Accidenti. Un’”offerta” da non perdere.
Affrettatevi faccendieri e ladroni di stato: lo sconto del 4% sta per
terminare. Causa manette.
“Le nostre mazzette le
meno care chiediamo l’1%, gli altri il 5
di
Emilio Randacio
da: la Repubblica
Lo «sportello tangenti » aveva un indirizzo
preciso: viale Andrea Doria, civico 7. Pochi passi dalla Stazione Centrale, in
un palazzo stile Ventennio, dal 2008 era un viavai di auto di lusso in seconda
fila, colletti bianchi, valigie gonfie di banconote. Sotto l’insegna un po’ enigmatica
di «Tommaso Moro » e l’editrice «La Bussola», si facevano gli accordi. Quelli
che contano. Il soldo che gira, gli appalti milionari che si assegnano. Sanità,
ma anche Expo, Città della Salute e altri già pronti in cantiere. Come quelli
della Metropolitana milanese, su cui l’artiglio del professore e della Cupola,
era già ben affondato. Le tariffe della Tangentopoli versione 2014, variano. Il
deus ex machina si nasconde dietro gli occhiali spessi del settantaquattrenne
Gian Stefano Frigerio. Il «capo», secondo l’ordinanza d’arresto dei magistrati
Ilda Boccassini, Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Semplicemente il
«professore», o l’«onorevole» – per il suo passato
nella Dc e poi in Forza Italia -, per i clienti habitué di viale Doria.
nella Dc e poi in Forza Italia -, per i clienti habitué di viale Doria.
«Tariffe non esose»
Di fronte a ritardi di pagamento, Frigerio si interroga sui servizi che
garantisce. A marzo 2013, di fronte a un interessamento per la General Smontaggi,
la percentuale per il «disturbo », non arriva. Ed ecco il ragionamento del
professore: «Le nostre richieste non
sono esose, posto che abbiamo chiesto una percentuale dell’1%, mentre altri
intermediari chiedono cifre ben
superiori del 4 e 5%». Bisogna insomma fare capire al manager della General
«che o lui rispetta tutti e rapidamente nei tempi che gli abbiamo fissato, o
noi non ci interessiamo più a niente… perché ciascuno di noi ha i suoi
collegamenti». La bustarella, questa volta, ammonta a 120 mila euro. «Vuole
darne 50 e poi 50?», s’interroga Walter Iacaccia, faccendiere indagato,
proponendo anche uno sconto. «Però che li dia, non possiamo andare avanti
così». E la chiosa dell’onorevole è perentoria: «Così non si può mica…».
I passaggi di denaro
Il principale cliente di viale Doria 7
risulta essere l’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, anche lui in carcere
da giovedì. Alla sua omonima azienda si concentrano le maggiori attenzioni
della cupola. E, lui, paga. Sempre. Dalla richiesta d’arresto emerge come uno
dei più assidui frequentatori degli uffici della pratica facile milanese. Il 18
dicembre del 2012 è in ritardo all’appuntamento. Quando si presenta trafelato a
Frigerio e al suo socio, Sergio Cattozzo, si giustifica dicendo «di essere
stato oggetto, intorno alle 13 e 30, di un controllo alla dogana». La mazzetta
da 40 mila euro, in questo caso, era stata beccata e paradossalmente
«tassata», visto che l’imprenditore è stato sanzionato «al valico di Ponte
Chiasso» dalla polizia di frontiera. Proprio oltre confine Maltauro si
riforniva per fare fronte alle richieste economiche della Cupola. Ma la
Svizzera, negli ultimi tempi, non convinceva troppo Frigerio. Se approvano la
legge antiriciclaggio, «poi diventa dura…».
«Ricordati di mio figlio»
«I metodi con i quali Cattozzo si adopera
per ripulire il denaro di provenienza illecita (le mazzette, ndr)», scrivono i
pm milanesi al gip Antezza, sono piuttosto chiari. Una delle tante tangenti
legate a Expo: «Frigerio una volta ottenuto il denaro lo consegna
sistematicamente in contanti a Cattozzo, il quale simula la concessione di un
prestito personale nei confronti della moglie di Frigerio, Milena Migatti». Non
è solo la moglie a essere coinvolta nel vorticoso giro di denaro. Anche il
figlio dell’onorevole, Antonio Frigerio, beneficia di contributi attraverso la
società «La Bussola».
In una conversazione intercettata tra le
mura di viale Doria, l’onnipresente Maltauro riceve una preghiera precisa:
«Ricordati di mio figlio, accidenti!», lo riprende Frigerio. Il riferimento è a
un contributo che gli imprenditori — non solo il vicentino — , sono costretti a
versare sotto forma di pubblicità a una rivista pubblicata da La Bussola. È
Frigerio junior, classe ‘75 a sollecitare il 9 dicembre di incrementare i contributi
a Maltauro, «chiedendo un aumento a 15 mila euro rispetto agli 8 mila dell’anno
prima».
Accordi bipartisan sulla città della salute
«Sin dal suo avvio il progetto della Città
della salute è uno dei principali affari seguiti da Frigerio, Cattozzo, Greganti
e Grillo», scrivono i pm nella loro corposa richiesta d’arresto. Il motivo di
tanto interesse, si spiega con un numero: i 332 milioni di euro che ruotano
intorno al recupero dell’area che fu della Falck. Le trattative sottobanco
«hanno origine sin dal settembre del 2012, appena si ha notizia del progetto di
realizzazione del grande polo sanitario lombardo». Come sempre, è il
professore che «traccia le linee della strategia per una alleanza di imprese».
Da ottobre, Frigerio decide di fare entrare nel progetto anche Greganti,
«ritenuto indispensabile per acquisire l’appoggio anche di una certa parte
politica e per attivare nell’affare anche il mondo delle Cooperative (rosse,
ndr)». Frigerio, che millanti o meno, il 7 settembre 2012 «si sofferma sull’opportunità
sostenuta anche da alcuni esponenti politici regionali (“Sanese e Roberto”,
presumibilmente l’ex segretario generale della Regione e il governatore
Formigoni, ndr) e nazionali (”Bersani”), di raggiungere un’intesa per
“costruire un buon concorrente».
«Ho sentito Bersani»
In una intercettazione del settembre 2012,
Frigerio racconta di aver «sentito un po’ Bersani e poi gli altri, sulla Città
della Salute… bisogna fare delle riflessioni… e poi Bersani mi ha detto “a
sinistra cosa fate?”, bisogna che senta, senta, se mi dice Manutencoop per me
va bene… ». Bersani, dopo aver saputo di essere finito, de relato, nelle carte
dell’inchiesta milanese, ha parlato di «millanterie». Di certo, su Manutencoop,
Frigerio punta molto, visto che il 18 febbraio 2013 incontra il portavoce del
presidente Claudio Levorato «e gli rammenta che con Greganti sono giunti
all’intesa di sostenere una cordata Maltauro- Manutencoop». La data è curiosa,
perché il via libera al progetto di Sesto, arriva ufficialmente solo nello scorso
gennaio. Eppure, secondo le parole di Frigerio, gli appalti sarebbero già stati
assegnati, «suddividendo l’edilizia dai servizi», tra le due società.
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