Buio fuori, luce
dentro
Dunque la soluzione energetica miracolosa non c’è,
anche se qualcuno gioca con notizie tanto ottimistiche quanto irreali, come i
tappeti idraulici nelle metropolitane o nelle discoteche che producono
elettricità con il calpestio della folla: sì certo, ma in quantità ridicole! In
attesa che (forse) arrivi una soluzione efficace che ora non si vede, l’unica
via ragionevole è quella della massima efficienza – fare di più con meno – e
del risparmio, tali da rendere sufficienti le fonti rinnovabili, come cercano
di chiarire Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani, due ricercatori di punta del
panorama italiano, in Energia per l’astronave Terra. In questo solco si
collocano i vari progetti d’avanguardia all’insegna del «Negawatt», definizione
coniata nel 1989 da Amory Lovins del Rocky Mountain Institute, che hanno come
motto «la miglior energia è quella risparmiata», o il progetto del Politecnico
di Zurigo su una «società a 2000 watt», ovvero una società in grado di tagliare
di un terzo l’attuale potenza energetica a disposizione di uno svizzero,
portandola al valore medio mondiale (2000 W) senza tuttavia danneggiare la
qualità della vita.
Non sono utopie: la Danimarca ha addirittura costituito
un ministero del Clima e dell’energia e ha elaborato una concreta «Energy
Strategy 2050», un’azione di governo per raggiungere l’indipendenza da
petrolio, carbone e gas entro i prossimi decenni basandosi solo su energie
rinnovabili ed efficienza energetica. Allo stesso modo l’Unione Europea, che da
anni è all’avanguardia nella consapevolezza ambientale con la sua Agenzia
Europea per l’Ambiente e la European Climate Foundation, ha ribadito nel marzo
2011 la propria tabella di marcia verso
un’economia a basse emissioni di
carbonio entro il 2050. La stessa Francia, pur se ancora all’inizio del suo
percorso di realizzazione degli obiettivi, ha aperto nel 2007 un grande
dibattito pubblico sulle priorità ambientali del paese con il Grenelle de
l’Environnement.
E noi cosa aspettiamo?
L’indimenticabile Mario Rigoni Stern, nel suo racconto Piccola
cronaca del blackout, riferito al settembre 2003, conclude: «Che bello! Silenzio,
niente televisione, poche macchine per le strade, casa tiepida. In casa ero ben
fornito di tutto: libri, legna, farina, patate, crauti, carne, vino…Ecco:
questo “buiofuori” potrebbe far accendere la “lucedentro”. Si può vivere senza
tanti artifizi: per anni l’ho provato e con la mente si possono superare e
trovare soluzioni che sembrano impossibili. Le più grandi invenzioni dell’uomo
sono state il fuoco, la zattera e la ruota. Aggiungo anche la stampa. Non certo
i telefonini e la televisione. Chissà se un blackout sarà capace di fra
riflettere la gente così dipendente dal “progresso”? […] E’ il senso del limite
che ci fa prendere contatto con la realtà»
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