da: Il Fatto Quotidiano
Caos
Tasi, in 12 capoluoghi sarà più alta dell’Imu. Uil: “Bonus 80 euro
neutralizzato”
Il
90% dei Comuni non ha ancora deliberato sull'aliquota da applicare per il
calcolo della nuova tassa sulle prime case. Il governo pensa a un rinvio del
pagamento della prima rata, previsto per il 16 giugno. Intanto il servizio
Politiche territoriali della Uil calcola che l'esborso medio sarà di 240 euro a
famiglia, a fronte dei 267 euro pagati nel 2012 con l’Imu. E Brunetta attacca:
"Patrimoniale da 30 miliardi"
Slitta o non slitta? Ancora non si sa.
Sulla Tasi, la nuova “tassa sui servizi indivisibili” che sostituisce l’Imu
sulla prima casa e la cui prima rata – a meno, s’intende, che il governo non
decida di rimandare il termine a luglio o a settembre – andrebbe pagata entro
il 16 giugno, ci sono poche certezze. Nessuna delle quali rassicurante. Dai
calcoli di sindacati e associazioni dei consumatori emerge che il conto finale
sarà poco più basso di quello della vecchia imposta municipale, che si applica
ancora agli immobili diversi dall’abitazione principale (seconde case, immobili
di lusso, negozi e capannoni). Secondo il servizio Politiche territoriali
della Uil l’esborso medio sarà di 240 euro
a famiglia, a fronte dei
267 euro pagati nel 2012 con l’Imu. Qualche esempio: a Torino mediamente
la Tasi costerà 468 euro contro i 475 dell’Imu, a Genova 439 euro contro 372, a
Milano 430 euro contro 396, a Roma 410 euro – in questo caso meno dell’Imu, che
era mediamente di 537 euro. Ma in 12 città capoluogo - sulle 32 che
hanno pubblicato le delibere in materia – i cittadini pagheranno più di
quanto dovuto nel 2012, quando tutti i proprietari di casa erano soggetti
all’Imu. Si tratta di Bergamo, Ferrara, Genova, La Spezia, Macerata,
Mantova, Milano, Palermo, Pistoia, Sassari, Savona e Siracusa. I più tartassati
saranno gli abitanti di Mantova, che dovranno sborsare 89 euro in più, Pistoia
(75 euro in più), Genova (67 euro di aggravio) e Milano (64 euro in
più).
Uil:
“Bonus 80 euro neutralizzato da tasse” – Mentre il sottosegretario Graziano Delrio,
il ministero dell’Economia e il sindaco di Torino e presidente dell’Anci Piero
Fassino cercano di trovare una via d’uscita da quello
che è e resta un grosso pasticcio – nessuna decisione definitiva è stata presa
durante la riunione di lunedì mattina tra tecnici del Tesoro e
dell’associazione dei Comuni – è inevitabile che monti la polemica. Tanto più
considerando che mancano sei giorni al voto. Così Renato Brunetta, capogruppo
di Forza Italia alla Camera, ha buon gioco ad attaccare il governo Renzi e i
precedenti esecutivi Monti e Letta denunciando che il combinato disposto di
Imu, Tasi e aumento della tassazione sul risparmio equivale a una “patrimoniale
di fatto pari a quasi 30 miliardi di euro“. Senza dimenticare di ricordare che
“con Berlusconi nel 2011 il gettito derivante dalla tassazione sulla casa
(esclusa la prima) ammontava a poco più di 9 miliardi di euro” mentre
“quest’anno il pasticcio Letta-Renzi porterà un gettito da tasse sulla casa,
comunque denominate, fino a 35 miliardi”. Come da copione, è spuntato poi il
raffronto tra l’esborso fiscale legato alla tassazione sulla casa e il bonus
Irpef che arriverà nelle buste paga di circa 10 milioni di italiani a fine
mese: “Tra Tasi, Tari (la nuova tassa sui rifiuti, ndr) e addizionali
comunali si rischia di neutralizzare il bonus”, attacca Guglielmo Loy,
segretario confederale Uil. E “nel caso dei pensionati, esclusi dal bonus
fiscale, il rischio è di peggiorare ulteriormente la situazione economica,
aumentando il carico fiscale complessivo”. La confederazione sindacale
denuncia poi che “si rischiano di avere oltre 75 mila combinazioni differenti
di applicazione dell’imposta”, perché oltre alle aliquote differenziate tra
prime case e altri immobili c’è la variabile detrazioni. A Bologna, per dire,
ci sono 23 detrazioni diverse in base alla rendita catastale (il valore
dell’immobile ai fini dell’imposizione): si parte da 175 euro per gli immobili
con rendita fino a 327 euro fino ad arrivare a 5 per una casa con rendita
catastale di 1.637 euro.
Comuni
in ritardo – Il secondo punto fermo è che i Comuni sono in alto
mare: su un totale di 8.092, solo 832 hanno deciso quale aliquota applicare tra
quella “di base”, che è dell’1 per mille su valore catastale, e il tetto
massimo, fissato – considerata anche la possibilità di una maggiorazione fino
allo 0,8 per mille da “spalmare” a piacimento tra prima e seconda casa – al 3,3
per mille. Qualche giustificazione c’è: come ha spiegato lo stesso Fassino,
quando ad aprile il Parlamento ha approvato le linee guida per l’applicazione
della Tasi molti consigli comunali erano già stati sciolti in vista del voto di
domenica prossima. Per cui non hanno deliberato in materia (possono ancora
farlo entro il 23 maggio). Fatto sta che da questa inerzia è scaturito il caos.
Va ricordato che il gettito della Tasi serve a finanziare i servizi comunali,
dall’illuminazione alla manutenzione stradale, e Fassino ha già fatto sapere
che, in caso di rinvio del pagamento, lo Stato dovrà anticipare ai Comuni
almeno 2 miliardi per consentire loro di superare l’estate senza
ripercussioni.
Prima
rata entro il 16 giugno per tutte le seconde case –
Per ora, e a meno di proroghe che potrebbero essere annunciate nei prossimi
giorni, gli abitanti dei Comuni che non hanno deliberato non dovranno pagare
nulla il mese prossimo, bensì verseranno l’intera somma in un’unica soluzione
entro il 16 dicembre. Al contrario, sugli altri immobili si dovrà pagare
comunque entro il 16 giugno in misura pari allo 0,5 per mille, che è l’aliquota
base. A dicembre arriverà la seconda rata, con eventuale conguaglio alla luce
delle aliquote prescelte dagli amministratori locali. Alla faccia dello Statuto
del contribuente, che predica trasparenza e “completa e agevole” informazione
sulle disposizione in materia tributaria. Tanto che il Codacons si spinge a
scrivere in una nota che “il caos che si sta determinando è intollerabile e
potrebbe spingere gli utenti a non pagare le tasse con danni pesantissimi per
il Fisco”.
Alto
il rischio di ricorsi – Secondo Unimpresa, ad aggravare la
situazione ci si mette il rischio di una valanga di ricorsi: l’87% dei Caf
(Centri di assistenza fiscale) prevede alte probabilità di errore nei
versamenti dovute a difficoltà di calcolo e incertezza sulle aliquote e le
detrazioni. E chi pagherà più del dovuto potrebbe poi decidere di rivalersi
facendo causa al Fisco. A fronte di tutte queste incertezze “sarebbe stato
opportuno uno slittamento di tre o sei mesi”, commenta Paolo
Longobardi, presidente dell’organizzazione che rappresenta imprese medie,
piccole e “micro”.
Le
aliquote città per città – Non è facile districarsi nel valzer
delle cifre. Diciamo però che su un un punto è difficile sbagliarsi: eccezion
fatta per Aosta – dove per le case non di lusso l’aliquota è stata fissata al
livello base dell’1 per mille – e Pordenone – con l’1,25 per mille – tutte le
altre città che si sono già pronunciate hanno aumentato le aliquote rispetto
a quelle applicate per il calcolo dell’Imu. Ancona, Bologna, Cagliari, Cremona,
Ferrara, Genova, La Spezia, Piacenza, Reggio Emilia, Torino e Vicenza hanno
fissato l’asticella al livello massimo, il 3,3 per mille. Milano ha scelto
di fermarsi al 2,5 per mille, introducendo detrazioni legate alla rendita
catastale (fino a 770 euro) e in base al reddito Irpef (fino a 21 mila euro). Roma
ha scelto il 2,5 per mille con detrazioni decrescenti con il crescere della
rendita catastale. Il capoluogo lombardo e la Capitale ricorrono però
all’addizionale sulle seconde case, arrivando in questo caso all’11,4 per
mille. Tornando alle abitazioni principali, Torino ha scelto un aliquota del
3,3 per mille con detrazione fissa di 110 euro per immobili con rendita
catastale fino a 700 euro, più 30 euro per ogni figlio minore di 26 anni,
Genova ha previsto detrazioni decrescenti da 114 euro per immobili con rendita
catastale fino a 550 euro per arrivare a 50 euro per immobili con rendita fino
ai 900 euro. Palermo ha optato per il 2,9 per mille con detrazione fissa
di 50 euro, più 20 euro per figli minori di 18 anni. Bologna applica il 3,3 per
mille con detrazioni decrescenti con il crescere delle rendite.
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