da: Il Fatto Quotidiano
Expo
2015, non solo scandali: “Troppa retorica, sogni e previsioni sovrastimate”
L’ebook dell’economista Roberto Perotti, scaricabile gratuitamente su Lavoce.info, si intitola: “Perché l’Expo è un grande errore”: “E’ un affare da 14 miliardi che nessuno ha osato criticare: partiti, sindacati, industriali”.
Quanto costa la retorica? Quanto costerà l’Expo
2015 e quanti benefici reali porterà? L’economista Roberto Perotti parte da qui per
parlare – in un pamphlet scaricabile gratuitamente su Lavoce.info
– non tanto degli scandali che stanno travolgendo
l’esposizione universale di Milano dell’anno prossimo, quanto
dei reali effetti dell’evento. “Perché l’Expo è un grande errore” è il titolo
dell’e-book di Perotti ed è anche la risposta quelle domande. Perotti –
editorialista del Sole 24 Ore e ex consulente tra l’altro di Fmi, Banca
Mondiale, Bankitalia e Bce – spiega che “né la corruzione né i ritardi sono il
problema principale di Expo 2015″. Piuttosto l’Expo “non sarebbe dovuto
accadere” e invece è nato,
cresciuto e “sospinto da un’orgia di retorica”.
cresciuto e “sospinto da un’orgia di retorica”.
Nessuno ha osato rompere l’idillio,
criticando l’idea e le modalità del percorso che porteranno alla manifestazione
di Milano. Tutti sono saliti sul carro del “sì”: le aziende edili, ovviamente,
ma anche i partiti, soprattutto quelli che da anni contestano i fondi prodotti
dal nord e trasferiti al sud.
Un affare da 14 miliardi che è
divenuta la chance – dice Perotti – per far uscire dal cassetto i sogni “di
ogni urbanista, ogni politico, ogni esponente della cultura, della finanza,
dell’industria” e perfino di chi immagina il nuovo futuro e “un nuovo paradigma
per l’esistenza del mondo”. Tutti d’accordo: sinistra, destra, sindacati,
industriali. E quindi riqualificazione urbanistica, nuovi sistemi di sviluppo,
lotta alla fame del mondo, lavoro, crescita e via andando. Ma soprattutto stime
economiche azzardate, secondo Perotti. Se l’investimento iniziale è 3,2
miliardi “prima o poi bisogna alzare le tasse”: “Questo non significa che
l’Expo non possa essere finanziato in deficit – continua Perotti – ma solo che
prima o poi bisognerà ripagare il debito alzando le tasse. Ma alzare le tasse
riduce la produzione e il Pil e di questo bisognerebbe parlare”. Oppure le
stime sui flussi turistici: si attendono 20 milioni di persone, di cui 15
italiani, ma “se non avesse visitato l’Expo, sarebbe andato al ristorante nella
sua città, allo stadio, a un museo”.
Poi la questione dei progetti alternativi
che potrebbero generare un aumento ancora maggiore diproduzione e Pil e a
un costo inferiore. Tra le migliaia di esempi possibili, dice Perotti, c’è
quello della Darsena, area milanese di circa 20mila metri quadri. Il costo
della riqualificazione “è di circa 19 milioni di euro, poco più di un millesimo
del costo dell’Expo” spiega l’economista. Quindi con il costo dell’Esposizione
si potrebbero “far rinascere mille Darsene, cioè l’intera Milano”, mentre
l’Expo rimarrà inutilizzato in una zona isolata e distante da Milano.
Infine le previsioni ottimistiche: si stima
che un italiano su 4 visiterà l’Expo, quando la “maggior attrattiva dell’Expo
saranno i padiglioni dei vari Paesi, con le loro colture (non culture). E’
molto difficile immaginare degli adolescenti che si appassionano a vedere il
riso coltivato in Bhutan o il luppolo della Germania”. O magari il turismo
culturale e congressuale che già ha fallito con le Olimpiadi di Torino.
Dunque cosa resta? Secondo Perotti “quando
fallisce ogni argomento razionale, c’è sempre il valore simbolico”. Il paragone
che fa l’economista è con la guerra di Libia del 1911. Non serviva quasi a
niente, ma provocò “l’effetto sogno“. E infatti non portò vantaggi, “se non la
convinzione di essere entrati a far parte dell’elite delle potenze coloniali”.
Eppure la lezione non bastò, come ricorda Perotti: di lì a poco l’Italia si
infilò nell’immane tragedia della prima guerra mondiale. La lezione è la
stessa, secondo l’economista: “Quando si rinuncia ad ogni considerazione
razionale di costi e benefici per la collettività”.
Nessun commento:
Posta un commento