da: la Repubblica
Ior,
operazione trasparenza non sarà più banca centrale la rivoluzione di Francesco
Dopo
70 anni di potere l’istituto “degradato” al solo ruolo di fornitore di servizi
finanziari ai cattolici mentre viene ripristinata, con le nuove regole dettate
dal Papa, la funzione originaria dell’Apsa prevista dal Concordato
di Orazio
La Rocca
Riformare le istituzioni finanziarie
pontificie, a partire dallo Ior (Istituto per le opere di religione), la banca
vaticana, ritornando allo spirito originario del Concordato del 1929. Sembra un
paradosso, ma è così. Il primo importante obiettivo centrato dalla rivoluzione
finanziaria di papa Francesco durante il suo primo anno di pontificato è stata
la riconsegna dell'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica),
attualmente presieduta dal cardinale Domenico Calcagno, all'originario ruolo di
Banca Centrale della Santa Sede,
così come era stato stabilito negli accordi
pattizi stipulati 85 anni fa tra Italia e Vaticano. R uolo in seguito svolto
sostanzialmente dallo Ior, che fu fondato da papa Pio XII nel 1942, 13 anni
dopo la firma del Concordato. E con l'Apsa “ridotta” ad amministrare i soli
beni immobiliari di proprietà della Santa Sede, stimabili attualmente sui
diecimila appartamenti distribuiti dentro e fuori l'area vaticana, con
proprietà ubicate anche in Italia e all'estero.
«E' stato quasi naturale ritornare alla
primaria impostazione prevista dai Patti lateranensi, riportando l'Apsa ad
essere la vera banca Centrale vaticana, con funzioni di guida per le politiche
economiche della Santa Sede e di controllo sullo stesso Ior», si apprende
riservatamente dai cardinali che negli ultimi mesi hanno lavorato per ridare un
nuovo assetto agli organismi finanziari del Vaticano. E grazie, quindi
all'applicazione piena del Concordato se all'inizio del mese scorso Bergoglio -
sulla base del lavoro svolto dalla Commissione referente sullo Ior presieduta
dal cardinale salesiano Raffaele Farina - ha potuto annunciare, senza nessun
apparente contraccolpo curiale, che l'Istituto per le opere di religione “non
chiude”, ma che continuerà a 'fornire servizi finanziari specializzati alla
Chiesa cattolica in tutto il mondo' con “criteri di trasparenza e serietà”. Ma
senza essere più la Banca centrale vaticana. Con questo provvedimento, in
definitiva, lo Ior torna ad essere esclusivamente lo “sportello” bancario al
servizio dei dipendenti della Santa Sede, del personale ecclesiastico, dei
diplomatici accreditati e delle congregazioni religiose, sotto la supervisione
della nuova commissione cardinalizia di controllo presieduta dal cardinale
spagnolo Santos Abril y Castellò, che ha preso il posto dell'ex segretario di
Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Fa parte della stessa Commissione anche
il nuovo segretario di Stato Pietro Parolin.
Dallo scorso mese di febbraio, intanto, è
terminata la verifica (screening e analisi antiriciclaggio) dei 18.900 conti
correnti (5.200 di istituzioni cattoliche, 13.700 di persone fisiche) avviata
nel 2011 dall'allora presidente Ettore Gotti Tedeschi (improvvisamente
licenziato lo scorso anno per una serie di dissidi maturati col consiglio di
sovrintendenza e con il segretario di Stato, il cardinale Bertone) e proseguita
dal successore Ernst von Freyberg, con l'aiuto per le verifiche sui conti e
delle analisi anti-riciclaggio garantito dal Promontory Group. All'inizio della
cosiddetta operazione di pulizia, i conti ammontavano a 21.000. Ne sono stati
cancellati oltre 2000, “in gran parte conti vecchi e inattivi”, specificano
allo Ior, dove ammettono però che sono stati individuati anche un certo numero
di “situazioni anomale” segnalate all'Aif (Autorità di informazione
finanziaria) guidata dal nuovo presidente, il vescovo Giorgio Corbellini, e al
promotore di giustizia, per sottoporre i nominativi alle dovute inchieste che
hanno portato alla cancellazione dei conti non in linea con le norme di
antiriciclaggio.
L'obiettivo primario dello Ior - assicurano
alla banca vaticana - è tagliare definitivamente con gli scandali. Senza andare
troppo indietro nel tempo col caso Marcinkus, l'ex presidente coinvolto nel
crac del vecchio banco Ambrosiano, l'ultima vicenda su cui stanno lavorando gli
inquirenti è quella di monsignor Nunzio Scarano, ex funzionario Apsa, accusato
di riciclaggio, al quale nei giorni scorsi si è aggiunto un altro caso legato a
un bonifico da 2,8 milioni di euro su cui la Procura di Roma ha aperto una
inchiesta e che ha portato i pm romani a contestare a un anziano vescovo e a
due laici il reato di riciclaggio. Ed ancora sul fronte delle inchieste
giudiziarie, continua il lavoro degli inquirenti su Paolo Cipriani e Massimo
Tulli, rispettivamente ex direttore generale e vice direttore dello Ior,
accusati di aver autorizzato operazioni finanziarie tra la banca vaticana e
istituti di credito italiani senza il rispetto di norme di trasparenza e di
antiriciclaggio. Accuse per le quali il mese scorso è stato completamente
scagionato l'ex presidente Gotti Tedeschi. Incidenti di percorso a parte, il
progetto di riforma dello Ior è ormai in dirittura d'arrivo, assicurano in
Vaticano. Lo scorso anno per la prima volta è stato pubblicato il bilancio, dal
quale è emerso che nell'esercizio 2012, l'Istituto per le opere di religione
con i suoi 114 dipendenti, gestiva 6,3 miliardi di euro di beni degli utenti
(2,3 miliardi in depositi, 3,2 miliardi in gestioni patrimoniali, 0,8 miliardi
in custodia titoli), con un utile netto pari a 86,6 milioni di euro (20,3 nel
2011). E con un patrimonio netto di 769 milioni di euro. Il secondo bilancio
sarà pubblicato il mese prossimo. Impensabile fino a un paio d'anni fa, quando
lo Ior era considerato a livello internazionale una sorta di buco nero, un
luogo dove depositare soldi con controlli scarsi o nulli.
Con papa Francesco la musica è cambiata. Ed
i primi frutti già si vedono: l'organismo contro il riciclaggio della Ue,
Moneyval, ha di fatto già riconosciuto i passi realizzati dalla Santa Sede in
materia di trasparenza e di lotta al riciclaggio, pur sollecitando qualche
ulteriore “aggiustamento”. E per questo - commentano soddisfatti Oltretevere -
l'inserimento del Vaticano nellawhite list, la lista dei paesi più affidabili
dal punto di vista economico-finanziario, è ormai in dirittura d'arrivo. Ior a
parte, la nuova architettura dei dicasteri economici pianificata da Bergoglio
ha assunto ormai una fisionomia abbastanza chiara col varo di due nuovi
organismi. A conclusione dei lavori di due commissioni ad hoc istituite
all'inizio del Pontificato, quella sullo Ior guidata dal cardinale Farina e la
Commissione referente di Studio e Indirizzo per gli Affari economici e
amministrativi della Santa Sede (Cosea) guidata dal maltese Joseph F.X. Zahra,
a febbraio il Papa argentino ha creato un Consiglio per l'Economia (presidente
il cardinale Marx, membri sette cardinali e sette laici), che coadiuverà una
Segreteria per l'economia, nuovo superdicastero composto, sinora, dal
presidente, il cardinale australiano George Pell, e dal segretario, il
monsignore maltese AlXuaereb, fino alla nomina segretario particolare del Papa.
Sotto questo dicastero finiranno tutti gli altri organismi economici
(Governatorato, Prefettura degli Affari economici, Propaganda fide, la stessa
Apsa). George Pell, comunque, è il vero uomo “forte” in materia di finanza ed
economia dello staff cardinalizio varato da Bergoglio che lo ritiene la persona
giusta al posto giusto.
E forse proprio per questo c'è chi, nella
Curia romana, vorrebbe ora ritirare fuori vecchie vicende di preti pedofili
australiani per screditare il porporato. Proprio nei giorni, peraltro, nei
quali di fronte al comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, l'Osservatore
della Santa Sede a Ginevra, il vescovo Silvano Tomasi, ha citato quello
australiano e quello statunitense, come esempio “positivo di risposta efficace
al dramma della pedofilia”. Una precisazione fatta, forse più per motivi
interni al Vaticano. Da parte sua Pell, ancora poco prima di trasferirsi a
Roma, ha affrontato senza esitazione la Royal Commission into Institutional
Responses to Child Sexual Abuse, una commissione governativa sugli abusi
sessuali sui minori, rispondendo a tutti i quesiti senza negligenza. E papa
Francesco - che definisce Pell “tenace come un giocatore di rugby, lo sport del
suo paese” - ha apprezzato. Il nuovo presidente dello Ior, Ernst von Freyberg:
completerà il ridimensionamento dei ruoli per l’Istituto Il torrione di Niccolò
V, sede dello Ior, all’interno della Città del Vaticano, di fronte alla Porta
S. Anna (sullo sfondo, il Palazzo Apostolico) A destra, Papa Francesco: ha
avviato una profonda revisione della finanza vaticana
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