mercoledì 13 febbraio 2013

Luca Mercalli: Prepariamoci / 5


Buio fuori, luce dentro

Dunque la soluzione energetica miracolosa non c’è, anche se qualcuno gioca con notizie tanto ottimistiche quanto irreali, come i tappeti idraulici nelle metropolitane o nelle discoteche che producono elettricità con il calpestio della folla: sì certo, ma in quantità ridicole! In attesa che (forse) arrivi una soluzione efficace che ora non si vede, l’unica via ragionevole è quella della massima efficienza – fare di più con meno – e del risparmio, tali da rendere sufficienti le fonti rinnovabili, come cercano di chiarire Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani, due ricercatori di punta del panorama italiano, in Energia per l’astronave Terra. In questo solco si collocano i vari progetti d’avanguardia all’insegna del «Negawatt», definizione coniata nel 1989 da Amory Lovins del Rocky Mountain Institute, che hanno come motto «la miglior energia è quella risparmiata», o il progetto del Politecnico di Zurigo su una «società a 2000 watt», ovvero una società in grado di tagliare di un terzo l’attuale potenza energetica a disposizione di uno svizzero, portandola al valore medio mondiale (2000 W) senza tuttavia danneggiare la qualità della vita.
Non sono utopie: la Danimarca ha addirittura costituito un ministero del Clima e dell’energia e ha elaborato una concreta «Energy Strategy 2050», un’azione di governo per raggiungere l’indipendenza da petrolio, carbone e gas entro i prossimi decenni basandosi solo su energie rinnovabili ed efficienza energetica. Allo stesso modo l’Unione Europea, che da anni è all’avanguardia nella consapevolezza ambientale con la sua Agenzia Europea per l’Ambiente e la European Climate Foundation, ha ribadito nel marzo 2011 la propria tabella di marcia verso
un’economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050. La stessa Francia, pur se ancora all’inizio del suo percorso di realizzazione degli obiettivi, ha aperto nel 2007 un grande dibattito pubblico sulle priorità ambientali del paese con il Grenelle de l’Environnement.
E noi cosa aspettiamo?
L’indimenticabile Mario Rigoni Stern, nel suo racconto Piccola cronaca del blackout, riferito al settembre 2003, conclude: «Che bello! Silenzio, niente televisione, poche macchine per le strade, casa tiepida. In casa ero ben fornito di tutto: libri, legna, farina, patate, crauti, carne, vino…Ecco: questo “buiofuori” potrebbe far accendere la “lucedentro”. Si può vivere senza tanti artifizi: per anni l’ho provato e con la mente si possono superare e trovare soluzioni che sembrano impossibili. Le più grandi invenzioni dell’uomo sono state il fuoco, la zattera e la ruota. Aggiungo anche la stampa. Non certo i telefonini e la televisione. Chissà se un blackout sarà capace di fra riflettere la gente così dipendente dal “progresso”? […] E’ il senso del limite che ci fa prendere contatto con la realtà»

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