da: la Repubblica
Cannes,
Palma d'oro a "Winter Sleep" di Ceylan, a Alice Rohrwacher Grand Prix
della giuria
Il
massimo riconoscimento al film del regista turco. Successo per l'Italia, a
"Le meraviglie" il secondo premio più importante. Cerimonia di
consegna condotta da Lambert Wilson, standing ovation per Sophia Loren
di Chiara
Ugolini
Cannes torna a premiare l'Italia. Due anni
dopo il Grand Prix a Matteo Garrone con Reality, la trentatrenne Alice
Rohrwacher agguanta lo stesso importante riconoscimento per Le meraviglie. Palma d'oro, senza
troppa sorpresa, al regista turco Nuri Bilge Ceylan consegnata dalla coppia Quentin
Tarantino e Uma Thurman. Il poetico Winter Sleep, tre ore e un quarto di
dialoghi filosofici fitti fitti sulla vita, sulla religione e sull'arte immersi
in una natura invernale di grande effetto visivo ha ottenuto il premio più
importante. "Quando ho visto che durava più di tre ore mi sono spaventata
- ha detto la Campion incontrando la stampa - mi sono chiesta riuscirò a non
andare in bagno così a lungo? Ma il
ritmo era talmente coinvolgente che ne
avrei potuto vedere altre due ore". A Julianne Moore e Timothy Spall i
premi per le migliori interpretazioni, rispettivamente per Maps to the Stars di
David Cronenberg e Mr. Turner di Mike Leigh. Grandi esclusi i fratelli Dardenne
che con il loro Deux jours, une nuit, con Marion Cotillard nel ruolo di una
donna che cerca di salvare il posto di lavoro, erano i superfavoriti della
vigilia.
Non è stato necessario aspettare un anno
con una giuria di sole donne, come aveva provocatoriamente proposto la
presidente Jane Campion, unica donna ad ottenere la Palma nel 1993 con Lezioni
di piano (ex aequo con Addio mia concubina di Kaige Chen) perché una regista
ottenesse il premio più prestigioso, secondo solo alla Palma d'oro. Per la
prima volta però la giuria era formata da più donne (Carole Bouquet, l'attrice
coreana Jeon Do-Yeon, la regista Sofia Coppola, l'attrice iraniana Leila Hatami
oltre che dalla presidente Campion) che uomini (Willem Dafoe, Gael Garcia
Bernal, Nicolas Winfing Refn, Jia Zhangke).
Premiata da Sophia Loren, che è stata accolta da una standing ovation dopo la proiezione di una sequenza di Matrimonio all'italiana, Alice Rohrwacher è salita sul palco e con un confuso ma profondamente emozionato discorso ha detto: "Grazie veramente molto al festival di Cannes e a Thierry Fremaux di avermi fatto venire qui e a questa giuria che mi ha fatto tornare e a voi tutti per il vostro lavoro che ha fatto innamorare del cinema. Girando il film ogni tanto ci hanno pizzicato delle api e poiché si dice che, chi viene punto, da vecchio non avrà reumatismi, speriamo che queste punture ci portino bene per il futuro". Alice ha poi ringraziato la sua famiglia, la sorella Alba che è interprete del film e suo padre.
Premiata da Sophia Loren, che è stata accolta da una standing ovation dopo la proiezione di una sequenza di Matrimonio all'italiana, Alice Rohrwacher è salita sul palco e con un confuso ma profondamente emozionato discorso ha detto: "Grazie veramente molto al festival di Cannes e a Thierry Fremaux di avermi fatto venire qui e a questa giuria che mi ha fatto tornare e a voi tutti per il vostro lavoro che ha fatto innamorare del cinema. Girando il film ogni tanto ci hanno pizzicato delle api e poiché si dice che, chi viene punto, da vecchio non avrà reumatismi, speriamo che queste punture ci portino bene per il futuro". Alice ha poi ringraziato la sua famiglia, la sorella Alba che è interprete del film e suo padre.
Le api di Alice. Le meraviglie è la storia di una famiglia di apicoltori nella campagna toscana durante un'estate che cambierà per sempre la più grande di quattro sorelle, Gelsomina. "Un film poetico, moderno con una grande fotografia - l'ha definito Jane Campion - abbiamo amato moltissimo il personaggio di Gelsomina, era così reale che ti faceva sentire all'interno del film".
I premiati. Monica Bellucci ha consegnato a Timothy Spall il riconoscimento per il migliore attore protagonista per il biografico Mr. Turner del maestro inglese Mike Leigh, un ritratto del pittore inglese romantico "rivoluzionario, eccentrico e di profonda umanità". Spall ha scherzato sul palco: "In francese so dire solo 'un bicchiere di vino rosso', quindi ora trovo i miei occhiali e proseguo in inglese. Quattro ore fa ero in barca e poi è arrivata la chiamata ed eccomi qua. Purtroppo non c'ero quando Leigh ha vinto per Segreti e bugie e ora lui non è qui, ma è come se il premio fosse anche per lui". Migliore interpretazione femminile, quella di Julianne Moore. Il premio è stato stato ritirato da Bruce Weber, sceneneggiatore di Maps to the stars, ritratto feroce di Hollywood realizzato da David Cronenberg. La Moore nel film interpreta un'attrice sul viale del tramonto che, in un remake, vorrebbe riprendere il ruolo che era stato di sua madre per esorcizzarne il fantasma.
Miglior regista Bennett Miller già autore di Capote e Moneyball che, appassionato di cinema biografico, con Foxcatcher ha raccontato la storia vera dell'assassinio del lottatore medaglia d'oro alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, David Schultz, interpretato da un magistrale Steve Carrel, comico di successo al suo primo vero ruolo drammatico. Miglior sceneggiatura al film russo Leviathan del regista Andrey Zvyagintsev, storia di castigo senza delitto in un paesino sul mare, dove un uomo lotta per mantenere la propria casa contro la burocrazia corrotta e il potere arrogante dei politici.
Il più giovane, il più anziano. Premio della Giuria ex aequo all'enfant prodige Xavier Dolan e al maestro Jean Luc Godard, rispettivamente il più giovane (25 anni) e il più anziano (84) autore del festival. Il regista canadese ha realizzato con Mommy un ritratto di madre (tema pressoché unico della sua filmografia), in un rapporto conflittuale ma anche pieno d'amore con il figlio, affetto da sindrome di iperattività. Sul palco Dolan è apparso emozionatissimo nel suo smoking blu con cravattino nero e ha ringraziato Jane Campion per il suo Lezioni di piano, "il primo film visto nella mia vita, ci andai con mia madre". Naturalmente non c'era Godard che, nonostante il suo Adieu au langage fosse in concorso, ha dato forfait al festival defininendolo, in un'intervista a una radio francese, "un congresso di dentisti".
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