Ogni volta che scoppia uno scandalo, uno di
quegli intrecci che occupano immediatamente la prima pagina dei media, ecco che
spunta la magistratura di Trani.
Devo ancora capire che organo sessuale
maschile c’entri il tribunale di Trani con indagini su presunti o reali reati
commessi in giro per l’Italia. Devo ancora capire quante delle inchieste di
Woodcock – cognome e aspetto fatto per occupare le pagine web dei portati “tuttologi”
(dove trovi la farfallina di Belen vicino al bacio Santanchè e Belpietro, al
simbolo del partituncolo di Ignazio La Russa e al titolo su come curare la
gotta) hanno dato luogo a processi e quanti di questi processi abbiano
sentenziato con condanne, cioè inviati a giudizio gli indagati e ritenuti colpevoli.
Ieri, ho scoperto di non essere la sola a
nutrire alcune “perplessità” in merito alla suddetta procura onnipresente. La procura
globalizzata di Trani.
Mi fa compagnia il procuratore di Milano
Edmondo Bruti Liberati. In un intervento al Congresso di Magistratura
Democratica, pur non facendo esplicitamente luoghi e nomi, afferma che alcune procure
considerano la competenza territoriale un “optional”. C'è stata una "gara
tra diversi uffici giudiziari, ma sembra che la new entry abbia acquisito una
posizione di primato irraggiungibile". Il riferimento, implicito, è alla
procura di Trani.
Le dichiarazioni di Bruti Liberati hanno
provocato commenti. Come quella di Elio Lannutti, attuale senatore dell’Idv e
presidente dell’Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari): “Invece
di ironizzare, Bruti Liberati spieghi perché la sua blasonata procura ha girato
la testa dall’altra parte su circostanziate denunce dell’Adusbef.
A parte le prime tre parole, sulle quali
dissento, trovo la domanda di Lanutti interessante. Sarebbe opportuna una
risposta da parte di Bruti Liberati, capo della procura blasonata di Milano.
Notare che Lanutti, dopo aver censurato l’ironia,
ne fa uso proprio oon quel “blasonata”.
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