da: Il Fatto Quotidiano
Scontro
Procura di Milano, veleni e mali di corrente
di Bruno
Tinti
La Procura di Milano è sconvolta dalla denuncia
di un Aggiunto, Robledo, contro il suo capo, Bruti Liberati:
non mi voleva affidare i reati contro la Pubblica amministrazione, mi ha
blandito, minacciato, emarginato, violato le procedure di assegnazione. È vero?
Il Csm traccheggia, difende Bruti, impedisce un’approfondita istruttoria. Lo
dice un suo componente, Racanelli. È vero? Lo stesso Racanelli, nel corso di un
plenum cui partecipa il ministro della Giustizia, chiede che questi proceda a
un’ispezione; e spiega che è stato costretto a farlo perché il Csm voleva
insabbiare tutto. Ha fatto bene?
1) È nota la frase di Bruti: “Ricordati che
sei stato nominato aggiunto per un solo voto, di Magistratura democratica.
Avrei potuto dire a uno dei miei al Csm che Robledo mi rompeva i coglioni e di
andare a fare la pipì, così sarebbe stata nominata la Gatto che poi avremmo
sbattuto all’esecuzione”. Bruti non ha negato di aver detto queste parole.
Il corriere.it del 14/3 riferisce che – al Csm che gliene
chiedeva conto – avrebbe sorriso e sostenuto che si trattava di
humour inglese.
Supponendo che la frase sia stata effettivamente pronunciata, le conclusioni
sono obbligate. Bruti ritiene normale che le decisioni del Csm dipendano
dagli schieramenti correntizi. Bruti ritiene normale che, nei contrasti interni
all’ufficio, non si debba ricorrere al Csm, ma ricordare a chi gli si oppone il
suo ruolo di correntocrate (in grado – evidentemente – di condizionarne la
carriera). Bruti ritiene normale ghettizzare i magistrati a lui sgraditi
“sbattendoli” in uffici valutati di secondo piano (Nunzia Gatto, poi divenuta
Aggiunto, si occupa effettivamente di esecuzione). Ora, è vero che l’ultima
versione dell’ordinamento giudiziario (legge Castelli–Mastella, due nomi, una
garanzia), ha rafforzato molto i poteri del Procuratore capo; ed è vero che
Bruti avrebbe potuto destinare al dipartimento che gli fosse sembrato opportuno
Robledo (e Gatto). Ma ciò con un provvedimento motivato, passibile di ricorso
al Csm. Minacce e ritorsioni non fanno parte delle prerogative di un
magistrato.
2) Le mancate assegnazioni di importanti
indagini a Robledo si prestano a considerazioni meno perentorie. L’indagine
Expo, affidata a Boccassini. Vero che i reati per cui si procede sono quelli
contro la Pa (corruzione). Ma sono anche vere altre circostanze. La prima
informativa giunta alla Procura di Milano segnalava un’associazione a
delinquere di stampo mafioso funzionale a commettere corruzioni. Competenza
della Dda, Boccassini. E però il Gip non ha ritenuto sufficienti le prove con
riferimento a questo reato. Il fascicolo doveva essere trasferito a
Robledo? Parrebbe di no: sia perché le indagini sul 416 bis proseguono; sia
perché, quando un magistrato comincia un procedimento, la cosa peggiore che si
può fare è toglierglielo e affidarlo a un altro; giorni e giorni di lavoro
buttato. E poi Bruti ha inserito, nel pool che si occupa dell’indagine Expo, un
Sostituto appartenente al dipartimento di Robledo, D’Alessio.
Il Ruby bis, le false testimonianze a
favore di Berlusconi. Vero, la falsa testimonianza è un reato contro la Pa. Ma
è prassi costante in ogni Procura che di questo tipo di indagini si occupino i
Pm che hanno trattato il procedimento principale. Per una ragione di
efficienza: conoscono bene gli atti, sanno già quali prove dimostrano la
falsa testimonianza, non ha senso che qualcun altro ricominci tutto da capo. E
il processo Ruby era stato trattato da Boccassini.
Ma non doveva esserlo, dice Robledo:
l’accusa più grave era quella di concussione, di competenza del dipartimento
della Pa. Ma, anche in questo caso, l’indagine era cominciata per tutt’altro:
la telefonata di Berlusconi al questore e tutto quello che ne seguì avvennero a
procedimento iniziato da tempo. Sarebbe stato dissennato sostituire i Pm a
indagine praticamente conclusa.
Però il veto all’iscrizione di Podestà, che
ordina di raccogliere firme false per le liste Pdl alle regionali 2010, perché
potrebbe creare problemi al Pdl, se vero, è inaccettabile. Se vero… Robledo
dice che, dopo l’iscrizione (cui egli aveva proceduto contravvenendo all’ordine
del capo) Bruti gli avrebbe detto “allora non ci siamo capiti”. Sta di fatto
che, in una lettera successiva, Bruti evidenzia il suo disappunto: “Hai
proceduto a stretto giro (come prevede la legge ndr), senza adottare la
cautela dell’iscrizione con nome di fantasia, che ti avevo indicato come
opportuna”. E Robledo nega di aver ricevuto tale suggerimento.
E, quanto alla mancata iscrizione e
assegnazione del processo ESA-Gamberale per turbativa d’asta, Bruti l’ammette:
“Me ne sono dimenticato”. Da procedimento disciplinare: è rimasta nel cassetto
per più di 3 mesi. Per molto meno (ritardi nel deposito delle sentenze e
mancate iscrizioni per fatti da quattro soldi) decine di magistrati sono stati
condannati.
Insomma luci e ombre. Il Csm dovrebbe
accertare le une e le altre; è quello che dice l’art. 105 della Costituzione.
3) Ma Racanelli dice che non lo fa. Riferisce
di volontà “politica” di insabbiare tutto; di rigetto di richieste di audizione
dei magistrati che possono fornire informazioni sulla vicenda; di nuovo e
sconcertante strumento di accertamento dei fatti: un contraddittorio cartaceo a
distanza. E se qualcuno volesse fare qualche domanda? È per questo che si
rivolge al ministro.
4) Ha fatto malissimo, tuonano le
correnti. Il Csm è organo sovrano, indipendente dalla politica. Vero. Solo che
questi stessi correntizzati e correntocrati, tutti uniti, invocarono e
approvarono le ispezioni ministeriali a De Magistris e alla Procura di Salerno.
L’indignazione a corrente alternata è poco credibile. E comunque, se è vero che
al Csm c’è la “volontà politica” di insabbiare, che altro resta?
Come si dice, il difetto sta nel manico.
Bisogna mandare al Csm gente che non abbia nulla a che fare con le correnti.
Quello che si sta tentando adesso, con il sorteggio. A tacer d’altro, senza le
correnti, Bruti forse nemmeno ci sarebbe arrivato alla Procura di Milano.
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