martedì 10 gennaio 2012

Fondi pubblici alla Lega investiti in Tanzania, Norvegia e Cipro


Ma..la Tanzania è un paese “padano”? Per non dire che neppure i ciprioti stanno nel nord Europa…


da: La Stampa

I fondi pubblici leghisti in Tanzania
Maroni chiede a Bossi di spiegare
Investimenti anche in Norvegia e Cipro. Interrogazione del Pd.
Disagio nel Carroccio, è polemica

Scoppia la polemica sui fondi pubblici incassati dalla Lega e finiti in Tanzania. Uno strano investimento, di cui si è discusso anche al vertice del Carroccio in via Bellerio. Alla presenza del segretario amministrativo e tesoriere, Francesco Belsito, Maroni ha chiesto di fare chiarezza. Intanto il Pd ha annunciato una mozione in Aula.

Il giro dei soldi è stato svelato dal Secolo XIX: il 14 dicembre «un investimento in 7,7 milioni di corone norvegesi (poco più di un milione di euro) vincolato per 6 mesi a un interesse del 3,5%»; il 28 dicembre «1,2 milioni di euro per l'acquisto di quote del fondo Krispa Enterprise ltd » di base a Larnaca, nell'isola di Cipro, e infine il 30 dicembre «il collocamento di 4,5 milioni di euro in Tanzania. È l'ultimo spostamento dell'anno e, nei fatti, svuota una delle dotazioni consegnate a Banca Aletti da Belsito per conto della Lega Nord». Totale: quasi 8 milioni di euro in una decina di giorni, se si aggiungono anche i movimenti-base di 700.000 euro trasferiti ad altri conti del partito, di 450.000 euro emessi in assegni circolari e di 50.000 euro ritirati in contanti direttamente da Belsito.

L'operazione in Tanzania, inoltre - specifica Il Secolo XIX - «coinvolge il consulente finanziario Stefano Bonet, coinvolto in un rocambolesco fallimento societario nel 2010 e in affari con l'ex ministro "meteora" Aldo Brancher». Il tesoriere del Carroccio ha risposto con fastidio alle domande del quotidiano ligure: «Queste informazioni sono una grave violazione della privacy e delle regole bancarie». Anche nelle file leghiste emerge qualche perplessità. Matteo Salvini non nasconde la sua preoccupazione:

«Ci sono diverse sezioni che chiedono 100 euro ai militanti per pagare l'affitto a fine mese. La Padania , il nostro quotidiano, versa in difficoltà economiche che tutti conoscono. E poi leggiamo della Tanzania... Spero, per rispetto dei militanti, che ci sarà una spiegazione per ogni quattrino speso».

La vicenda riaccende le tensioni dentro il partito. Alla riunione della segreteria politica, oggi pomeriggio, Maroni ha imposto che, su quanto è trapelato, si faccia subito chiarezza nel massimo organo decisionale del movimento, il Consiglio federale. Ma se i dubbi affiorati sulla gestione del partito non bastassero, ad animare davanti a Umberto Bossi il primo rendez-vous del 2012 in via Bellerio si è trascinata anche la discussione su chi farà il capogruppo alla Camera: il leader sembra abbia detto che non si discute affatto il ruolo ricoperto da Marco Reguzzoni, suo fedelissimo. Una presa di posizione che, viene raccontato, avrebbe visto lo stesso Maroni, che in qualche modo aveva posto la questione tempo fa, preferire il "passo indietro" piuttosto che aprire un nuovo fronte interno. Ufficialmente, delle questioni interne che hanno messo in ombra le iniziative politiche del partito di opposizione, nessun dirigente leghista ha parlato.

Reguzzoni è stato il primo ad andarsene dalla sede federale, giustificando il suo silenzio col fatto che alla segreteria odierna «non si è deciso niente». Maroni si è invece fermato, ha ammesso che della questione dei fondi «si è parlato», ma ha poi aggiunto di non aver «nulla da dire al riguardo». Un’operazione trasparenza è stata però voluta fortemente dall’ex ministro dell’Interno, che ha ben presente i malumori dei militanti alle notizie che riguardano investimenti del partito (per oltre 7 milioni) in Tanzania e a Cipro, operazioni difficili da spiegare sul piano politico. Uno «sgomento» che viene descritto, per esempio, dal quotidiano on-line "l’Indipendenza", ritenuto di area maroniana. Con Pd e Fli che hanno evidenziato come a unire il Carroccio sia ormai solo l’opposizione al governo Monti e poco altro. Diversa, invece, la questione del capogruppo a Montecitorio, che si trascina dalla scorsa primavera.



Le indiscrezioni di ambienti più vicini a Bossi hanno descritto una vera e propria rinuncia da parte di Maroni alla candidatura per sostituire Reguzzoni. Ambienti più vicini a Maroni hanno però fatto notare che mai una candidatura dell’ex ministro era stata avanzata, dunque rinuncia non può esserci stata alla riunione della segreteria. Comunque sia andata, da via Bellerio non è uscito un segnale di coesione, almeno per quanto attiene alla gestione del partito. E ciò ha messo in ombra i temi più strettamente politici su cui la Lega, forza di opposizione sanguigna, si era data appuntamento per oggi. Il primo: il Carroccio, come ha annunciato lo stesso Maroni, «domani esprimerà in giunta un voto favorevole alla richiesta di arresto» per il Pdl Nicola Cosentino, non ravvisando alcun «fumus persecutionis nei suoi confronti». Il secondo: al governo Monti che «per ora ha fatto solo annunci» si dovrà mandare un segnale forte dalla manifestazione del 22 a Milano, di cui oggi si sono affrontati alcuni aspetti organizzativi. Infine l’ex ministro ha confidato la preoccupazione che Pdl, Pd e Udc stiano studiando una nuova legge elettorale che «faccia fuori» forze come la Lega. Questioni delicate che però, oggi, sembrano fare meno notizia di ciò che agita le stanze leghiste.

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