da: La Stampa
Nanni Moretti "Certi registi amano più se
stessi dei personaggi"
Il presidente di giuria a Cannes: lo abbiamo notato
tutti Il premio a Trintignant? Incompatibile con la Palma d'oro
di Fulvia Caprara
Presidente
ecumenico, presidente spigoloso, presidente autoritario, presidente
democratico. La vera storia dell’ultima, decisiva, riunione della giuria del Festival
di Cannes, probabilmente non si saprà mai, neanche scrutando a fondo le foto
scattate e twittate dal presidente Gilles Jacob l’altro pomeriggio
ininterrottamente, fino all’ultimo messaggio, «Fiat lux», alle 15,30. Nelle
immagini si vedono i giurati al lavoro, Moretti con la testa fra le mani,
Alexander Payne che discute animatamente. Di alcuni giurati, quelli che non
sono riusciti a dare un premio ai film firmati da connazionali, si dice,
sherzando, che avranno difficoltà a tornare in patria: «Abbiamo lavorato senza
partire da idee preconcette - dice Raoul Peck -, e adesso siamo qui tutti
insieme e tutti soddisfatti». E lo stilista Jean-Paul Gaultier aggiunge:
«Nessun premio ai francesi, e io come dovrei sentirmi? In gara ho provato molte
emozioni, e di questo sono contento e grato».
Saranno andati d’accordo? Quanto avrà pesato l’influenza della personalità dell’autore della Stanza del figlio? Su Libération qualche dubbio sull’operato del presidente traspare, si elencano i film dimenticati (Cosmopolis,
Allora Moretti, come si è trovato con la sua giuria?
«Dopo
quest’esperienza abbiamo deciso una cosa, quando uno di noi sarà chiamato da
qualche festival a fare il giurato, ci presenteremo insieme tutti e nove, non
importa quale sarà la città dove avrà luogo la manifestazione. Andremo insieme
dovunque, a Toronto, a Locarno, a Pusan».
Come descriverebbe i suoi giurati?
«Non c’è stato
nessun premio all’unanimità, ma voglio ringraziare la sincerità di Ewan
McGregor, la passione di Hiam Abbas, il buonumore di Jean Paul Gaultier, la
determinazione di Diane Kruger, la dolcezza di Emmanuelle Devos, la competenza
di Raoul Peck, l’energia di Andrea Arnold, e la nostra memoria storica, cioè
Alexander Payne».
Su che non avete raggiunto l’accordo?
Su che non avete raggiunto l’accordo?
«Su una cosa di
sicuro, Andrea Arnold voleva convincerci a seguire il suo folle progetto di
fare il bagno in mare con 14 gradi, no, non ci è riuscita...»
E poi?
«Ci siamo riuniti
per otto volte, abbiamo parlato e ri-parlato di molti film, se devo dire una
cosa, a titolo personale, ma anche degli altri giurati, è che abbiamo notato
tutti la prevalenza, in alcuni dei registi in competizione, dell’amore per se
stessi piuttosto che per i propri personaggi».
C’è chi ritiene che i premi per le migliori interpretazioni sarebbero dovuti andare ai protagonisti di Amour, Jean Louis Trintignant e Emmanuelle Riva.
«Avete visto che
alla premiazione, prima di consegnare la Palma, abbiamo citato gli attori di Amour proprio
per ricordare il loro contributo fondamentale. Il regolamento prevede che la
Palma d’oro sia incompatibile con altri premi, alcuni giurati avrebbero voluto
premiare gli attori, ma non era possibile».
Ci sono stati film su cui i pareri erano particolarmente contrastanti?
Ci sono stati film su cui i pareri erano particolarmente contrastanti?
«Si, di certi film
si è parlato di più che di altri, comunque tutti i giurati sono stati
attentissimi, ricordavano scene, inquadrature, battute. I registi che hanno
provocato maggiori divisioni sono tre, Ulrich Seidl, Leos Carax e Carlos
Reygadas che poi è stato premiato. Penso sia sbagliato cercare l’unità a tutti
i costi, si discute, ci si scambia pareri e alla fine si cerca di trovare un
accordo, una via di mezzo».
Di Garrone hai già detto, che cosa ti è piaciuto di più del suo film?
«Tante cose,
soprattutto la grande umanità, si vede che Matteo è anche pittore, e poi con
questo film, a distanza di 4 anni da Gomorra, ha dimostrato di aver
completamente ribaltato il suo registro stilistico».
Sta parlando di lui praticamente. Lui si ama molto
RispondiEliminaSara..ciao!..ahahahah...è la stessa cosa che ho pensato io!!
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