Riporto questa recensione che trovo molto
dettagliata.
Per quanto mi riguarda, non mi unisco all’entusiasmo
di chi ha recensito l’episodio perché….‘The Seven Day Rule’ è ciò che solitamente
mi aspetterei da King & soci sceneggiatori. Siamo nella media del buon
livello generale di ‘The Good Wife’. Era ora che arrivasse un episodio da
ricordare. Con piacere, ho ritrovato nel finale il
momento da incorniciare. L’espressione di Diane verso Alicia vale tutta la
puntata e promette bene per il futuro.
Attendo la prossima puntata per gustarmi lo
scontro frontale nello studio tra Alicia e Will. Ma non confido che i King siano così bravi da approfittare di
questa “tensione” per affrontare sospesi e “non detti” personali.
Ogni sceneggiatore ha una sua chiave
narrativa. Quella di ‘The Good Wife’ solo a tratti mi ha convinto dal punto di
vista delle storie private. Di fatto, non significative. Quando hanno creato i
presupposti per esserlo, si sono poi perse nel racconto dell’evoluzione e involuzione.
Il tocco di classe, la zampata e la necessaria dose di realismo, sono riservate
all’intreccio legale. Il che, ci sta. Stiamo parlando di un legal drama. Ma una
serie senza un’”ossatura” con un paio di rapporti uomo-donna, per me, rimane
monca. E la questione non riguarda il “trattamento” di Alicia e Will per quanto
io trovi Peter “vecchio” “pesante”, figurativamente parlando, rispetto a Julianna
Margulies, cioè Alicia. Non li vedo come coppia. E, infatti, fanno sveltine…
Ma non posso pretendere la creatività dei King
nel “settore privato”, perché hanno deciso che dev’essere mantenuta la “logica”
(ci sarebbe da discutere se vi stiano riuscendo) del titolo della serie. Questo
a scapito della creatività e arguzia della trama privata. A questo punto, cioè
alla quarta serie, lo trovo un po’ ridicolo. Assumano qualche altro
sceneggiatore.
da: Serialmente
The Good Wife - 4x13 - The Seven Day Rule
Che le peripezie legali e non della buona moglie qui piacciano molto, non è un mistero per nessuno. Con alti e bassi, storyline più o meno riuscite e casi legali
dal discreto al geniale, non si
perde un episodio. Quando però la serie decide di sfoderare un suo grande
classico come l’episodio cinico (che spesso coincide con l’episodio con David
Leeprotagonista) allora raramente si rimane delusi. Questa settimana, i Kings
tornano a chiederci: c’è davvero un “good” in The Good Wife?
Lo dico subito: questo episodio mi ha molto
entusiasmato. Finita la visione, il primo pensiero è stato“questo è un vero
episodio di The Good Wife”, o quantomeno più vicino al nucleo narrativo
originario che nelle ultime serie è andato un po’ diluendosi. Se da una parte è
logico che la continua evoluzione dei personaggi e l’attenzione dedicata ora al
versante sentimentale ora a quello elettorale abbiano apportato un po’ di
rinnovo alla formula iniziale (anche se non sempre per il meglio), dall’altra
diventa rassicurante vedere che il potenziale è ancora tutto lì, a
disposizione.
L’episodio in sè ricalca una struttura più
volte sfruttata: un singolo evento riguardante Alicia Florrick viene presentato
dapprima superficialmente, poi dal punto di vista della protagonista e infine
analizzato più a fondo, finendo per rivelare molte sfacettature nascoste (e
negative) dei personaggi coinvolti.
Così la promozione di Alicia nel gruppo elitario degli equity partners rimane solo per qualche minuto l’effettiva ricompensa per quattro anni di duro lavoro (e di una quarta stagione all’insegna di un atteggiamento sicuro di sè, proposito e spesso vincente della nostra), trasformandosi via via in un boccone sempre più amaro. Dapprima informata da David Lee (ancora una volta il delatore di scomode verità glissate da Diane e Will) della necessità di sborsare 600.000 dollari per godere dei privilegi del nuovo status, Alicia deve poi confrontarsi con il fatto che la promozione riguarda anche Cary e altri 3 colleghi. Insomma, si tratta di una manovra emergenziale e puramente calcolatrice dei grandi capi, che ha ben poco a che fare con l’effettivo riconoscimento del valore di Alicia come avvocato.
In questo frangente possiamo ammirare non solo una Margulies “capace di essere incapace” di trattenere ora la gioia, ora lo sgomento e la rabbia, ma anche un personaggio che pur cresciuto enormemente nel suo atteggiamento verso il lavoro e la vita, mantiene il suo nucleo invariato. Alicia ancora una volta si rivela un po’ ingenua e talvolta incline al vittimismo; non manca nemmeno una punta dell’antico pregiudizio verso Cary, quando le sfugge che a suo parere lui non si meriterebbe la medesima promozione.
Così la promozione di Alicia nel gruppo elitario degli equity partners rimane solo per qualche minuto l’effettiva ricompensa per quattro anni di duro lavoro (e di una quarta stagione all’insegna di un atteggiamento sicuro di sè, proposito e spesso vincente della nostra), trasformandosi via via in un boccone sempre più amaro. Dapprima informata da David Lee (ancora una volta il delatore di scomode verità glissate da Diane e Will) della necessità di sborsare 600.000 dollari per godere dei privilegi del nuovo status, Alicia deve poi confrontarsi con il fatto che la promozione riguarda anche Cary e altri 3 colleghi. Insomma, si tratta di una manovra emergenziale e puramente calcolatrice dei grandi capi, che ha ben poco a che fare con l’effettivo riconoscimento del valore di Alicia come avvocato.
In questo frangente possiamo ammirare non solo una Margulies “capace di essere incapace” di trattenere ora la gioia, ora lo sgomento e la rabbia, ma anche un personaggio che pur cresciuto enormemente nel suo atteggiamento verso il lavoro e la vita, mantiene il suo nucleo invariato. Alicia ancora una volta si rivela un po’ ingenua e talvolta incline al vittimismo; non manca nemmeno una punta dell’antico pregiudizio verso Cary, quando le sfugge che a suo parere lui non si meriterebbe la medesima promozione.
Se i difetti di Alicia vengono parzialmente
compensati dalla lealtà verso lo studio che la porta a tradire il suo
giuramento in un’aula di tribunale pur di far ottenere alla Lockhart &
Gardner la tanto sospirata dilazione di 5 mesi, l’episodio getta un’ombra
su un vasto parterre di personaggi. Cary si dimostra un tale
manipolatore durante la stesura dell’accordo prematrimoniale tra Neil “Chum
Hum” Gross e la giovane fidanzata da suscitare il vivo apprezzamento di David
Lee, le macchinazioni di Louis Canning divengono chiare persino per
il giudice, Neil Gross stesso nasconde i suoi segreti nelle note
contabili a fondo pagina,David Lee…è David Lee.
Le ombre più lunghe però tornano ancora una volta ad addensarsi su Diane e Will.
Un amabile duo, che a tratti sembra collegato da più di un rapporto
capo/dipendente con Alicia e gli altri, ma talvolta rivela le proprie priorità
e con tutto il suo cinismo, accomunandoli a figure solitamente negative come Canning.
La realtà però non è mai nettamente divisa
tra lui e ombre e, come solo negli episodi migliori, nel gran finale i Kings
ridirezionano la sorgente di luce sull’intera vicenda, variando improvvisamente
le zone d’ombra. Se nella parte centrale della puntata la prospettiva di Alicia
ci porta a sentirci feriti assieme a lei per le manovre a doppio fine dei soci,
è Diane stessa a darci un punto di vista meno parziale, spiegando ad Alicia che
raramente una promozione del genere arriva per il motivo giusto, il merito.
Diane stessa si è fatta strada sfruttando una promozione dalle motivazioni poco
cristalline, facendosi valere nel tempo ben oltre la sua “quota rosa”.
Lo spunto migliore però non è questa corsa al cinismo universale e nemmeno l’ennesima prospettiva inedita sul diritto (all’interno dello family law, ma stavolta niente divorzi, bensì un accordo prematrimoniale). Si tratta invece di un ombra repentina, di un fugace sospetto che vediamo formarsi secondo dopo secondo sul volto preoccupato di una Diane che ha appena piegato le rimostranze silenziose di Alicia.
Se infatti il quid più prezioso di Alicia è la sua lealtà e rettitudine interiore come moglie, madre, avvocato e persona (non senza errori o parentesi riflessive, ma sempre transitorie), l’ennesimo tradimento potrebbe portare a un punto di non ritorno. Che lo sgambetto a Eli Gold sia più di una semplice vendetta causata da una pressione dovuta alla continua richiesta di dichiarare qualcosa di diverso dalle sue convinzioni? Non c’è qualcosa in più? Alicia ora ha anche una carta “get out of jail free”, un’alternativa che, nel prossimo futuro televisivo, potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella sua evoluzione.
Lo spunto migliore però non è questa corsa al cinismo universale e nemmeno l’ennesima prospettiva inedita sul diritto (all’interno dello family law, ma stavolta niente divorzi, bensì un accordo prematrimoniale). Si tratta invece di un ombra repentina, di un fugace sospetto che vediamo formarsi secondo dopo secondo sul volto preoccupato di una Diane che ha appena piegato le rimostranze silenziose di Alicia.
Se infatti il quid più prezioso di Alicia è la sua lealtà e rettitudine interiore come moglie, madre, avvocato e persona (non senza errori o parentesi riflessive, ma sempre transitorie), l’ennesimo tradimento potrebbe portare a un punto di non ritorno. Che lo sgambetto a Eli Gold sia più di una semplice vendetta causata da una pressione dovuta alla continua richiesta di dichiarare qualcosa di diverso dalle sue convinzioni? Non c’è qualcosa in più? Alicia ora ha anche una carta “get out of jail free”, un’alternativa che, nel prossimo futuro televisivo, potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella sua evoluzione.
Quindi nessuno è “good” in The Good Wife? Chi
ci va più vicino è Mr. Hayden, non a caso presentatoci fin dall’inizio
come un personaggio fuori dagli schemi, buffo, persino un po’ goffo. La sua
decisione di proteggere lo studio dalle mire di Canning, anche se ciò avrebbe
portato al risultato da lui sperato (e a un impiego sicuro), aggiunge una nota
di speranza necessaria in un episodio pregno di cinismo come questo. Purtroppo
sembra anche sia venuto il momento di salutare (si spera solo per un po’) Nathan
Lane e il suo personaggio, una delle sorprese più riuscite della stagione.
- Due battute fulminanti di un episodio
ampiamente citabile: Alicia che saluta Maddie con un “You have any new
friends?” ” e David Lee, “48 hours? Gods made plants and animals in
48 hours!”
- Come Bill & Melinda Gates – Bill
Gates ha deciso di lasciare gran parte dei poteri (e delle azioni diMicrosoft in
suo possesso) alla moglie Melinda, per potersi dedicata a tempo pieno alla sua
fondazione, considerata la più grande al mondo nel campo della solidarietà.
Intuibile la gioia dello studio legale della moglie.
- Seven Day Rule – come già sappiamo,
negli Stati Uniti c’è Stato e Stato, legalmente parlando.Secondo il
diritto della California (più favorevole, rispetto a quello del Texas, alla
“parte finanziariamente debole” della coppia), ogni accordo prematrimoniale
deve essere stipulato almeno 7 giorni prima della data delle nozze.
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