da: Il Fatto Quotidiano
I clandestini salvano i colletti
bianchi.Da oggi niente processo per gli evasori
La ‘svuotacarceri’ che abolisce il
reato di clandestinità nasconde regali a chi è accusato di violazioni
tributarie e societarie. Come la possibilità di stoppare il giudizio con
l’affidamento ai servizi sociali.
di Elena Ciccarello
Entra
in vigore la legge che cancella il reato di immigrazione clandestina. Ma nelle
pieghe di questa parte dello “svuota carceri” piovono benefici per chi rischia
pene fino a tre (e cinque anni), tipiche di reati tributari e societari.
L’affidamento ai servizi sociali potrà essere chiesto per sospendere il
dibattimento. Mentre infuria la polemica sulla lotta alla corruzione.
Oggi
è un bel giorno per i colletti bianchi. A partire da oggi tutti gli imputati
per reati che prevedono fino a 4 anni di carcere potranno chiedere la
sospensione del processo e “la messa in prova” presso i servizi sociali. E tra
questi, potranno farlo anche gli imputati di reati tributari e societari come
il falso in bilancio, la corruzione tra privati o la bancarottasemplice. Per loro,
anziché il processo e il carcere, si apre una possibilità di recupero destinata
fino a ieri solo ai minori.
Lo
stabilisce la legge 67/2014, approvata definitivamente dalla Camera lo scorso 2
aprile con i soli voti contrari del M5S, Fdi e Lega. L’ultima tra le norme
“svuota carcere” approvate dal Parlamento per tamponare l’emergenza del
sovraffollamento. Una legge che è stata per giorni al centro del dibattito
politico perché delega il Governo a cancellare entro 18 mesi una serie di reati
tra cui quello di immigrazione clandestina. Ma che nell’immediato, e lontano
dai riflettori, consente la “sospensione del procedimento” per una lunga serie
di reati economici e fiscali.
“Bollarlo
come colpo di spugna sarebbe azzardato. Di certo è una via di uscita che mette
d’accordo i colpevoli e lo Stato” scrive Giovanni Negri su Il Sole 24 ore.
L’elenco dei reati interessati dal provvedimento è lungo e molti, nonostante
gli scandali di corruzione e gli abnormi livelli di evasione fiscale registrati
nel nostro Paese, riguardano proprio la sfera dei crimini economici. Come quel
falso in bilancio, oggi sostanzialmente depenalizzato, che rappresenta
l’anticamera di molti sistemi tangentizi. Ma anche la corruzione tra privati,
la bancarotta semplice, il ricorso abusivo al credito. E tra i reati tributari,
la dichiarazione infedele, l’omessa dichiarazione, l’omesso versamento di
ritenute o di Iva, l’indebita compensazione e la sottrazione fraudolenta al
pagamento delle imposte.
Attraverso
la nuova norma gli imputati potranno chiedere, prima della sentenza, di essere
ammessi a un percorso riabilitativo in cui prestare “condotte indirizzate
all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato” e
risarcire il danno“quando possibile”. Su disposizione del giudice dovranno
compiere lavori di “pubblica utilità” per un periodo “di durata non inferiore a
dieci giorni, anche non continuativi” ed essere poi affidati “al servizio sociale,
per lo svolgimento di un programma che può implicare, tra l’altro, attività di
volontariato di rilievo sociale”. Il tutto per una durata massima di due anni,
al termine dei quali il reato sarà estinto.
Gli
imputati potranno chiedere di essere messi in prova sia al momento del
dibattimento, prima delle conclusioni che durante le indagini preliminari (in
quest’ultimo caso è però previsto un parere del pubblico ministero). Ma la
messa in prova potrà essere revocata in caso di trasgressione del programma o
di nuovi delitti.
Un
alleggerimento delle sanzioni che va in controtendenza con quanto chiesto a più
voce dai magistrati più esposti sul fronte del contrasto alla corruzione. Basta
ricordare che un intervento sul falso in bilancio figura tra gli impegni
richiesti al Governo da Raffaele Cantone al momento del suo insediamento alla
presidenza dell’Autorità Anticorruzione. Ma norme più severe sullo stesso reato
sono contenute anche nel Ddl presentato dal Presidente del Senato Grasso
attualmente in discussione al Senato.
Per
il resto la legge delega, che contiene gli articoli “salva colletti bianchi”,
riforma il sistema delle pene introducendo i “domiciliari” come pena principale
per tutti i delitti che prevedono al massimo 3 anni di reclusione, consentendone
l’estensione anche ai casi in cui la pena arriva fino a 5 anni a discrezione
del giudice. Diversifica la pena non carceraria prevedendo anche la sua
attuazione in fasce orarie o singoli giorni, ma esclude dagli sconti i
delinquenti abituali. Introduce la possibilità per il giudice di aggiungere
alla pena anche i lavori di pubblica utilità (per almeno 10 giorni) e
depenalizza una serie di reati tra cui quello di clandestinità.
Tra
le novità introdotte, e passate sotto silenzio, vi è anche la depenalizzazione,
e trasformazione in reato amministrativo, dell’omesso versamento di ritenute
previdenziali e assistenziali fino a 10mila euro annui. Un passaggio
pericoloso, che mette a rischio i lavoratori. E infine l’eliminazione della
contumacia. Se l’imputato è irreperibile il giudice può sospendere il processo
fino a un anno, allo scadere del quale fa ricercare l’imputato. Così per tutti
gli anni successivi, finché non viene trovato. Nel frattempo, la prescrizione
viene sospesa.
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