La
vita: un dono sempre
[…]
A una prima considerazione la vita non sempre ci appare come un dono. Ci sono i
momenti della gioia, dell’operosità, dell’amicizia, della prosperità: questi
volentieri li accogliamo come un dono (anche se, a dire il vero, la carica
esuberante, che proviene da questi momenti, ci espone alla tentazione di
considerarli come un nostro possesso, come un frutto della nostra efficienza).
Poi vengono i momenti dell’inerzia, della malattia, della solitudine, della
sofferenza: questi non ci sembrano un dono, ma intervalli strani e oscuri della
vita, da abbreviare il più possibile e da dimenticare subito. E quando non si
riesce a cancellarli, ce li portiamo dentro come un peso che ci inquieta, ci
amareggia, ci toglie il gusto di vivere. Come è possibile dare un senso a
questi momenti? Qui ci viene incontro il messaggio che raccogliamo dalle Sacre
Scritture. La vita non va colta solo sul versante delle sue circostanze
esteriori. Queste sono varie, alterne, oscillanti tra gioia e dolore. Non
possono offrirci un senso definitivo. Possono solo orientarci oltre se stesse e
oltre noi stessi verso il mistero da cui noi riceviamo la vita. Il mistero si è
dato un volto e un nome in Gesù; si è rivelato come il Padre che chiama tutti i
suoi figli alla gioia di una profonda comunione di vita e amore.
Nell’amore
non c’è costrizione: per questo l’uomo può dire no a Dio, può separarsi dalla sua
vita e dalla sua gioia, finendo nella solitudine, nell’incomunicabilità, nella
morte.
Nell’amore,
però, non c’è neppure stanchezza o risentimento: per questo Dio non ha
abbandonato a se stesso l’uomo peccatore, ma ha fatto di tutto per richiamarlo
a sé, riaprendo sempre il dialogo del perdono e della speranza.
Nell’amore
non c’è paura: per questo, nella vicenda storica di Gesù, Dio ha avuto il
coraggio di non far valere quello che l’uomo ritiene le prerogative divine,
come l’onnipotenza e la maestà; ha corso il rischio di non sembrare Dio, pur di
rivelarci la sua vera prerogativa, che è l’amore; ha preso su di sé il nostro
peccato, il nostro dolore e la nostra morte, per vincerli con la potenza
dell’amore.
Gesù,
che vive alla presenza del Padre, mentre rivela il vero volto di Dio, rivela
anche a noi stessi, ci insegna il vero senso della vita, ci fa capire che la
vita è sempre un dono: le gioie, che adornano l’esistenza terrena, vanno
accolte come un segno della gioia definitiva che Dio prepara nella sua eterna
dimora; le sofferenze, se, da un lato, denunciano la separazione dell’uomo da
Dio, dall’altro, nella luce della croce di Cristo, possono venire trasformate
dall’amore, possono diventare una strada di purificazione e di maturazione
spirituale, possono essere viste come una chiamata a condividere il dolore
innocente e redentore di Gesù.
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