da: Cadoinpiedi
Marchionne
non è un mito
Dieci
anni fa il manager svizzero ha varcato le porte del Lingotto, come un oracolo.
Adesso presenta il piano di rilancio della Fiat italo-americana: si parla di 30
miliardi di euro da investire dal 2014 al 2018 di cui 10 verrebbero spesi in
Europa per finanziare la ripresa dell'Alfa Romeo. Cadoinpiedi.it ha chiesto a
Marco Cobianchi, autore di American Dream (Chiarelettere) di fare un bilancio
della gestione della società. Il risultato? Piani industriali che sembrano
copioni di una fiction e obiettivi sbandierati e mai raggiunti.
Sergio Marchionne ha promesso di scoprire a
Detroit le carte con cui punta al rilancio del gruppo Fiat Chrysler
Automobiles. Il d-day è il 6 maggio: secondo Repubblica, Marchionne dovrebbe
annunciare un piano che si aggira attorno ai 30 miliardi di euro da investire
dal 2014 al 2018. Circa 10 miliardi verrebbero spesi in Europa per finanziare
soprattutto la ripresa dell'Alfa Romeo; altri 10 andrebbero nelle Americhe per
far fronte alla concorrenza, gli altri dieci andrebbero in Asia, in particolare
in Cina per il lancio della Jeep.
Così mentre in Italia si discute del destino delle fabbriche in patria e di quanto il Paese ha investito e forse investirà nella Fiat, ci si chiede se le mosse del
manager abbiano dato davvero i frutti sperati. E se all'ultima riga
del bilancio il segno sia positivo. "Dopo dieci anni di Marchionne, è ora
dei bilanci: è un grandissimo manager, ma ha fallito molti obiettivi", ha
detto a Cadoinpiedi.it Marco Cobianchi, giornalista di Panorama e autore di American
Dream (Chiarelettere, 2014). "Sono stati dieci anni vissuti rapidamente,
ma senza lo Stato non sarebbe arrivato a questo punto. Il mito di Marchionne va
sfatato". Così mentre in Italia si discute del destino delle fabbriche in patria e di quanto il Paese ha investito e forse investirà nella Fiat, ci si chiede se le mosse del
DOMANDA: Il sogno americano che hai preso a prestito per il titolo del tuo libro per gli italiani ha avuto sempre un'accezione molto positiva, il sogno di un sogno. Ma nel caso Fiat diventa una sconfitta, forse anche una fregatura. E' così?
RISPOSTA: Lo
dicono i numeri. Questo non è un libro che ha una tesi da dimostrare, ma alla
scadenza di dieci anni di Marchionne alla guida della Fiat è ora di fare
bilanci. Lui è un grandissimo manager. Però bisogna ammettere che, andando a
vedere come ha raggiunto i suoi obiettivi - innanzitutto non far fallire la
Fiat - c'è qualcosa da approfondire.
D: Cosa?
R: Su
dieci anni, sei sono di rottamazione. Solo di cassa integrazione in nove anni
l'Italia ha speso 1,7 miliardi. A questo si devono aggiungere centinaia di
milioni di aiuti di Stato e altrettanti, se non più, all'estero.
D: Con quali risultati?
R: L'internazionalizzazione
è fallita nei tre mercati fondamentali, Cina, Russia e India. Non avendo soldi
da investire l'Alfa Romeo è praticamente morta. Nel 2012, per esempio, ha
venduto centomila auto, e il suo mercato è solo italiano.
D: Poi c'è stata l'acquisizione della Chrysler. Qual è il suo giudizio?
R: L'acquisizione
è stato un colpo da maestro. Per prendersela, con l'assenso di Obama,
Marchionne ha violato due o tre leggi. Gli unici che ci hanno guadagnato sono
stati i sindacati che avevano 8 miliardi di crediti presso Chrysler e se ne
sono andati con 9,2 miliardi. Ma Marchionne non ha portato in America i modelli
che aveva promesso, quelli piccoli che consumano poco che sono il core business
della Fiat. Negli Stati Uniti guadagna soldi continuando a fare i modelli che
faceva prima Chrysler. E, è un dato di fatto, ha distrutto i sindacati, che
erano un po' una casta, altro che Fiom: gli ha tolto tutto.
D:
Non tutto è andato per il verso giusto, insomma.
R: La
cosa che mi fa più pensare è che ha sempre promesso molto più di quello che
poteva mantenere. Mi ha lasciato di stucco che in nove anni abbia prodotto otto
piani industriali. Li ho letti tutti: sono una cosa fantasmagorica, alcuni pura
fiction.
D: Cioè?
R:
Diceva "farò venti modelli di auto", ne ha fatti 10. Diceva che
avrebbero prodotto 4 Alfa nuove ne ha fatta 1. Diceva che avrebbe venduto sei
milioni di auto, si è fermato a 4,4 milioni.
D: In questi giorni si è parlato del futuro di Alfa Romeo.
R:
Non la venderà mai piuttosto si taglia un braccio. Se annuncia scorporo Alfa
Romeo non è per venderla. Mi chiedo: se invece pensasse il contrario?
D: In che senso?
R: Cioè
vendere Fiat e tenersi Alfa Romeo. Ha detto che vuole portare Fiat verso un
posizionamento più alto, facendo concorrenza a Bmw, Audi, eccetera. Questo non
può farlo con la 500, ma può farlo con le Alfa.
D: In effetti quello era il posizionamento di Alfa Romeo.
R: Solo
che la Mercedes vende un milione e mezzo di auto, Alfa centomila. Ma resta il
marchio su cui ha fatto più annunci in assoluto. Nel 2010 diceva che avrebbe
venduto, entro il 2014, 500 mila Alfa Romeo. Nel 2011 sono diventate 400 mila,
nel 2012 più di 200 mila. I numeri reali sono ben diversi.
D: Il dibattito sulla Fiat continua a contrapporre due diverse visioni dell'economia. C'è chi dice che Fiat ha preso i soldi pubblici italiani per poi andarsene senza nessun riguardo, chi sostiene che è la globalizzazione e non si poteva fare altrimenti. Chi ha ragione?
R: Hanno
ragione tutti e due. Da una parte è vero che abbiamo mantenuto la Fiat fin da
quando è nata. Basti pensare che fu l'impresa che incassò più soldi dal piano
Marshall. Dall'altra è vero che esiste la globalizzazione e Marchionne ha fatto
benissimo a comprare Chrysler. Il problema è ragionare sul prezzo che l'Italia
paga.
D: Ne è sicuro?
R: Lo
dicono i numeri. Nel 2013 solo Fiat ha perso 911 milioni, Chrysler ha
guadagnato 1,8 miliardi. Non esiste una multinazionale che accetti una cosa
così. E Fiat pagherà un prezzo anche perché Marchionne non può per legge usare
i guadagni in America per tappare buchi in Italia. Almeno per tutto il 2014
Fiat deve camminare con le sue gambe.
D: Quale sarà questo prezzo?
R: È
una domanda difficile. Non vorrei fare allarmismo ma il governo deve porsi una
volta per tutte il problema Fiat: è giusto mantenere una società in perdita? È
una decisione politica. Bisogna evitare di essere presi alla sprovvista come
successo con Termini Imerese. Gli annunci ci furono due anni prima e il governo
italiano non è riuscito a combinare niente. Bisogna organizzarsi prima.
D: Crede che il governo Renzi accetterà di continuare a sostenere Fiat?
R: Il
famoso miliardo di cui si discute per rifinanziare la cassa integrazione è
proprio il miliardo che serve alla Fiat. Lo stato deve decidere se
effettivamente rifinanziare o prendere altre strade, ma una decisione va presa.
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