Lombardia, una Regione di inquisiti: da Prosperini a
Penati
L’assessore allo
Sport e ai Giovani Piergianni Prosperini è stato arrestato in diretta tv
nel 2009, durante un collegamento con una tv locale. “Ora ti devo lasciare”,
diceva frettolosamente al giornalista che aveva annusato la notizia. Il
fustigatore dei costumi, ex leghista passato ad An, protagonista di crociate televisive
autogestite in cui tuonava contro gli immigrati, i centri sociali, i gay,
finiva in carcere per corruzione, in un’inchiesta relativa agli spot
commissionati dalla Regione Lombardia. Dopo aver patteggiato una pena di tre
anni cinque mesi, Prosperini ci ricasca. Ora è di nuovo sotto processo, di
nuovo per corruzione, di nuovo per accuse relative alla sua carica di
assessore, ma la Regione Lombardia ha deciso di non costituirsi parte civile.
Roberto Formigoni guida la regione Lombardia dal lontano 1995, miete consensi a ogni tornata elettorale, ma la sua lunga parabola è accompagnata dai numerosi guai giudiziari che colpiscono il suo”inner circle”, specie negli ultimi tempi. Dopo Prosperini è toccato a un big del Pdl, il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, arrestato il 30 novembre 2011 nella sua casa di Brescia, dove i carabinieri trovano due buste con 100 mila euro in banconote da 500 euro. Tangenti sulle concessioni di cave e discariche, secondo gli inquirenti, che portano in carcere anche un funzionario dell’Arpa e l’impernditore Pierluca Locatelli, il presunto corruttore.
Il 16 gennaio 2012 è la volta del molto chiacchierato Massimo Ponzoni, consigliere segretario dell’ufficio di presidenza. Ma soprattutto plenipotenziario di Formigoni in Brianza, ex assessore, il più votato del partito
Oggi, l’ennesima
accusa di corruzione per un uomo al top del potere regionale, il presidente del
consiglio Davide Boni, della Lega nord.
Anche lui indagato per vicende strettamente
connesse alle sue funzioni in Regione.
Gli arresti e le indagini
che colpiscono i big sono inframmezzati da tante vicende che imbarazzano il
“celeste” Formigoni al di là dei risultati giudiziari: dal lontano scandalo Oil
for Food al recente crac dell’ospedale San Raffaele, fiore all’occhiello della
sanità lombarda, che equivale a dire fiore all’occhiello della politica
formigoniana. Nomi, casi, ombre, riassunti per esempio nelle “dieci domande” –
senza risposta – rivolte al presidente dai consiglieri di Sel Giulio e Chiara
Cremonesi.
Domande che rievocano tra l’altro le sempre più numerose inchieste sulla mafia in Lombardia che vanno a lambire la Regione e le sue competenze. Il direttore sanitario della Asl di Pavia, Carlo Chiriaco, è attualmente imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, gravato da vanterie imbarazzanti sul proprio ruolo nella ‘ndrangheta, rimaste impresse nelle intercettazioni. E Formigoni non si è fatto alcun problema a promuovere alla Asl più importante della provincia di Milano quel Pietrogino Pezzano filmato e intercettato in amichevoli contatti con i boss calabresi della solita Desio. E costretto alle dimissioni soltanto dalla rivolta dei sindaci interessati.
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