Tivù, la crisi è fuori casa
La Rai punta sulla famiglia, unico rifugio dai tagli di Monti.
L'unica certezza a cui gli italiani possono aggrapparsi in tempi di crisi è la famiglia. Almeno alla sua rappresentazione televisiva. A dimostrarlo è anche il grande seguito di pubblico dell'ultima fiction della Rai, Una grande famiglia.
Non solo perché - come ricorda nella prima puntata la voce fuori campo di Stefania Sandrelli, il volto più abusato come prototipo della madre chioccia nostrana - «la famiglia è il luogo dove tutto accade», che «custodisce le nostre verità e nasconde i nostri segreti». Ma è pure «il luogo dove si impara l’amore che sopravvive a tutto». Anche perché «coltiva, nutre» e, complice la crisi economica, è diventata l’unico vero ammortizzatore sociale affidabile.
SETTE MLN DI SPETTATORI. La fiction di RaiUno, scritta per la Rai da Ivan Cotroneo e realizzata in coproduzione con Magnolia, è stata premiata da 7 milioni di spettatori (seconda e terza puntata) e lunedì 7 maggio è in programma il quinto episodio. E c'è da scommettere che possa ripetere il successo che ha fatto gridare all’eccellenza della critica televisiva.
FAMIGLIA POLMONE ANTI-CRISI. «Da sempre produzioni del genere sbancano all’interno dei palinsesti televisivi», spiega a Lettera43.it Egeria Di Nallo, docente di Teorie e tecniche della comunicazione di massa all’Università di Bologna, perché «la famiglia è il vero polmone anti-crisi».
La sociologa ammette di seguire anche altre due saghe familiari: Beautiful, «che è come la Chiesa cattolica, può succedere di tutto ma non muore mai», e Centovetrine, «il più riuscito spaccato della famiglia contemporanea».
LONTANO IL CONTROLLO DELLA DC. Il successo di Una grande famiglia è da leggere anche come una «positiva virata intrapresa dalla Rai», sostiene la sociologa: «Evidentemente a Viale Mazzini si sono resi conto che, in un momento in cui le ristrettezze economiche portano a uscire meno di casa e a trascorrere le serate davanti al televisore, non si poteva continuare a propinare le stesse cretinate degli ultimi anni».
Tuttavia «non siamo tornati alle epoche d’oro in cui le fiction venivano studiate a tavolino e in cui la Democrazia cristiana girava per i corridoi della Rai nel tentativo di proporre un servizio pedagogico e che, sotto sotto, diventava la longa manus del proprio potere».
Stefania Sandrelli modello di madre protettiva
Paragonata alla saga familiare americana Brothers and sisters, Una grande famiglia ha saputo mettere insieme il melò, la filosofia di Chi l’ha visto (la storia degli industriali brianzoli Rengoni si apre proprio con la scomparsa del figlio Edoardo), e gli schemi rassicurante del prototipo di famiglia.
La mamma protettiva (Sandrelli), il padre patriarca (quel Gianni Cavina tanto amato da Pupi Avati) che crede nel valore del sacrificio e i figli un po’ incasinati.
CAST DI ATTORI CONOSCIUTI. Oltre a Edoardo (Alessandro Gassman), che precipita con un aereo privato in un lago, ma che potrebbe anche aver fatto perdere le proprie tracce per aver provocato un ammanco di 20 milioni di euro all’azienda di famiglia, ci sono tanti altri volti noti del piccolo schermo nostrano.
Laura (Sonia Bergamasco, la terrorista de La meglio gioventù) che è un’avvocatessa ipercattolica e che per questo non vuole concedere il divorzio al marito; Raoul (quel Giorgio Marchesi subentrato a Pietro Sermonti in Un medico in famiglia) che prima era fidanzato con la moglie (Stefania Rocca) del fratello Edoardo; Stefano (Primo Reggiani, per i ragazzini protagonista di Scrivilo sui muri) che lavora nella ditta di famiglia e Nicoletta (Sarah Felberbaum, già vista in Caterina e le sue figlie e ne Il gioiellino) dottoranda all’università e amante del proprio professore.
MODELLO LONTANO DA MONTI. «Ma mettiamolo subito in chiaro», precisa Di Nallo, «questa non è una famiglia reale, la fiction non riesce a essere veramente al passo con i tempi».
E per quelli della sobrietà dettata da Mario Monti, «che con i suoi provvedimenti pensa ai singoli non certo alle famiglie, c’è ancora da attendere».
Nei modelli di famiglie, il cambiamento sociale italiano
Eppure è dai modelli di famiglie proposte dalla tivù che si ottiene una rappresentazione del cambiamento sociale in Italia.
«Negli Anni 50 e 60 lo sceneggiato rappresentò abbastanza fedelmente la trasformazione della famiglia», spiega la sociologa, «che allora cominciò ad affermarsi come nucleare: marito, moglie e figli in età scolare. Niente nonni, quelli erano gli anni dell'emancipazione dei coniugi giovani».
In Italia successe con La famiglia Benvenuti, ricordato soprattutto per la recitazione di Fioravanti. Ma negli Usa era già accaduto. Basti pensare alla famiglia di Cunningham in Happy Days o ai film in cui «Doris Day restava a casa con il grembiulino a cucinare le torte o in giardino a crescere i bambini».
NONNI UNICI ILLESI NELLA CRISI. È negli Anni 80-90 che esplode il fenomeno delle fiction. «L'Italia fa ciclicamente fronte alle crisi economiche e così anche nella rappresentazione televisiva si impone la famiglia allargata: l'esempio meglio riuscito è quello di nonno Libero di Un medico in famiglia», riconosce Di Nallo.
«Il nonno che risolve ogni situazione e che è il vero perno della casa», un modello che funziona ancora dopo quasi otto stagioni, «perché i nonni sono l'unica generazione che ha potuto mettere da parte un piccolo tesoretto e che è in grado di aiutare figli e nipoti ad acquistare la casa o l'auto».
I CESARONI, BUONUMORE FORZATO. Peccato, però, che lo schema della fiction si ripeta ogni anno: «Famiglie da cliché, senza alcuna innovazione e, qualche volta, sconfinando pure nel prodotto spazzatura che, però piace tanto ai telespettatori».
L’esempio più lampante secondo la sociologa «è quello de I Cesaroni»: «Mi pare veramente volgare, con un buonumore forzato e un intrattenimento da bocciofila tipicamente italiano, anche se riconosco che abbia il raro merito di riunire, in un momento difficile come questo, la famiglia davanti alla stessa televisione».
Insomma, sul piccolo schermo, come nella realtà, la famiglia resiste. «In essa chiunque si può riconoscere», spiega Di Nallo, «la famiglia, anche quando è in crisi, rimane il grande fiume carsico delle nostre vite».
a me questa serie non mi ispira per niente
RispondiEliminanon la seguo perchè immaginavo il genere...ho visto solo facendo zapping una scena girata in maniera ridicola...quello che sta facendo la doccia..ovviamente, bel fisico, quindi lo mostrano nudo come fanno nelle serie tv americane...e poi una ruba comica quando lui ricorda il sesso con la cognata...le scene di sesso si fanno in altra maniera...l'erotismo è sempre assente...ma quel che è peggio è che dal punto di vista tecnico (riprese) fanno ridere..
RispondiEliminacontinuerò a non guardarla...