pochi mesi fa, proprio nell’epoca a cui i dati si riferiscono, ricoprivano importanti incarichi di governo di viceministro come Castelli o, addirittura, di ministro del Lavoro, come Sacconi”, afferma la senatrice del Pd Rita Ghedini, componente della Commissione lavoro, che poi aggiunge: “Era inevitabile che una crisi così lunga – e così a lungo negata – avrebbe fatto aumentare drammaticamente la disoccupazione, esasperando il dato di quella giovanile che da tempo costituisce il punto dolente del nostro mercato del lavoro”.

Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro parla invece di “un paese immaginario che si vuol far credere ogni giorno con la stampa di regime, dove tutto va bene. E invece aumenta la disoccupazione, chiudono le fabbriche, il futuro è ancora più nero”. Secondo Di Pietro, intervistato dal Tg3, “le priorità del governo Monti non sono quelle dei cittadini. Forse, invece di toccare i pensionati e gli stipendi, si poteva mettere la patrimoniale”.

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