mercoledì 13 febbraio 2013

Fiction ‘Volare’: Beppe Fiorello è Domenico Modugno


da: La Stampa

Beppe Fiorello: io, posseduto dallo spirito di Modugno
Protagonista mattatore nella fiction di Raiuno “Volare”
“È una leggenda e poi è un ragazzo del Sud proprio come me”
di Simonetta Robiony


Beppe Fiorello deve essersi davvero immedesimato in Domenico Modugno visto che ha trasformato la presentazione della fictionVolare in un one–man show con tanto di canzoni, chitarre e ricordi mettendo sullo sfondo il regista Riccardo Milani, uno dei migliori della nostra tv, gli sceneggiatori Rulli e Petraglia, binomio garantito di qualità, la produttrice Elide Melli, la sua partner Kasia Smuntiak, il nuovo capo della fiction Tinni Andreatta, il direttore di Raiuno Leone, e perfino Franca Gandolfi, la moglie di Modugno, a cui concede solo un breve discorsetto: «Erano anni che si pensava a un film-tv su Mimmo. Io, per dare il mio consenso, ho messo due condizioni: che si ridesse molto perché noi, Pazzaglia, Migliacci, Mimmo e io ridevamo tanto, e che a scriverlo fossero Rulli e Petraglia, perché sono una garanzia di serietà e se non c’è una buona sceneggiatura che possono fare gli attori? Il mio compito è stato parlare, parlare, parlare per ore, fino ad avere la gola secca, loro hanno trasformato le mie parole in un racconto sugli Anni 50. Il resto è stato Beppe. Una volta mi fece ascoltare al telefono una canzone di Mimmo. “Ti sei portato la registrazione?”, gli chiesi. ”No, sono io che canto” rispose. Non riuscivo a crederci». 

In onda lunedì 18 e martedì 19 su Raiuno dopo il lancio al festival di Sanremo, concepito come un storia vista dagli occhi di Modugno, ragazzo del sud piombato a Roma per diventare attore e finito come il cantante italiano più famoso del mondo grazie a Volare che travolse l’asfittico ambiente delle nostre canzonette, la fiction, forse, in un momento tanto amaro e disilluso per noi, per offrirci uno sprazzo di speranza, vitalità, incoraggiamento perfino, appare come una serie di cartoline sentimentali, costruite con immagini senza ombre, nitide e brillanti, immagini sognate. Fiorello ha dato tutto quello che poteva. Peccato gli manchi la sensualità di Modugno, uomo che sapeva anche conquistare le donne, portandole nel blu dipinto di blu.  
Dunque Fiorello. Nella storica sede Rai di via Asiago, sale su un palco improvvisato, afferra un microfono, canta e parla, si fa le domande e si risponde, racconta l’ansia e la soddisfazione, ringrazia, spera. «Lo so. Rischio di apparire posseduto dallo spirito di Modugno. Ho passato momenti di sconforto prima di girare. Avevo paura. Ho sofferto perfino. Chi mi ha preso per i capelli e incoraggiato, ripetendomi che solo io avrei potuto farlo, è stato Milani. Lui e mia moglie si meritano un monumento. Dovevo cantare come lui, ma senza imitarlo. Ho avuto bisogno di un preparatore atletico con la chitarra, ma nella mia voce mancava sempre la “punta”. E quanto l’ho cercata ‘sta punta! Poi ho voluto un chitarrista di flamenco perché Modugno con la chitarra era un virtuoso, faceva qualunque cosa, la pizzicava, la tamburellava, la scuoteva. Ho sentito tutte le sue canzoni e alla fine ho capito che potevo solo farle col cuore, e buttarmi. Volevo rievocarlo con rispetto e credibilità. Perché è una leggenda, certo. Ma anche perché la sua biografia è un po’ come la mia. Anche io sono un ragazzo del Sud che voleva fare l’artista, visto al paese come un perditempo che non ha voglia di faticare e arrivato a Roma pieno di illusioni. Ma Modugno, oltre che a me stesso, mi fa pensare a mio padre. Era una guardia di finanza che lavorava alla radio dell’arma per dar la caccia a delinquenti e contrabbandieri. Tra un avviso e l’altro, però, cantava e raccontava storielle. Io ero piccolo ma mi ricordo benissimo la volta in cui cantòAmara terra mia di Modugno. Modugno cantava cose vere: il pesce spada, i grilli, il cavallo cieco della miniera, il suicidio di un uomo in frac, i capelli ricci di una ragazza. Era un grande uomo. Odiava le regole ma le rispettava. A Sanremo quando cantò Volare non volevano allargasse le braccia perché uscivano dalla inquadratura. Dovettero trovare un accordo. Da ragazzino la sua prima canzone che ho amato è stata La lontananza. Adesso che le ho conosciute mi piacciono tutte. La sveglietta che fa tic-tac, tic-tac, mi ha fatto penare, ma quando l’ho cantata davanti a suo figlio Massimo mi sono sentito dire che lui non era mai riuscito a farla così bene».  

E che dire di Kasia, cui è toccato essere Franca Gandolfi, il grande amore di Modugno? «E’ mostruosa. In una scena io canto davanti a lei: Tu sì ‘ na cosa grande. Milani le dice che alla fine una lacrima ci sarebbe stata bene. Lei risponde: ”Dove la vuoi per il carrello? Nell’occhio destro o sinistro?”. E poi la fece in tutti e due perché il regista potesse scegliere. Anche Kasia conosceva Volare. Al suo Paese, in Polonia, la cantavano nella loro lingua ma il ritornello era in italiano. Come dice Katia, ho capito che ce l’avevo fatta un pomeriggio a casa Modugno, con moglie e figli che cantavano. Lei ci raccontava che suo marito aveva anche aspetti malinconici, romantici, timidi. Ma ci incoraggiava a lasciarci andare all’istinto, all’energia, alla naturalezza. Io ci ho provato». 

Nessun commento:

Posta un commento