Corrado Calabrò, presidente
dell’Autoriatà per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), ha presentato al
Parlamento la sua relazione in merito all’attività svolta.
Relazione con la
quale ha evidenziato i ritardi italiani nella diffusione della banda larga con
conseguenti impatti economici e (come si dice in questi casi) lanciato un grido
d’allarme contro due colossi: Google e Facebook.
In merito alla
banda larga, l’economia prodotta dalla rete vale vale solo il 2% del Pil contro
il 7,2% del Regno Unito. Il ritardo dello sviluppo costa all’Italia tra l’1 e l’1,5%
del Prodotto interno lordo.
Non dobbiamo pensare solo all’uso personale che facciamo di internet, pensiamo a quale
strumento rapido e funzionale sia per chi svolge attività professionali e,
ovviamente, come sia possibile usufruire di certi servizi solo con connessioni opportunamente
dimensionate.
Quanto ai due
colossi Google e Facebook, Calabrò sostiene che «La crescente partecipazione ai
ricavi complessivi della filiera delle telecomunicazioni, così come nell’audiovisivo,
da parte degli over-the-top è inmarrestabile. Si è verificato uno spostamento
dell’asse della competizione nel campo Ict: dalla concorrenza tra gli operatori
dotati di infrastrutture per il mercato dell’accesso a internet si è passati a
una competizione tra il complesso degli operatori telco da una parte e i
fornitori di servizi over-the-top dall’altra. Ciò significa che Google e
Facebook possono prendersi il cliente di una Telecom, senza che nessun ricavo
finisca nelle casse di quest’ultima. Il rischio, in soldoni e – ovviamente –
per i business aziendale non certo per gli utenti, è quello di un trasferimento
di ricchezza tra Unione Europea e Stati Uniti o altri Paesi emergenti,
maggiormente orientati su un’innovazione fuori dalle reti».
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