lunedì 2 aprile 2012

Vittoria Puccini intervistata da la Repubblica

da: http://www.repubblica.it/

In fabbrica, diva e prostituta il tris al cinema di Vittoria Puccini
Incontro con l'attrice, nelle sale con "Magnifica presenza" di Ozpetek. Sarà una maitresse in tv ed ha girato un film tratto da "Acciaio". "Lì ho capito cos'è l'inferno"

Vittoria Puccini in jeans, coi capelli raccolti, sembra una moderna ballerina di Degas. Si muove rapida nella nuova casa invasa dal sole. Terrazza magnifica, la maxi cucina di plastica occupa quasi tutta la stanza della figlia Elena. "Bella vero? L'ho trovata su Internet, con una figlia ti diverti, puoi tornare bambina". La ragazza che conquistò l'Italia con Elisa di Rivombrosa è in grande ascesa: è al cinema con Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek, ha girato Acciaio di Stefano Mordini dal libro di Silvia Avallone (il film sarà visionato per i festival), sarà una prostituta nella serie Rai Altri tempi di Marco Turco sull'abolizione delle case chiuse. 

"È un bel momento per il lavoro, però la mia vita è cambiata... Non ho mai parlato della scomparsa di mia madre" dice con pudore "facevo la madrina a Venezia, in poche ore ho vissuto la gioia e il dolore più profondo. Sono passati sette mesi e improvvisamente ho capito di avere una forza in più, ti scatta, non so spiegarlo, la voglia di fare le cose bene per restituire i sacrifici. Avere una figlia mi ha aiutato... Ma l'assenza di mia madre è qualcosa con cui farò i conti tutti i giorni della mia vita". Ricaccia le lacrime, abbassa gli occhi, si accarezza la testa per mettere a posto i capelli, ordinatissimi. Cambiamo argomento. Con quella faccia da eroina romantica
potrà fare davvero la prostituta? Non ci crede nessuno.
"Marco Turco dice di sì, mi fido" ride. "Con lui ho girato la storia di Basaglia, nessuno credeva che avrei potuto fare la pazza invece ho vinto la sfida con me stessa. Non mi sono mai guardata allo specchio. Se mi svegliavo con le occhiaie, meglio".

Vittoria, che storia racconterà "Altri tempi"?
"Il film parte che sono ragazzina - Turco ha scritto la storia con Sermoneta e vuole raccontare un'epoca - e finisco per diventare una maitresse. S'intrecciano tante storie, una delle prostitute s'innamora di un poliziotto".

I tempi cambiano, le escort non sognano i poliziotti.
"Già. Ma negli anni 40 queste donne disperate non si prostituivano perché speravano di diventare attrici famose... Mi sono chiesta perché un uomo paghi una donna, è sempre un problema di potere. Ho una figlia, certi modelli sono inaccettabili e si è creato un circolo vizioso: queste ragazze hanno visibilità, vengono intervistate".

Con "Acciaio" di Mordini è entrata in fabbrica.
"Entrare alla Lucchini è stata un'esperienza pazzesca, la sera avevamo la faccia nera. Ma gli operai che lavorano lì dentro, in quel posto così aspro, sono gentili, disponibili a raccontarti la loro vita. È stato come trovare gli angeli all'inferno. Una fabbrica siderurgica è l'inferno: le colate di lava, il calore. È stato uno scambio umano fortissimo. Tutta Piombino è collegata alla fabbrica: ci hanno lavorato padri, figli, nipoti. Per quanto siano provati e rischino la vita, gli operai parlano con rispetto del luogo di lavoro. Hanno una grande dignità e meritano rispetto".

Interpreta una ragazza borghese impiegata in fabbrica che s'innamora di un operaio, Michele Riondino.
"Sono una laureata che lavora negli uffici e decide chi licenziare. Acciaio fotografa la realtà difficile che stiamo vivendo. Sono entrata in tutti gli uffici, anche in una stanza dove c'è un calendario che indica i giorni senza incidenti sul lavoro. Si riazzera tutte le volte. Fa veramente impressione".

Si sarà fatta un'idea sull'articolo 18.
"Leggendo i giornali mi dico: forse c'è qualcosa che non so. Se ogni categoria dice: "Tutelatemi" non si va avanti, però colpirne solo alcune è ingiusto. E non può essere solo festa grande per gli imprenditori. Penso che non si possano fare passi indietro, i diritti acquisiti vanno difesi. Le donne con figli hanno difficoltà a mantenere il posto di lavoro, è vergognoso. In Francia in certi casi è lo Stato a pagare la tata".

Si nasconde una pasionaria dietro l'eroina romantica.
"Ho le mie idee. Mica posso fare solo le eroine, m'interessano anche storie più realistiche. Quando reciti crei un personaggio e ti distacchi da te, ma prendi spunto da cose viste o vissute".

Nel film di Ozpetek è sofisticata, elegantissima.
"Le dive dell'epoca erano creature irraggiungibili. Oggi il divismo non esiste, sai cosa mangia la tua attrice preferita, si sa tutto. Ferzan t'invita a casa per le letture poi la sceneggiatura si trasforma; il film viene fuori sul set, ha bisogno di vedere la scena. È speciale".

Quanto pensa di essere cambiata?
"Ho guadagnato il rispetto di me stessa, ora faccio le cose perché le voglio io e non perché gli altri si aspettano qualcosa".

Fa un mestiere che si basa sull'immagine.
"In nessun mestiere il corpo è così centrale. Cominci la mattina nuda in sartoria davanti allo specchio e puoi essere la più bella ma ti trovi tutti i difetti. La bellezza al cinema sta nella verità, ma è vero, noi attrici siamo schiave della perfezione. È impossibile essere sempre perfette. Per gli uomini è diverso, anche coi difetti diventano interessanti. Beati loro".

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