La garanzia del leghista Boni
«L'architetto è uomo nostro»
Un indagato: «Mazzette nelle custodie dei cd»
Il problema, nel mondo dei politici e dei loro professionisti di riferimento
nell'urbanistica degli enti locali, alla fine è sempre e solo uno: riconoscere
chi è dei «nostri». E così quando Marco Paoletti, cioè il leghista ex assessore
comunale di Cassano d'Adda e poi consigliere della Provincia di Milano, vede
spopolare per ogni progetto e per qualunque incarico l'architetto Michele
Ugliola, sapendolo vicino al Pdl ha subito il riflesso classico e cerca lumi
nel suo partito: ma davvero Ugliola è dei «nostri»? Sì che lo è, lo rassicurano
prima il big leghista Davide Boni e il capo della sua segreteria Dario Ghezzi
in un incontro, e poi - a detta sempre di Paoletti - in un secondo incontro il
solo Ghezzi.
Garanzie di «padanità» d'area circa Ugliola, agli occhi degli imprenditori che sborsavano soldi, secondo la
prospettazione dell'accusa sarebbero arrivate anche dal rapporto con
un'avvocatessa brianzola amica di vecchia data dell'architetto
acchiappa-incarichi e come lui innamorata dell'Egitto (dove hanno entrambi casa
seppure in due località diverse), Monica Casiraghi, ex vicesindaco leghista di
Lissone, candidata nel 2006 al Senato per il Carroccio e moglie di un ex pm
della Procura di Monza poi passato a lavorare presso l'Ispettorato del
ministero della Giustizia: nella permanente copertura di molti dei verbali con
omissis , si comprende solo che è coindagata per l'ipotesi di corruzione
insieme a Ugliola e all'imprenditore veneto Francesco Monastero, non anche
quale sia l'esatta sua condotta che al momento l'accomuna alla sorte
giudiziaria degli altri due.
Fatto sta che anche da questa figura, come
dagli incontri con Boni e Ghezzi messi a verbale da Paoletti, i pm Alfredo
Robledo e Paolo Filippini traggono elementi per ritenere fondata, e non frutto
solo di millanterie (che pure non devono essere mancate nel disinvolto rapporto
tra l'architetto plurindagato e gli imprenditori che gli affidavano soldi con
la prospettiva di dover oliare alcuni ingranaggi in Regione), le dichiarazioni
di Ugliola più pesanti: e cioè quelle di aver consegnato due volte a Ghezzi in
contanti complessivamente circa 300.000 euro, destinati all'allora assessore
regionale all'Urbanistica e attuale presidente leghista del consiglio regionale
lombardo, e provenienti a dire di Ugliola in parte da stanziamenti
dell'immobiliarista Luigi Zunino in relazione ai progetti di Santa Giulia a
Milano ed ex area Falck a Sesto San Giovanni, e in parte da Monastero per il
piano di un centro commerciale in provincia di Pavia. Soldi che il cognato di
Ugliola, Leuci, dice di aver contribuito a raggranellare e che, pur non avendo
visto consegnare, di sponda sostiene siano stati in un'occasione nascosti
dentro custodie di cd al posto delle più tradizionali buste.
Interpellati dal Corriere, mentre lo
studio legale di Casiraghi riferisce che l'avvocato per impegni professionali
fittissimi non è disponibile a essere rintracciata entro la serata di ieri,
Monastero smentisce tutte le accuse e anzi
contrattacca: «Ugliola usa noi e ci accusa per tirarsi fuori dai suoi guai». L'imprenditore spiega di avergli «fatto causa in sede civile per avere la restituzione di parte dei soldi» anticipatigli per incarichi «che parzialmente non ha eseguito, e lo possono dimostrare molti testimoni»; e aggiunge che il progetto pavese è rimasto fermo, al punto che «la pratica per il centro nel Comune di Albuzzano a un certo momento è sparita, dicono che l'hanno persa, e allora ho fatto una denuncia alla Procura di Pavia. Altro che favori».
contrattacca: «Ugliola usa noi e ci accusa per tirarsi fuori dai suoi guai». L'imprenditore spiega di avergli «fatto causa in sede civile per avere la restituzione di parte dei soldi» anticipatigli per incarichi «che parzialmente non ha eseguito, e lo possono dimostrare molti testimoni»; e aggiunge che il progetto pavese è rimasto fermo, al punto che «la pratica per il centro nel Comune di Albuzzano a un certo momento è sparita, dicono che l'hanno persa, e allora ho fatto una denuncia alla Procura di Pavia. Altro che favori».
Pur con tutte le incognite degli
interrogatori segretati, sembra confermarsi anche che il milione di euro sia
dimensione non dei soldi effettivamente consegnati secondo l'accusatore
Ugliola, ma degli accordi che a parole Ugliola dice di aver preso con
imprenditori e politici per futuribili tangenti (una quindicina gli indagati
tra i vecchi e i nuovi). Così come al momento non risultano effettive
destinazioni di tangenti, o un loro diretto utilizzo, per la Lega in quanto
partito. Per ora il riferimento più vicino riguarda un filo dei 20.000 euro che
l'assessore leghista a Cassano, Paoletti, ammette di aver sbagliato ad
accettare nella busta datagli da Ugliola. Con quei soldi Paoletti espone a
Ghezzi il desiderio di partecipare a una campagna elettorale di Boni, ma Ghezzi
avrebbe declinato il proposito, chiedendo a Paoletti di concentrarsi sulla raccolta
di voti alle elezioni e per il resto confermandogli invece che ai soldi avrebbe
continuato a pensare Ugliola: così, non più di un migliaio di euro sarebbe
andato in rimborsi di spese del partito.
In Procura sembrano più interessati alle
analogie che le ultime indagini, da Nicoli Cristiani a Ponzoni e ora Boni,
suggerirebbero: in particolare su un doppio livello di spesa che, in un ambito
politico marcato da Pdl-Lega, gli imprenditori avrebbero affrontato in parte
pagando esponenti politici per avere garanzie sui via libera politici ai
progetti, e in parte remunerando altri politici ma allo scopo di garantirsi
l'aiuto dei tecnici non meno cruciali per l'iter poi di una pratica
urbanistica.
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella
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