La rabbia anti-Ue contro i partiti della maggioranza
La sinistra sorpassa i socialisti, i neo-nazi in
Parlamento, Nea Dimokratia e Pasok pronti alla grande coalizione
di Francesco Moscatelli
Terremoto politico in Grecia: gli elettori
bocciano i due grandi partiti tradizionali, Nea Dimokratia e Pasok, promotori
della politica di austerità voluta dall’Unione europea e sostenitori dei
Memorandum firmati dal governo di Atene con i creditori internazionali, e
promuovono la sinistra radicale e i neo-nazisti. Sorprendente anche il dato
sull’astensione: ieri 4 greci su 10 non si sono recati alle urne.
Fra le forze europeiste tiene, la destra moderata di Nea Dimokratia, che ha raccolto il 20% dei consensi (nel 2009 prese il 33,5%). È andata decisamente peggio ai socialisti del Pasok, che si fermano a un disastroso 14% (nel 2009 erano al 43,9%). A festeggiare sono i partiti anti-Bruxelles: a sinistra, oltre all’8% dei comunisti, si registra uno storico risultato della coalizione radicale.
Syriza che con il 16% triplica i suoi consensi (non era mai andata oltre il 5%) diventando il secondo partito del Paese. «Questo voto è un messaggio a favore di una rivoluzione pacifica e avverte che la politica di austerità della Germania di Angela Merkel è stata sconfitta. È arrivato il momento di riportare la democrazia nel luogo dove è nata» afferma Alexis Tsipras, 38 anni, leader di Syriza.
A destra il Partito dei greci indipendenti si attesta sul 10% mentre con il 6% entrano per la prima volta in Parlamento i neo-nazisti di Alba Dorata. «Per chi ha tradito questo Paese, è arrivato il momento di avere paura»,
Gli occhi dell’Europa sono puntati sulle prossime mosse di Antonio Samaras, leader di Nea Dimokratia e principale candidato alla guida di un esecutivo di unità nazionale. Sulla base del «proporzionale rinforzato» greco (soglia del 3% e 40 dei 300 seggi assegnati come premio al primo partito), un’alleanza fra Nea Dimokratia e Pasok otterrebbe la maggioranza con più di 150 seggi, che potrebbe essere ulteriormente rafforzata con il sostegno di Sinistra democratica (18 seggi).
Samaras ha auspicato modifiche al Memorandum firmato con i creditori internazionali e ha affermato di voler allargare la sua proposta a tutte le forze politiche favorevoli alla permanenza della Grecia nell’eurozona. Il segretario socialista Evangelos Venizelos ha ammesso che sarà «difficile» dare vita a tale esecutivo, ma ha sottolineato che «il cambiamento radicale della scena politica non significa la fine della crisi, perché la crisi è in piena evoluzione».
La situazione è ad alto rischio e tutti, a questo punto, aspettano la reazione dei mercati. «Presto il governo non sarà in grado di pagare i dipendenti pubblici e le pensioni, e questo alimenterà forti tensioni sui mercati finanziari» spiegano gli analisti. Qualcuno si spinge oltre e ritiene che ci sia «un 40% di rischio che la Grecia esca dall’euro entro quest’anno».
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