venerdì 1 giugno 2012

Media, internet banda larga: la Cassa Depositi e Prestiti sblocca i fondi, investimenti in 30 città


da: la Repubblica

Primo sì alla "banda larghissima", scatta il piano per la fibra 30 città
La Cassa depositi e prestiti sblocca i fondi: 200 milioni subito e 300 dopo per dare la connettività superveloce ai maggiori centri italiani. E Telecom Italia si appresta a due miliardi per dare connettere il 70 per cento delle case in 99 città
di Alessandro Longo

Il dado è tratto per la banda larghissima italiana: sarà sostenuta anche dai fondi pubblici, quelli del Fondo strategico italiano, controllato dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp) 1. Una mossa che era nell'aria da due anni e che stamattina è stata decisa finalmente dalla Cdp: investirà in Reti Tlc e quindi in un piano che mira a coprire 30 città italiane dal 2013 al 2017 con fibra ottica nelle case (da 100 Megabit e oltre). È la prima volta che fondi dello Stato italiano sono impegnati direttamente in un progetto per dare banda larghissima al Paese. In particolare, quanto deciso è che il Fondo strategico italiano salirà al 46,2 per cento di Reti Tlc, investendo 200 milioni di euro subito, con un opzione per aggiungervi altri 300. Reti Tlc è la holding controllata da F2i, a cui fa capo il 61,4 per cento di Metroweb, società che possiede buona parte della rete in fibra ottica di Milano. La caccia ai soldi comunque continua, perché il piano è da 4,5 miliardi di euro, da finanziare al 60 per cento a debito e per il resto con capitale a rischio. In alcune città della Lombardia dovrebbe partecipare all'investimento anche la Regione.

Le città sono
Brescia, Bergamo, Como, Monza, Torino, Genova, Prato, Livorno, Firenze, Roma, Napoli, Salerno, Messina, Palermo, Catania, Reggio Calabria, Taranto, Bari, Foggia Pescara, Ancona, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Venezia, Trieste, Udine, Padova, Vicenza, Verona. Più Milano, dov'è già presente Metroweb. Qui si raggiungerà la copertura totale della popolazione anche attraverso un accordo firmato, a settembre, tra F2i e Telecom Italia, che cableranno con fibra circa 36 mila edifici (pari all'80 per cento del totale).

Sul piano nazionale Telecom Italia si attendevano sviluppi  dal consiglio d'amministrazione odierno, ma non ce ne sono stati. Al momento si sa quindi che sta per mettere sul tavolo due miliardi di euro (500 milioni entro due anni) per dare i 100 Megabit al 70 per cento delle case in 99 città, per poi arrivare a 215 entro il 2020. La tecnologia Telecom nell'immediato sarebbe diversa, molto più economica, rispetto a quella di F2i-Metroweb: fibra fino all'armadio stradale e l'ultimo tratto in rame. Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i, presentando il proprio piano aveva sottolineato i limiti della tecnologia scelta da Telecom Italia: certo più economica per l'operatore (170 euro contro 800 euro per utente cablato), ma ha meno garanzie di poter dare i 100 Megabit a tutti gli utenti coperti.

Telecom ha già annunciato però che in una seconda fase intende passare a una tecnologia fibra ottica nelle case. Colpisce comunque l'attenzione di molti addetti ai lavori un aspetto. Che i soli due grandi piani banda larghissima italiana siano in parte sovrapponibili, investendo assieme su circa 30 città. È arrivata per esempio la critica di Franco Lombardi, presidente Asati (Associazione piccoli azionisti Telecom), in una lettera al governo: il senso espresso è che non è opportuno investire fondi pubblici in aree già interessate da piani analoghi di un soggetto privato (Telecom Italia); e sarebbe meglio investire tutti in un progetto nazionale unico, per assicurare una copertura omogenea del territorio nazionale, secondo gli obiettivi dell'Agenda digitale (100 megabit al 50 per cento della popolazione entro il 2020).

A parte questi piani e la rete in fibra storica di Fastweb (su 2 milioni di case), infatti, ben poco altro bolle in pentola. Il Ministero allo Sviluppo Economico può contare ora su 450 milioni di euro di fondi europei per dare banda larghissima nelle regioni meridionali (tutte eccetto la Puglia) e ora è alla caccia di altre risorse, anche per il Centro-Nord. È stimabile che il contributo dello Stato, per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda, dovrebbe essere di almeno due miliardi di euro.

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