martedì 13 maggio 2014

Massimo Mantellini: “I guai di RCS con Corriere.it”



Concordo e sottoscrivo quanto scrive Mantellini. Personalmente, trovo che tra i siti di informazione o presunti tali, quello che fa più cagare è quello del Corriere della Sera. 



PierLuca Santoro ha pubblicato (via audiweb) alcuni numeri pessimi che riguardano le visite a Corriere.it dopo il recente restyling del sito. Per una volta il sentimento generale espresso in rete ed i numeri sembrano andare d’accordo e nel mese di marzo (ultimo dato disponibile) corriere.it ha perso un po’ meno del 10% di utenti unici e ben il 30% delle pagine viste. Insomma al di là dei numeri e dei commenti e al netto delle usuali incertezze verso le novità a RCS hanno qualche problema. Tuttavia per esperienza so che spesso dietro le quinte le cose sono più complicate di quanto appaia, che nelle grandi aziende esistono sovente variabili di tutti i tipi che noi, da questo lato dello schermo, fatichiamo ad immaginare e che invece hanno un ruolo importante nel confezionamento di un prodotto complesso come il sito web di un grande giornale.

A me personalmente, per quello che vale, il nuovo sito del corriere sembra
orribile, per lo meno nella sua versione web: l’ho detto e scritto più volte, nella veemenza un po’ sciocca ed impulsiva dei 140 caratteri. Del resto tutti quando qualcosa cambia abbiamo un pregiudizio negativo legato all’abitudine. Per esempio anche il restyling di Repubblica.it mi è sembrato bruttino e tale continua a sembrarmi dopo molti mesi. Sono in ogni caso faccende di idiosincrasie personali e forse, a corriere.it questo potrebbe essere il problema minore.

Le ragioni per cui il sito del principale quotidiano italiano mi pare detestabile riguardano non tanto e non solo il design (che certo è un problema) ma altre scelte di maggiore spessore, prima fra tutte quella editoriale. Una su tutte: il cinismo da tabloid del boxino morboso che supera di molto la decenza minima che un grande quotidiano dovrebbe conservare.
Come è noto tutti i giornali italiani pubblicano cazzate sui loro siti web, lo fanno -dicono- per venire incontro ai propri lettori che navigano su Internet alla ricerca di cazzate. Temo sia chiaro a tutti che più si sale nella scala delle passata autorevolezza e più le cazzate pubblicate saltano agli occhi. In questa corsa verso il peggio corriere.it vince a mani basse da tempo nei confronti degli autorevoli concorrenti. Di più: lo fa con una connotazione necrofila che spaventa in quanto è l’ultima frontiera prima della resa finale. “Guarda come è morto questo tizio in Cina”, recita senza imbarazzo l’homepage del corriere un giorno sì e l’altro no. I giorni scorsi per fare un esempio che ho trovato particolarmente imbarazzante in homepage c’erano tre link ad un filmato (che io non ho guardato) di due pompieri che muoiono precipitanto da un edificio tenendosi per mano. Ehi tu lettore, lo hai visto nella nostra sezione “video virali” il filmato di due pompieri che muoiono mano nella mano?
Sono scelte editoriali che fanno schifo, secondo me molto più della grafica o delle scelte pubblicitarie del sito web.
Altro aspetto rilevante di corriere.it mille volte sottolineato da tutti è l’inutile e ingombrante social-tentativo che prende il nome di Passaparola. Anche in questo caso il punto non è tanto farsi convincere della necessità di un sistema di relazioni social tanto pretenzioso per il sito, quanto non avere ricevuto quel minimo di feedback interno od esterno che ti convinca che una simile impalcatura attorno al lavoro editoriale sia del tutto inutile e ridondante. Davvero a Corriere.it vogliono sapere (e farci sapere) che a margine di un omicidio i lettori saranno tristi nel 93% o che se vince la nazionale con tripletta di Causio i lettori saranno felici nel 89%?
Di nuovo, il problema di RCS con il proprio sito web principale non è quello di fare scelte sbagliate, dietro alle quali, come sempre, può esserci di tutto. L’impressione è che dietro a simili scelte non ci sia la cultura di rete minima che fa dire a qualcuno ai piani alti dove si decidono le cose davvero importanti, guardate ragazzi, non ci siamo, così non va. In altre parole da quelle parti c’è una difficoltà molto consistente ad essere contemporanei a sé stessi.

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