La Comencini e il primo giorno di lavoro
"Ragazze, non svendete il vostro corpo"
Ispirato a un libro di Claudio Bigagli, 'Gina' (ma il
nome non è definitivo) è l'ultimo film di Francesca Comencini. Un'opera a basso
budget con attori non professionisti. È un racconto di due ragazzi della
periferia romana che si incontrano e si conoscono nell'arco di una giornata in
attesa di un appuntamento
di Maria Pia Fusco
Il giorno speciale
nella vita di Gina e Marco: il primo giorno di lavoro. Lei ha un appuntamento
con un uomo politico importante che l'aiuterà ad entrare nel mondo dello
spettacolo, lui è stato appena assunto come autista e il primo incarico è
quello di andare a prendere la ragazza e accompagnarla all'incontro.
Gina e Marco sono i protagonisti del film che Francesca Comencini (filmografia 1) ha appena finito di girare. Gina è Giulia Valentini, esordiente, Marco è Filippo Scicchitano (Scialla!). Distribuito da Lucky Red, il film è prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti.
"Mi sono ispirata molto liberamente al libro di Claudio Bigagli Il cielo con un dito, l'ho letto tre anni fa e mi sono appassionata. È stata una gestazione lunga e difficile, ma ci tenevo moltissimo a fare il film, a raccontare questi due ragazzi della periferia romana che si incontrano nell'arco di una sola giornata e poiché l'uomo politico rinvia continuamene l'appuntamento, hanno la possibilità di conoscersi, di svelarsi, di piacersi, divertirsi insieme. Sono buffi, impacciati, fanno molto ridere. È il primo film che faccio che è anche commedia", dice la regista.
Ha già un titolo il film?
"Non è
definitivo, poteva essere 'Primo amore', o meglio 'Primo lavoro'. Con molta
probabilità sarà 'Gina'".
Perché ci teneva tanto?
"Ormai sono
vecchia, guardo con tenerezza i figli e
le figlie di questo paese, che questo paese protegge molto male e molto
poco, soprattutto le ragazze".
Il film racconta questo paese?
"Sì,
assolutamente. Sono due giovani con
aspirazioni normali, lei vuole fare l'attrice, lui vuole un lavoro, ma
all'inizio di questa giornata pensano che sia anche normale accettare
compromessi, essere raccomandati, servili, perché in questi ultimi vent'anni
non è che siamo diventati più cattivi o più stupidi, ma piano piano la soglia
della normalità si è spostata. A me non
interessa parlare di Berlusconi in quanto tale, ma di quello che esprime, i
modelli che ha diffuso in questi anni e che hanno influenzato il pensiero
comune e hanno guastato il rapporto
con la realtà. C'è qualcosa che riguarda molto da vicino le giovani donne,
credo che oggi la riflessione sul corpo della ragazze sia molto politica, a me
sta molto a cuore, la ritengo necessaria".
Come si esprime nel film?
"Importantissimo
è il personaggio della madre, una
specie di sfinge misteriosa, è lei che, come
la madre di Bellissima di Visconti, spinge la figlia. Io non la giudico, il
problema del lavoro dei giovani è talmente spaventoso da far pensare a una
madre che l'opportunità migliore per sua figlia sia l'incontro con il politico
e che non ci sia niente di male nell'uso del corpo e della bellezza, in nome
della libertà individuale, parole molto usate in questi anni. Come se la
libertà individuale fosse il dominio del proprio corpo, da usare in ogni modo,
quasi fosse separato dal resto della persona. Questa è una parodia della
libertà, è la trappola mostruosa in cui sono cadute molte donne. La libertà ci
riguarda come persone intere, corpo e mente, non lo dico per moralismo, ma
vogliamo e dobbiamo riappropriarci della nostra integrità. Sto facendo un
discorso troppo cerebrale, ma è l'idea che sta dietro al film".
È un film che costa meno di un milione di euro...
"Le
ristrettezze mi danno una grande benzina creativa, mi diverto a fare film così,
senza comparse ma con persone reali, la madre di Gina è una parrucchiera,
Daniela De Priore, bellissima e magrissima come Giulia, tra i pochi
professionisti c'è Antonio Zavatteri, un attore che ho visto a teatro. È un road movie che mi permette di usare
situazioni dal vero. Gina e Marco partono da Roma est, passano per i centri
commerciali, una piscina, il bowling, le sale giochi, tutti i non luoghi delle
periferie romane, poi piazza di Spagna e la scoperta della bellezza del centro.
Sono scelte che mi hanno suggerito i ragazzi. Giulia, la mia Gina, mi ha
raccontato che la sua famiglia viveva a Trastevere prima di trasferirsi a Tor
Bella Monaca e che suo padre da ragazzo scavalcava i recinti e andava a giocare
a calcetto nel Foro Romano e nel film anche Gina e Marco scavalcano incantati
dalla bellezza dei ruderi. Ho girato con tutta la libertà che ti permette un
basso budget, sarà un piccolo film ma anche scomodo, un piccolo proiettile che
spero ci risvegli un po', che ci spinga a non cadere nella rimozione di quello
che abbiamo vissuto negli ultimi governi, la rimozione del passato è
un'abitudine tanto italiana. Credo che dobbiamo riannodare molte cose, con noi
stessi e con i giovani".
Lei ha girato a lungo tra le periferie nella ricerca del cast. Che cosa l'ha colpita?
"Ho imparato
quanto forte sia la frattura
generazionale, ho scoperto contesti molto duri, ho ascoltato molte storie
famigliari drammatiche. Il rapporto con il lavoro di ragazzi e ragazze che ho
incontrato è molto simile a quello di Gina e Marco, il sogno della raccomandazione, disponibilità
a qualunque compromesso, oppure sfiducia
totale, rassegnazione, il niente. Giulia Valentini ha le aspirazioni di
ogni ventenne, le piace disegnare, vorrebbe fare l'architetta, ma nel contesto
in cui vive tutto si stravolge, pensa che non ce la farà mai, le aspirazioni
diventano sogni impossibili. Il film è soprattutto per quelli che come lei
pensano di valere così poco, vorrei che scoprissero che invece valgono, che
possono recuperare la dignità e la fiducia in se stessi".
I suoi protagonisti ci riescono?
I suoi protagonisti ci riescono?
"Io faccio il
tifo per loro. L'incontro con il politico alla fine avviene, un happy end non
sarebbe stato possibile. Ma c'è molta, molta speranza".
Nessun commento:
Posta un commento