da: la Repubblica
2012: già sottratti 190 milioni così evadono i
professionisti
Ondata di controlli su avvocati, architetti,
commercialisti, medici, ingegneri e notai. Dalla sottofatturazione
all'elusione, tutti i meccanismi scoperti dalla Guardia di Finanza
di Roberto Petrini
Circa 190 milioni
di imponibile Irpef nascosto al Fisco, 32 milioni di Iva non pagata. Il mondo
delle professioni è nel mirino della Guardia di Finanza. Nei primi quattro mesi
dell'anno le Fiamme Gialle hanno passato al setaccio studi e ambulatori, loft
di architetti e uffici di notai. Circa 2.000 i professionisti coinvolti, sparsi
per l'intero territorio nazionale, da Nord a Sud, dai piccoli centri alle
grandi città.
Gli agenti li hanno selezionati utilizzando degli indicatori di rischio come la dichiarazione dei redditi, il tenore di vita e i precedenti giudiziari. Ne è emerso un mondo in cui l'evasione fiscale è ben presente, grazie a una lunga serie di trucchetti contabili: prestazioni sottofatturate, materiali pagati in nero per non stonare con i pochi incassi regolari, spese gonfiate con l'espediente dell'"anticipazione per nome e per conto". Fino alla pura e semplice omissione di fattura. Con la frase di circostanza pronunciata dalla segretaria di turno: "Vuole la fatttura o lo sconto?".
Alla fine il bottino della Finanza è consistente, in tutto 200 milioni di evasione fiscale, tra Irpef e Iva, da imputare al mondo delle professioni. E tanti casi eclatanti. Come il medico di Terni con una Mercedes da 65mila euro e una dichiarazione dei redditi da
l'ingegnere di Caserta che ne occulta 1,3. O il notaio di
Napoli che li batte tutti, evadendone 1,5 milioni. Alla visita degli agenti
tante le reazioni scomposte. A Cremona un commercialista ha cercato di
riprendersi la contabilità in nero frugando direttamente nella valigetta di un
ufficiale delle Fiamme Gialle. Risultato: una denuncia.
L'architetto
Un meccanismo per aggirare le norme sulla detrazione al 36%.
Per molti gli
interessi contrapposti di professionista e cittadino-contribuente potrebbero
essere l'arma letale contro l'evasione fiscale. Se chi compra il servizio può
portare in deduzione le spese, sarà incentivato a pretendere la fattura.
Sarebbe l'uovo di Colombo. La disposizione che consente di creare un contrasto
d'interessi peraltro esiste: il famoso 36 per cento che ogni
cittadino-contribuente può detrarre dalla propria denuncia dei redditi
nell'arco di dieci anni a fronte di una ristrutturazione edilizia compiuta
nella propria abitazione. Ma come dimostrano molti casi scoperti dalla Finanza,
non tutto funziona. Ebbene, l'architetto al centro di uno di questi controlli
ha regolarmente firmato il progetto e la planimetria del restauro della vecchia
casa situata in un centro storico. Un lavoro elegante e ben fatto e, al termine
dei lavori, ha anche rilasciato una regolare fattura che il contribuente ha
allegato alla propria denuncia dei redditi ottenendo lo sconto fiscale. Peccato
che l'architetto in questione abbia "dimenticato" di denunciare la
fattura e di sommarla al proprio imponibile. Solo un controllo formale a
campione sulle deduzioni del contribuente, incrociato con la partita Iva
dell'architetto, ha consentito di svelare l'evasione.
L'avvocato
Cause civili troppo lunghe il "nero" tra acconto e saldo
I casi di questo
genere sono molti. Uno, ad esempio, è stato "pizzicato" in un piccolo
centro del Nord e l'altro in una grande città del Sud. In Comune avevano il
vizio di sottofatturare o non fatturare del tutto le proprie prestazioni. Come
fanno, visto che si tratta comunque di parcelle relative ad atti pubblici?
Potevano sfuggire al fisco cause civili o penali, divorzi, liti societarie o la
difesa di un delinquente comune? Non avrebbero dovuto, ma nelle pieghe della
inefficienza della giustizia italiana ci sono i margini per eludere il fisco.
Il marchingegno funziona così: le cause civili possono durare anche più di
dieci anni. Un tempo straordinariamente lungo che consente di diluire a dismisura
i pagamenti, tra anticipi e saldo finale. Succede così che gli anticipi, spesso
piuttosto congrui, si perdano nella notte dei tempi, calando una coltre di
nebbia su pagamenti in nero e sottofatturazioni. Nel frattempo gli anni
trascorrono e, soprattutto, sono trascorsi i cinque anni che fanno cadere in
prescrizione le irregolarità fiscali. Il Fisco dunque, anche se individua
l'avvocato colpevole, come è avvenuto in questi due casi, non può far scattare
l'accertamento per avvenuta prescrizione. Un compito assai difficile per i
militi delle Fiamme Gialle: chi può ricostruire pagamenti e anticipi che spesso
finiscono negli scantinati degli studi legali?
Il medico
Visite con o senza
ricevuta e spunta anche il danno alle Asl
Oltre al classico
"doppio prezzo" (con o senza ricevuta), le maglie tra le quali si è
infiltrata la pratica dell'evasione è la cosiddetta "intramoenia
allargata", cioè l'attività che i medici, dipendenti di una Asl, possono
esercitare presso studi specialistici esterni alla struttura sanitaria ma per
conto della Asl. In pratica il professionista esercita la propria attività e
percepisce un corrispettivo che viene fatturato dall'azienda pubblica la quale,
a sua volta, ha diritto a ricevere una percentuale di detto corrispettivo, pari
al 25 per cento. La Guardia di Finanza ha individuato una serie di specialisti,
sparsi qual e là per la Penisola, dal Sud al Nord, che invece di fatturare le
prestazioni effettuate per conto della Azienda sanitaria locale di
appartenenza, ometteva l'emissione del documento fiscale per nascondere alla
propria amministrazione sanitaria le prestazioni eseguite. Così il prezzo della
visita finiva direttamente nelle tasche del medico, ortopedico, oculista o
cardiologo. A questo punto il reato notificato è stato doppio: da una parte c'è
una classica evasione fiscale, ma dall'altra c'è anche un reato ben più grave
di truffa ai danni dell'erario. La pratica dell'intramoenia allargata, da anni
al centro di polemiche, è tuttavia ormai agli sgoccioli, il recente decreto
milleproroghe ne prevede la cessazione per il 30 giugno prossimo.
Il notaio
Parcella divisa in
due per risparmiare sull'Iva
Emblematico il
caso di un grosso professionista che opera in un agglomerato urbano del Centro
Sud, ben conosciuto e stimato dalla cerchia dei suoi clienti. A differenza di
buona parte dei suoi colleghi, in regola con il fisco, lui evade. Ma come ha
fatto, visto che i notai operano con atti pubblici e hanno un cosiddetto
"repertorio" dove devono annotare tutte le fatture e le notule
emesse? Semplice: il marchingegno si chiama "spese anticipate in nome e
per conto". Mettiamo che il costo complessivo della prestazione ammonti a
1.000 euro, ebbene il notaio in questione ha messo in atto un astuto
stratagemma. Ha diviso in due la parcella: la prima parte, di circa 500 euro, è
il compenso vero e proprio sul quale ha pagato regolarmente l'Iva. Gli altri
500 euro sono passati invece per spese "in nome e per conto", ovvero
benzina, spese di ristorazione, noleggio di autovetture e così via. Su questa ultima
parte relativa alle spese sono scattati immediatamente due vantaggi: il primo è
che il notaio non è tenuto a pagare l'Iva sulle spese; il secondo è che
l'importo può essere portato in deduzione come un costo. Un po' di
disinvoltura, qualche artificio contabile, il cliente spesso in soggezione e
senza informazioni sui meccanismi fiscali e amministrativi, e il gioco è fatto.
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