La7 è il canale di
proprietà di TI Media, controllata con più del 70% da Telecom. Ogni anno ci
sono voci di cessioni di parte o totalità della rete, le ultime riaprono il
capitolo: De Benedetti.
Il proprietario
del gruppo editoriale Espresso-la Repubblica – notoriamente “lobby nemica” di
Silvio Berlusconi - si mormora sia nuovamente interessato a comprare La7. Ma è
proprio così?
Voci a parte, quel
che si concreterà per TI Media (mercoledì) è lo scorporo tra impianti di
trasmissione e canali tv. Mediaset docet. Ha recentemente disposto la fusione
tra Elettronica Industriale e DMT che le dà, di fatto, il monopolio delle torri
senza le quali non è possibile trasmettere il segnale del digitale terrestre,
ergo: non si attiva una rete televisiva.
Ed è proprio alle torri di trasmissione che pare sia interessato Carlo De Benedetti. Il che
mi pare più realistico e opportuno se si vuole una “terza presenza” di media
televisivo. Che è cosa diversa dall’essere “terzo polo” televisivo. Non sono
tempi per investimenti nel settore ed è indispensabile comprendere la dinamica
tv/web (presente e potenziale futura) se si vuole mettere soldi e guadagnarci.
Le due cose che
hanno senso sono: consentire la più ampia e stabile diffusione del segnale per
i canali minori (locali, altri canali digitali), consentire la diffusione di
specifici programmi (Servizio Pubblico è un esempio, ma ve ne potrebbero essere
altri di diverso genere) su alcune delle reti alternative a Raiset (Rai +
Mediaset). In entrambi i casi, servono frequenze diffuse e stabili. Per fare
ciò, servono torri che trasmettono il segnale.
Queste alcune
delle risposte di Mentana a Caverzan
del quotidiano di Berlusconi: Il Giornale, che gli ricordava gli insuccessi televisivi
di De Benedetti:
azionisti del Patto di sindacato del Corriere può avere la maggioranza in una televisione”.
“Se sarà lui il nuovo socio, ben venga. Ma ven venga
anche un altro con altrettanta solvibilità. Ciò che conta è che abbia una strategia editoriale a breve,
medio e lungo termine, che finora non ha potuto esserci, causa le continue
voci di vendita”.
C’è il pericolo
che La7 diventi TeleRepubblica..
“Non vedo il pericolo come non temevo che Canale 5 diventasse TeleForzaItalia
quando dirigevo il Tg5”
Gad Lerner, è stato invece intervistato da Conti
del Corriere della Sera. S’inizia con il domandare come si lavora in una La7 in
vendita:
«Ricordo ancora quando, l’11 settembre 2001, lasciai lo studio di Enrico Bondi, appena arrivato alla guida di Telecom Italia, in via Melchiorre Gioia a Milano. Uscii
dopo aver appreso due grandi novità. Il crollo delle Torri Gemelle a New York.
E il giudizio di Bondi su La7: “un progetto velleitario e inopportuno
della precedente gestione”, urgeva “soltanto ridimensionare”. Ricordo che il loro consulente, in quel momento, si chiamava Maurizio Costanzo…Invece a
novembre festeggio dieci anni di
“Infedele”: in una tv che si è affermata ed è complessivamente cresciuta».
La7 e Carlo De
Benedetti:
«So che il gruppo l’Espresso ha studiato i bilanci.
Guardando i fatturati delle due aziende, a me sembrano entità non facilmente
integrabili. Altra questione è la nascita di una nuova società di infrastrutture televisive con i multiplex di Telecom Italia Media e altri azionisti, tra cui anche De
Benedetti. Mercoledì ci sarà una scissione societaria, non c’è più alcun
vincolo di riservatezza nell’affermarlo. Ma è una evoluzione della struttura
industriale. Per dirla tutta, non credo
che De Benedetti stia bluffando, meno che mai rilanciando al ribasso la
trattativa, quando fa capire che la sua intenzione di acquistare davvero La7 è
ormai venuta meno».
«La7 è ormai una realtà imprescindibile del
panorama della tv italiana di qualità. E’ difficile, direi impossibile,
ignorarci. Qualsiasi imprenditore animato da un autentico spirito televisivo
non potrebbe trovare migliore piattaforma della nostra per investire in Italia.
La pubblicità nel 2011 ha fruttato per le
tv di Telecom Italia Media 184 milioni di euro e nel primo trimestre 2012
c’è stato un fortissimo incremento, proprio mentre il mercato pubblicitario
registrava altrove significative
flessioni.
Comunque, non escludo che sia proprio di Telecom, in
futuro, la proprietà….»
«Ci fu il tentativo
di ucciderci appena nati, nella culla. Poi, per anni, un drenaggio della pubblicità deviata verso Publitalia a scapito di tutti
gli altri, nell’era Berlusconi. Siamo sopravvissuti a stagioni ben più
difficili di questa».
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