Esodati, decreto per 65 mila
I sindacati: "Troppe disparità"
L'incontro con Cgil, Cisl e Uil. Probabili problemi di copertura nel
2014. La Camusso: "Il decreto non va bene". In mattinata
Fornero aveva detto: "Ammetto qualche mia responsabilità".
Il decreto sui lavoratori esodati è pronto e riguarda 65 mila persone.
Vengono confermati - dal governo - i numeri anticipati nelle scorse settimane,
mentre secondo Cgil, Cisl e Uil il numero dei lavoratori interessati è di gran
lungo più alto. Il decreto, che sarà emanato entro maggio, coprirà il
biennio 2012-2013, ma qualche problema di copertura si potrebbe creare per il
2014. Il vincolo delle risorse "non può essere messo in discussione. Per
quelli che sono fuori si vedrà. Mi prendo tutta l'impopolarità di un
provvedimento impopolare", spiega il ministro del Lavoro Elsa Fornero,
presentando il provvedimento a Cgil, Cisl e Uil. Un decreto però che non piace
ai sindacati.
Il 'No' dei sindacati. "Il ministro ha presentato un decreto che non va bene. Crea disparità. Ai lavoratori nelle stesse condizioni deve essere riconosciuto uno stesso diritto", attacca Susanna Camusso, leader di Cgil. Gli fa eco Raffaele Bonanni, di Cisl: "il governo si impegni a trovare le risorse necessarie" a coprire tutti". "Con il decreto restano aperti molti problemi, perché non c'è certezza che tutti i lavoratori interessati siano coperti nel prossimo biennio", dice il segretario confederale Uil, Domenico Proietti. Mentre definisce il provvedimento "una iniquità totale", il segretario dell'Ugl Giovanni Centrella. Lasciando la sede del ministero, Camusso ha annunciato se le cose non cambiano i sindacati “continueranno la mobilitazione”.
Nel decreto sarebbero contenuti i dettagli della platea dei 65mila
esodati che andranno in pensione con le vecchie regole, antecedenti alla
riforma Fornero: 25.590 lavoratori in mobilità, 3.460 in mobilità lunga,
17.710 assistiti da fondi di solidarietà, 10.250 prosecutori volontari, 950
esonerati, 150 genitori di figli disabili e 6.890 lavoratori del vecchio esodo.
Il mea culpa del ministro. La giornata in
realtà si era aperta con una sorta di mea culpa da parte del ministro che ha
detto: "Siamo in ritardo nell'attenzione ai più sofferenti e ai più
deboli. Qui ammetto qualche mia responsabilità". Parole pronunciate
durante l'intervento all'assemblea di Confcooperative. Immediate le critiche
alle dichiarazioni del ministro. "Meglio tardi che mai ma i mea culpa
servono a poco se non si cambia orientamento", ha detto il leader Cgil,
Susanna Camusso. "Il ministro Fornero prima ammette di essere in netto
ritardo sul fronte dei più deboli, poi dichiara che c'è il rischio di un
ritorno al lavoro nero che vale la pena di correre. Sono dichiarazioni
irresponsabili, insopportabili", hanno detto Felice Belisario, presidente
dei Senatori dell'Italia dei Valori.
Critico anche il capogruppo della Lega nord in commissione lavoro di
Montecitorio, Massimiliano Fedriga: "Con le affermazioni odierne credo che
il ministro Fornero abbia toccato il fondo e abbia denotato una irrimediabile
inadeguatezza a guidare un dicastero tanto delicato come quello del
lavoro". Proprio oggi il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri,
rispondendo a chi gli chiedeva se era stata potenziata la scorta per il ministro
del Lavoro, ha spiegato che Fornero "ha già un livello di tutela molto
elevato".
Il rischio del nero. Fornero ha anche parlato di una possibile conseguenza della riforma del lavoro: l'aumento del sommerso. "Fare una riforma del mercato del lavoro nel momento peggiore della crisi non è cosa semplice e sappiamo che corriamo il rischio di sospingere verso il nero alcune occupazioni", ha detto il ministro. "Questo rischio deve essere colto perché se le riforme non si fanno nei momenti di crisi, e non quando va tutto bene, non c'è motivo di farle". Su questo punto immediata la replica di Cgil: "Il lavoro nero non è ineluttabile: l'illegalità nel lavoro non può essere tollerata e va assolutamente contrastata", ha detto il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino.
Il rischio del nero. Fornero ha anche parlato di una possibile conseguenza della riforma del lavoro: l'aumento del sommerso. "Fare una riforma del mercato del lavoro nel momento peggiore della crisi non è cosa semplice e sappiamo che corriamo il rischio di sospingere verso il nero alcune occupazioni", ha detto il ministro. "Questo rischio deve essere colto perché se le riforme non si fanno nei momenti di crisi, e non quando va tutto bene, non c'è motivo di farle". Su questo punto immediata la replica di Cgil: "Il lavoro nero non è ineluttabile: l'illegalità nel lavoro non può essere tollerata e va assolutamente contrastata", ha detto il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino.
"Puntare sul rigore". Il governo, ha spiegato il ministro, ha puntato sul rigore necessario per uscire dalla crisi pensando a una crescita a breve "che non si è avuta e si è pensato che ci sarebbe stata più attenzione ai segmenti più deboli". "Considerato il grave momento di recessione, trovare risorse per ammortizzatori non è stato facile, ne abbiamo trovate poche, una parte è stata chiesta direttamente ai lavoratori e alle imprese", ha spiegato Fornero, aggiungendo: "A una valutazione serena si tratta di costi tollerabili rispetto ai risultati attesi, di grande importanza".
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