mercoledì 21 maggio 2014

Europee 2014: le decisioni che dovrà prendere il nuovo parlamento di Strasburgo



da: Lettera 43

Europee 2014, i dossier urgenti di Strasburgo
Dal Ttip alla dipendenza energetica. Dalla privacy agli Ogm. Fino all'immigrazione. Quali sono le decisioni che dovrà prendere il nuovo parlamento di Strasburgo.
di Antonietta Demurtas

A pochi giorni dalle elezioni europee al parlamento di Bruxelles si mettono a punto gli ultimi dettagli per la notte elettorale del 25 maggio: dalle ore 23.00, sul tabellone allestito nell'aula plenaria, inizieranno a comparire i risultati da tutti e 28 i Paesi sino a quando il puzzle parlamentare sarà completo e si sapranno quali sono i 751 nuovi eurodeputati scelti dai cittadini.
A loro il compito di realizzare le promesse fatte durante la campagna elettorale, ma soprattutto di occuparsi di una serie di tematiche che sono state affrontate dai loro predecessori e che richiedono ulteriori passaggi istituzionali per essere portate a termine.

I DOSSIER SUL TAVOLO. A Bruxelles, sul tavolo delle varie commissioni parlamentari sono già pronti una serie di dossier fondamentali per la legislatura
2014-2019. Una fitta agenda che oltre a fare i conti con le tendenze politiche dei vari gruppi parlamentari, dovrà cercare di risolvere i problemi che già affliggono i 28 Stati membri. Tra questi la crisi economica e la conseguente piaga della disoccupazione, l'emergenza energetica e climatica, la necessità di stabilizzare i sistemi finanziari e regolamentare il sistema di protezione dei dati, il progetto di separazione tra le banche commerciali e quelle di investimento, il bilancio.

La lunga contrattazione sul Ttip
Una delle decisioni più importanti su cui i deputati devono confrontarsi è per esempio l'accordo di partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip), che la Commissione europea sta negoziando con gli Stati Uniti dall’8 aprile 2013. Un business che nelle stime dovrebbe portare a un incremento del Pil europeo di 119 miliardi di euro l’anno e di 95 miliardi per gli Stati Uniti, con un risparmio potenziale per ogni famiglia europea di oltre 500 euro annui.
I PRO E I CONTRO DELL'ACCORDO. Se da un lato però il Ttip è visto come la possibilità di accrescere la competitività dell'Unione europea e creare nuovi posti di lavoro, resta la preoccupazione circa la protezione dei dati personali e la tutela dei prodotti europei. Un tema su cui il parlamento dovrà essere vigile durante i vari tep della contrattazione.
Agli europarlamentari è affidata la decisione di approvare o meno l’accordo.

Il diritto alla privacy
Ai neo deputati spetta inoltre il compito di approvare o meno il pacchetto di protezione dei dati sia nel settore pubblico sia nel privato. Tema sempre più attuale soprattutto dopo il Datagate.
La direttiva relativa al trattamento dei dati personali è stata infatti votata solo in prima lettura dal parlamento uscente, che non è riuscito ad approvare la riforma del pacchetto entro la fine del suo mandato, per colpa dell'opposizione del «Consiglio, o almeno di alcuni Stati membri», ha affermato il relatore per la direttiva sulla protezione dei dati personali per la sicurezza, Dimitrios Droutsas (S&D, EL).
Le nuove regole aggiornano la legislazione europea in vigore, adottata 19 anni fa, e mirano a dare alle persone il pieno controllo sui loro dati personali. Allo stesso tempo tendono a facilitare la circolazione di dati delle imprese all'interno dell'Ue.

Le frontiere e l'integrazione
Uno dei problemi che necessita un'immediata presa di posizione del nuovo parlamento è sicuramente la gestione dei flussi migratori. Il tema - diventato centrale durante la campagna elettorale anche a causa delle ultime stragi del mare a Lampedusa - richiede infatti una risposta collegiale che sinora è mancata.
NON INCLUSIONE O INTEGRAZIONE. Nei prossimi cinque anni il parlamento deve decidere quindi se avere un approccio non inclusivo e quindi investire personale e risorse per rafforzare l'Agenzia di gestione delle frontiere dell'Ue Frontex, oppure lavorare sulla migrazione legale e l'integrazione.
Per sapere quale dei due diversi modus operandi sarà perseguito bisogna però aspettare i risultati delle elezioni europee di maggio. In vista di un'ampia vittoria della componente nazionalista, populista e xenofoba, una maggiore difesa delle frontiere potrebbe essere l'opzione con più seguito.

Clima 2030 e la riduzione delle emissioni
Sotto il cielo di Bruxelles continua inoltre la battaglia contro il cambiamento climatico. Gli obiettivi dell'Unione europea per la riduzione delle emissioni di CO2, il passaggio a fonti rinnovabili e la promozione dell'efficienza energetica saranno al centro del dibattito: i deputati dovranno negoziare il prossimo pacchetto di misure per ridurre l'inquinamento energetico nel periodo 2020-2030.
TARGET PIÙ ALTI E VINCOLANTI. Con una risoluzione approvata il 5 febbraio 2014, il parlamento europeo ha già chiesto target più alti e vincolanti ai singoli Stati, criticando le proposte della Commissione presentate il 22 gennaio 2014. L'assemblea Ue ha sottolineato la necessità di raggiungere non solo a un obiettivo vincolante Ue per il 2030 di riduzione del 40% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 (target già previsto dalla Commissione), ma un obiettivo vincolante che preveda la produzione di almeno il 30% del consumo finale complessivo di energia da fonti rinnovabili. E soprattutto, a differenza della proposta dell'esecutivo europeo, il parlamento ha chiesto un obiettivo vincolante dell'Unione per il 2030 che preveda un'efficienza energetica del 40%. Per ora il Consiglio Ue sembra intenzionato a seguire la strada indicata dalla Commissione, ma la pressione del parlamento potrebbe comunque giocare un ruolo importante, soprattutto alla luce della crisi ucraina.

Il nodo della dipendenza energetica
Il nuovo parlamento dovrà infatti contribuire a trovare una risposta adeguata alle azioni ostili della Russia, che hanno messo in evidenza un'ulteriore debolezza dell'Ue: la sua dipendenza energetica. La necessità di garantire ai cittadini l’accesso a forniture energetiche sicure, stabili e diversificate sarà una sfida al centro del dibattito politico europeo.
La possibilità di un'unione energetica è il tema già lanciato durante la campagna elettorale da numerosi candidati e sui cui Strasburgo dovrà lavorare.

La battaglia sugli Ogm
Ancora irrisolta resta invece la decennale battaglia in materia di Ogm, clonazione, nuovi prodotti alimentari e altri problematiche connesse alla salute e alla sicurezza alimentare e all'attualizzazione delle norme di sicurezza dei prodotti.
Temi che assieme all'accordo per l'abolizione del 'roaming' imposto ai cittadini che usano i loro cellulari all'estero devono ancora essere concordati con il Consiglio dei ministri.

Occhi al bilancio 2014-2021
Ai nuovi deputati spetta pure il compito di rivedere il bilancio a lungo termine dell'Ue per il periodo 2014-2021, a partire dal suo ammontare sino alla decisione delle modalità di finanziamento e di spesa. Tra i temi da affrontare c'è per esempio anche quello dell'assicurazione universale contro la disoccupazione da finanziare con il bilancio dell'Unione europea.
Infine resta aperta la partita che i membri dovranno giocare per ottenere un bilancio Ue interamente finanziato con risorse proprie. Un obiettivo che ridurrebbe la quota dei contributi al bilancio degli Stati membri.

Vigilare sull'unione bancaria
Infine il compito più grande: difendere tutte le battaglie vinte sinora. Nell'ultima seduta plenaria di aprile i parlamentari hanno votato il via libera definitivo adottando a larga maggioranza un pacchetto di norme che completano l'unione bancaria. «Adesso disponiamo di un sistema effettivamente europeo per vigilare su tutte le banche della zona euro e gestire gli eventuali fallimenti», ha commentato il commissario al Mercato interno Michel Barnier.
Nel corso dei negoziati con il Consiglio, il parlamento ha ottenuto concessioni sostanziali, in particolare sull’istituzione di un unico fondo di risoluzione di 55 milioni di euro finanziato dalle banche, che sarà creato nel corso di 8 anni (invece dei 10 anni proposti dagli Stati). Ed è sulla messa a punto di questo fondo che il nuovo parlamento dovrà comunque vigilare.

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