martedì 3 aprile 2012


da: Il Sole 24 ore

Imu, l'acconto di giugno si pagherà con l'aliquota base
di Cristiano dell’Oste

Le aliquote dell'Imu cambieranno ancora. E non solo in virtù delle decisioni prese dai singoli municipi, ma anche in base ai conteggi perfezionati a Roma, tra via XX Settembre e Palazzo Chigi. Secondo l'ultimo pacchetto di correzioni al decreto fiscale, entro il prossimo 31 luglio – su proposta del ministero dell'Economia – sarà emanato un decreto della presidenza del Consiglio che conterrà la «modifica delle aliquote, delle relative variazioni e della detrazione».
In pratica, una volta verificato il gettito dell'acconto – che dovrà essere pagato entro il 18 giugno sulla base delle attuali aliquote nazionali – il Governo potrà ritoccare i parametri generali dell'imposta, così da garantire comunque alle casse pubbliche i 21,4 miliardi di euro di introiti attesi per il 2012. Il saldo dell'Imu, infatti, dovrà essere pagato a dicembre secondo le nuove aliquote. Che saranno sì decise dai Comuni, ma nell'ambito della nuova cornice delineata a livello nazionale.
Il subemendamento firmato ieri sera a nome del Governo dai senatori Mario Baldassarri (Fli) e Antonio Azzollini (Pdl) – relatori per la conversione del Dl 16/2012 – prende atto del fatto che il gettito dell'Imu in questo momento è molto difficile da stimare. Vuoi per l'impossibilità di conoscere gli introiti derivanti dagli immobili rurali, che non sono mai stati tassati e in molti casi sono ancora accatastati come terreni. Vuoi per la difficoltà di calcolare quante saranno le abitazioni principali, che ai tempi dell'Ici erano 19,7 milioni e che con l'Imu sono sicuramente destinate a scendere di numero (la nuova definizione di legge esclude, ad esempio, tutte le case concesse in uso gratuito ai parenti).
Per uscire da questa situazione di incertezza, viene delineato un meccanismo scaglionato nel tempo.
Entro il 18 giugno i contribuenti verseranno l'acconto dell'Imu, che sarà pari al 50% dell'imposta dovuta e andrà calcolato con le aliquote e gli sconti definiti dal decreto salva-Italia: 4 per mille sulla prima casa e 7,6 per mille sugli altri immobili (si veda anche l'articolo alla pagina seguente). Poi, entro il mese di luglio, il ministero dell'Economia verificherà il gettito e detterà le correzioni del caso. Correzioni che potranno riguardare il livello delle aliquote nazionali, ma anche – pare di capire – i margini di manovra comunali (oggi i sindaci possono far salire o scendere del 3 per mille l'aliquota ordinaria e del 2 per mille quella sulla prima casa). Inoltre, potrebbe cambiare anche la detrazione di 200 euro riconosciuta sull'abitazione principale, così come quella aggiuntiva di 50 euro oggi prevista per ogni figlio di età non superiore a 26 anni che abiti nella stessa casa.
Nel frattempo, entro il 30 giugno i Comuni approveranno il preventivo, iscrivendo in bilancio il gettito Imu così come stimato dal dipartimento delle Finanze. Dopodiché, entro il 30 settembre, sulla base dei dati aggiornati, potranno «approvare o modificare il regolamento e la deliberazione relativa alle aliquote e alla detrazione del tributo». I sindaci, quindi, potranno aspettare il provvedimento del Governo prima di mettere nero su bianco le aliquote locali, che comunque saranno "usate" dai contribuenti solo per il versamento del saldo (in scadenza il 17 dicembre). Il testo precisa anche che i Comuni non potranno pretendere dallo Stato la differenza tra il gettito Imu stimato dalle Finanze e quello effettivo. Piuttosto, questo gettito "convenzionale" sarà rivisto insieme agli accertamenti relativi al fondo di riequilibrio e ai trasferimenti erariali, così come previsto dall'accordo Conferenza Stato-città e autonomie locali del 1° marzo 2012.

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