lunedì 7 maggio 2012

Tv, La7: Telecom vende, De Benedetti acquista? Ma cosa?

La7 è il canale di proprietà di TI Media, controllata con più del 70% da Telecom. Ogni anno ci sono voci di cessioni di parte o totalità della rete, le ultime riaprono il capitolo: De Benedetti.
Il proprietario del gruppo editoriale Espresso-la Repubblica – notoriamente “lobby nemica” di Silvio Berlusconi - si mormora sia nuovamente interessato a comprare La7. Ma è proprio così?

Voci a parte, quel che si concreterà per TI Media (mercoledì) è lo scorporo tra impianti di trasmissione e canali tv. Mediaset docet. Ha recentemente disposto la fusione tra Elettronica Industriale e DMT che le dà, di fatto, il monopolio delle torri senza le quali non è possibile trasmettere il segnale del digitale terrestre, ergo: non si attiva una rete televisiva.

Ed è proprio alle torri di trasmissione che pare sia interessato Carlo De Benedetti. Il che mi pare più realistico e opportuno se si vuole una “terza presenza” di media televisivo. Che è cosa diversa dall’essere “terzo polo” televisivo. Non sono tempi per investimenti nel settore ed è indispensabile comprendere la dinamica tv/web (presente e potenziale futura) se si vuole mettere soldi e guadagnarci.
Le due cose che hanno senso sono: consentire la più ampia e stabile diffusione del segnale per i canali minori (locali, altri canali digitali), consentire la diffusione di specifici programmi (Servizio Pubblico è un esempio, ma ve ne potrebbero essere altri di diverso genere) su alcune delle reti alternative a Raiset (Rai + Mediaset). In entrambi i casi, servono frequenze diffuse e stabili. Per fare ciò, servono torri che trasmettono il segnale.

In merito alle vicende societarie che coinvolgerebbero La7 e più in generale TI Media, sono stati intervistati i due più rappresentativi volti della tv di Telecom: Mentana, direttore del tg e Gad Lerner con il suo “Infedele”.


Queste alcune delle risposte di Mentana a Caverzan del quotidiano di Berlusconi: Il Giornale, che gli ricordava gli insuccessi televisivi di De Benedetti:
“Oggi ha più senso impegnarsi nel business televisivo. Con la stessa cifra con cui si conquista un posto tra i tanti
azionisti del Patto di sindacato del Corriere può avere la maggioranza in una televisione”.

“Se sarà lui il nuovo socio, ben venga. Ma ven venga anche un altro con altrettanta solvibilità. Ciò che conta è che abbia una strategia editoriale a breve, medio e lungo termine, che finora non ha potuto esserci, causa le continue voci di vendita”.

C’è il pericolo che La7 diventi TeleRepubblica..
“Non vedo il pericolo come  non temevo che Canale 5 diventasse TeleForzaItalia quando dirigevo il Tg5”

Gad Lerner, è stato invece intervistato da Conti del Corriere della Sera. S’inizia con il domandare come si lavora in una La7 in vendita:
«Ricordo ancora quando, l’11 settembre 2001, lasciai lo studio di Enrico Bondi, appena arrivato alla guida di Telecom Italia, in via Melchiorre Gioia a Milano. Uscii dopo aver appreso due grandi novità. Il crollo delle Torri Gemelle a New York. E il giudizio di Bondi su La7: “un progetto velleitario e inopportuno della precedente gestione”, urgeva “soltanto ridimensionare”. Ricordo che il loro consulente, in quel momento, si chiamava Maurizio Costanzo…Invece a novembre festeggio dieci anni di “Infedele”: in una tv che si è affermata ed è complessivamente cresciuta».

La7 e Carlo De Benedetti:
«So che il gruppo l’Espresso ha studiato i bilanci. Guardando i fatturati delle due aziende, a me sembrano entità non facilmente integrabili. Altra questione è la nascita di una nuova società di infrastrutture televisive con i multiplex di Telecom Italia Media e altri azionisti, tra cui anche De Benedetti. Mercoledì ci sarà una scissione societaria, non c’è più alcun vincolo di riservatezza nell’affermarlo. Ma è una evoluzione della struttura industriale. Per dirla tutta, non credo che De Benedetti stia bluffando, meno che mai rilanciando al ribasso la trattativa, quando fa capire che la sua intenzione di acquistare davvero La7 è ormai venuta meno».

«La7 è ormai una realtà imprescindibile del panorama della tv italiana di qualità. E’ difficile, direi impossibile, ignorarci. Qualsiasi imprenditore animato da un autentico spirito televisivo non potrebbe trovare migliore piattaforma della nostra per investire in Italia. La pubblicità nel 2011 ha fruttato per le tv di Telecom Italia Media 184 milioni di euro e nel primo trimestre 2012 c’è stato un fortissimo incremento, proprio mentre il mercato pubblicitario registrava altrove significative flessioni.
Comunque, non escludo che sia proprio di Telecom, in futuro, la proprietà….»

«Ci fu il tentativo di ucciderci appena nati, nella culla. Poi, per anni, un drenaggio della pubblicità deviata verso Publitalia a scapito di tutti gli altri, nell’era Berlusconi. Siamo sopravvissuti a stagioni ben più difficili di questa».

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