venerdì 2 marzo 2012

Cinema, film in uscita dal 2 marzo 2012




Henry



Cesare devi morire



Posti in piedi in paradiso




trama e cast  nella pagina successiva 


Henry

Roma, ma non quella dei papi e delle auto blu. Un'insegnante di aerobica che frequenta poche persone, per di più quelle sbagliate. Un fidanzato tossico e infantile. Un ex fotografo troppo cinico e troppo fatto. Una banda di malavitosi meridionali e una gang di africani impegnati a conquistare il mercato dell'eroina. Un duplice omicidio e due poliziotti ad indagare: uno un po' anomalo, l'altro troppo normale, risalgono la corrente di una città che parla in varie lingue lo stesso umorismo nero.

Regia: Alessandro Piva
Sceneggiatura: Alessandro Piva
Attori: Carolina Crescentini, Claudio Gioè, Aurelien Gaya, Pietro De Silva, Paolo Sassanelli, Michele Riondino, Alfonso Santagata, Erig Ebouaney, Dino Abbrescia, David Coco, Vito Facciolla, Max Mazzotta, Susy Laude, Roberta Fiorentini
Fotografia: Lorenzo Adorisio
Montaggio: Alessandro Piva
Musiche: Andrea Farri


Cesare devi morire

Una docufiction che segue i laboratori teatrali realizzati dentro il Carcere di Rebibbia dal regista Fabio Cavalli, autore di versioni di classici shakespeariani interpretate dai detenuti. Si seguono le loro prove e la messa in scena finale del "Giulio Cesare", ma anche le vite dei detenuti nelle loro celle.

Regia: Vittorio Taviani e Paolo Taviani
Sceneggiatura: Paolo Taviani e Vittorio Taviani
Montaggio: Roberto Perpignani
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia

Note: Orso d'Oro per il milgior film al Festival di Berlino 2012.

Recensione di Federico Gironi

A sei anni da La masseria delle allodole, Paolo e Vittorio Taviani hanno trovato nelle rappresentazioni teatrali dei detenuti del carcere romano di Rebibbia l’energia e lo stimolo per tornare dietro la macchina da presa e realizzare un nuovo film.
Da loro scritto e diretto e realizzato all’interno della struttura carceraria romana e con lo stesso gruppo di attori-carcerati.
Solo in apparenza docufiction, ma in realtà quasi interamente rappresentazione, Cesare deve morire racconta la messa in scena del "Giulio Cesare" di Shakespeare, lasciando che siano pochissime le sovrapposizioni tra la preparazione della recita e la recita stessa, per esplicita volontà di amplificare al massimo l’adesione intima e dolorosa dei detenuti ai loro personaggi e ai sentimenti che veicolano.
Il film dei Taviani riesce indubbiamente a trasmettere la forza e la passione sorprendenti delle interpretazioni, ed è in grado di trovare dei momenti di limpida messa in scena dotati di un fascino che prende le mosse dal contesto ma lo trascende.
Purtroppo, però, è anche zavorrato da un’idea di cinema obsoleta e fuori tempo.
L’intensità in bianco e nero del "Giulio Cesare" recitato tra le mura del carcere si affloscia, infatti, quando i Taviani – che, sospesi tra sé stessi e Bertold Brecht non hanno voluto né saputo rinunciare alla sceneggiatura, o abbracciare momenti di pura documentazione - fanno sentire pesante e invadente la loro mano esterna. Quando cercano di spezzare la scena con un retroscena comunque artificiale e, quindi, artificioso.
L’illusione di realtà cercata dai registi non decolla allora mai, e spezza la sospensione dell’incredulità raggiunta nella messa in scena shakespeariana. Peggio: avvolge l’operazione con una sorta di paternalismo accondiscendente che lima le asperità, le personalità, le possibilità.
Perché mostrare “per finta” due detenuti che litigano “davvero”, un altro incapace di prender parte alle prove perché provato da un colloquio, uno che immagina l’arrivo in teatro delle donne o un altro ancora che afferma, recitando, che “da quando ha conosciuto l’arte la cella è divenuta una vera prigione”, è francamente fastidioso e moralmente obiettabile, poiché diventa un’ulteriore gabbia artistica che incarcera i protagonisti.


Posti in piedi in paradiso

Nel film Posti in piedi in Paradiso, Ulisse, un ex discografico di successo, vive nel retro del suo negozio di vinili e arrotonda le scarse entrate vendendo "memorabilia" su e-bay. Ha una figlia, Agnese, che vive a Parigi con la madre Claire, un'ex cantante. Fulvio, ex critico cinematografico, scrive di gossip e vive presso un convitto di religiose. Anche lui ha una bambina, di tre anni, che non vede quasi mai a causa del pessimo rapporto con l'ex moglie Lorenza. Domenico, in passato ricco imprenditore, è oggi un agente immobiliare che dorme sulla barca di un amico e, per mantenere ben due famiglie, fa il gigolo con le signore di una certa età. Ha un rapporto conflittuale con i due figli più grandi ed è perennemente in ritardo con gli alimenti da versare alla sua ex moglie e all'ex amante Marisa, da cui ha avuto un'altra figlia. Dopo un incontro casuale, durante la ricerca di una casa in affitto, Domenico realizza di avere incontrato due poveracci come lui e propone ad Ulisse e Fulvio di andare a vivere insieme per dividere le spese di un appartamento. Inizia così la loro convivenza e la loro amicizia.

Regia: Carlo Verdone 
Sceneggiatura: Carlo Verdone, Pasquale Plastino, Maruska Albertazzi
Attori: Carlo Verdone, Micaela Ramazzotti, Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Diane Fleri, Nicoletta Romanoff, Nadir Caselli, Valentina D’Agostino, Maria Luisa De Crescenzo, Giulia Greco, Gabriella Germani, Roberta Mengozzi
Fotografia: Danilo Desideri  
Montaggio: Antonio Siciliano  
Musiche: Gaetano Curreri, Fabio Liberatori

Critica:
Senza esplicite prese di posizione, ma con uno sguardo che non tradisce più la sua abituale fascinazione nei confronti di un femminile imperscrutabile, Verdone sfodera i suoi artigli da gattone e dissacra veri e falsi miti squisitamente contemporanei, a cominciare dalla proverbiale carità cristiana e dalla cieca fiducia in uno stato assistenzialista. Come i padri della grande commedia all’italiana, da Steno a Scola passando per Monicelli, riesce poi nella encomiabile missione di rendere divertenti, a volte perfino spassose, situazioni di cui non c’è nulla da ridere. (Carola Proto)

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