martedì 8 maggio 2012

Elezioni amministrative 2012: trio ABC, riforma elettorale, candidati alla successione di Berlusconi


Il cosiddetto segretario del Pdl: Alfano
Sostiene il direttore di ‘Lettera 43’ che Alfano ha commesso l’errore di non staccare il cordone ombelicale che lo lega a Berlusconi.
Non era impresa difficile. Era, è: impossibile.

Alfano è il segretario particolare di Berlusconi. Gli ha scritto, ha “sistemato” “riveduto” e “corretto” tanti di quei testi per consentire al suo padrone di evitare i processi. E’ uno zerbino privo di capacità analitiche e strategiche, quindi, non è in grado di staccarsi dal carro del padrone. Per convinzione e perché tecnicamente non ha le caratteristiche per farlo.
Gli manca tutto. Compresa la capacità comunicativa del vecchio puttaniere. Per dirla in poche parole: Alfano non serve a un cazzo.

I compagni di merende, il trio ABC = Alfano, Bersani, Casini
Leggendo velocemente e parzialmente i dati delle amministrative, logica mi rimanda alla legge elettorale.
Se anziché amministrative queste fossero state votazioni politiche, avremmo uno spezzatino ingovernabile.
Bene. Si fa per dire…

La riforma elettorale alla quale stanno pensando ABC (Alfano, Bersani, Casini) prevede il ritorno al sistema proporzionale. Ogni italiano voterebbe il partito che più gli aggrada, per i motivi che preferisce. Diversamente da quanto avviene con il porcellum di Calderoli, sistema elettorale appositamtente creato per consentire a Berlusconi di avere un’ampia maggioranza per tutelare i propri interessi, gli italiani potrebbero  ritornare a esprimere le preferenze dei candidati. Molti cittadini ne saranno lieti, anche parecchi mafiosi.
Ci potrebbe essere una soglia di sbarramento (se un partito non raggiunge una certa percentuale non entra in Parlamento), ma, di fatto, ci sarebbero più partiti, nessuno con la maggioranza assoluta e dopo il voto inizierebbe il balletto delle coalizioni per raggiungere la maggioranza in Parlamento.

Ora.
Il trio ABC dovrebbe spiegarci che senso ha appoggiare il governo Monti per dare stabilità, evitare il baratro e altre balle annesse e connesse e predisporre e
approvare una legge elettorale che renderà il paese ingovernabile.
C’è un solo sistema elettorale che ha un senso in Italia: è quello delle amministrative. E’ il più funzionale, quello che consente al cittadino di sapere chi si candida, per fare cosa, con chi.

In questo turno amministrativo, del trio ABC, l’unico che non ha preso mazzate sui denti è Bersani.
Per più motivi. Perché i cittadini alle amministrative votano in maniera diversa dalle politiche, perché alcuni candidati del PD (sarebbe una novità) si sono meritati la riconferma o hanno presentato caratteristiche di governabilità, perché chi ha vinto le primarie è vendoliano.
Ma se in questa votazione c’è comunque una componente politica, Bersani si è salvato perché una parte dell’elettorato ha approvato la sua scelta di appoggiare un governo – non certo di sinistra -  evitando i rischi di un tracollo totale del paese che non avrebbe risolto manco uno dei problemi. Così facendo ha fatto prevalere un interesse collettivo alla logica individualista delle elezioni anticipate che lo avrebbe visto probabile vincitore.
Parte dell’elettorato potrebbe aver riconosciuto un bonus a Bersani. Che, però, data la lunga esperienza politica dovrebbe sapere che il tagliando ha una scadenza.
Non può sentirsi al sicuro dalla sconfitta alle prossime elezioni politiche. I cittadini elettori potrebbero aver già speso quel bonus nei suoi confronti.
Meglio per lui, se utilizzerà i prossimi mesi che ci porteranno al 2013 (anno previsto per le elezioni politiche) per far approvare una riforma elettorale appropriata per le caratteristiche italiane e che consenta la governabilità. Né pastrocchi, né ammucchiate e, soprattutto, con programmi e persone che diano la sensazione di una svolta. Una linea culturale e progetti concreti che diano (almeno) l’impressione che il PD è alternativo a Pdl (o comunque si chiamerà) e cosiddetto Terzo Polo e che prenda ciò che sembra provenire solo dal Movimento 5: la politica per il cittadino, la politica del cittadino.
Contrariamente, farà la fine dei suoi compagni di merenda.

Terzo polo: Casini-Rutelli
A Rutelli non lo spiego perché non capirebbe. A Casini, da vecchio democristiano, certi “particolari” non dovrebbero sfuggire.
Ribadisco un concetto già espresso nei giorni in cui spuntavano fuori le inchieste sui tesorieri dei partiti, sui fondi pubblici usati per cazzi personali. Ovviamente, è un’opinione che può essere ignorata. Non lo ritengo salutare. Ma non certo per me…per chi non capisce o non vuole capire ed è quindi destinato a prendere calci in culo che fanno male alla salute.

E’ IRRILEVANTE che Lusi, il tesoriere della Margherita, l’ennesimo partito in cui si è travestito e trasferito quel Rutelli che per dirla alla Daniele Luttazzi: “se hanno ricavato penicillina dalla muffa, qualcosa da lui ricaveranno”, abbia rubato per sé.
Quando i partiti spacciano per rimborsi elettorali ingenti somme per finanziarsi, che questi soldi finiscano nelle tasche di uno o di tutti è IRRILEVANTE. Un ladro o dieci ladri, per i cittadini non fa differenza, perché il punto della questione è che siamo in un sistema SOLIDISSIMO e COSTANTE di ladrocinio di stato. Se uno fotte gli altri nove commensali al tavolo, per gli italiani non cambia nulla. Hanno rubato per 10 anche se solo 1 si è preso il bottino pieno.

Unici candidati alla successione di Silvio Berlusconi
Silvio lo sa. Ci sono solo due candidati che possono succedergli: Marina Berlusconi o Matteo Renzi.
Non ce ne sono altri. Non credo che Passera sia così idiota da legarsi al partito di Silvio Berlusconi, comunque lo strutturi, comunque lo chiami. E, comunque, Passera serve a Casini. Soprattutto se si tiene gente come Rutelli.
Ma Passera sarà così imbecille da unirsi a compagni di merende come Rutelli?

Non vorrei aver sopravvalutato il più politico dei tecnici: l’attuale ministro dello Sviluppo. L’unico che ha capito - per l’esperienza manageriale che ha maturato in anni di dirigenza di banche e poste – che non c’è una soluzione per arrivare alla cosiddetta crescita ma lo Stato deve avviare, coordinare, più progetti per smuovere l’economia.
Purché sia chiaro che far ripartire i consumi, smuovere economia non equivale a Crescere.  E’ fermare la decrescita e riportare a bordo qualche italiano rimasto per strada.
Su ciò che sia la crescita, il discorso è lungo e articolato. E non è roba per cultura e politiche del centro-destra e/o terzo polo. Attualmente, manco per il PD. E per il Movimento 5 stelle?

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