da:
la Repubblica
Gualazzi il cantautore si racconta: "Ironia
leggera, come il rock 'n roll"
L'artista marchigiano parla del suo
ultimo disco Happy Mistake, delle sue radici e del suo ritorno sul palco di
Sanremo. Dal quale partì appena due anni fa
di Gino Castaldo
Quando
parla di musica sembra avvolto da un sogno. Si capisce che suonare per Raphael
Gualazzi è la parte migliore della vita, e non resiste, non si limita a parlare
del nuovo album, come fan tutti, spiega, dice, ricama, ma poi va al pianoforte
e fa vedere come funziona. Il nuovo disco si intitola Happy mistake, l'errore felice: "Il titolo è venuto in mente
mentre lavoravamo all'album. Un giorno, mentre registravamo Senza ritegno, uno
dei due pezzi che presenterò a Sanremo, eravamo in regia a riascoltare il
solo di Fabrizio Bosso alla tromba. Però c'era qualcosa di strano. Ci siamo
accorti che per sbaglio era rimasta aperta anche un'altra traccia dove c'era
un'altra versione dello stesso solo. Fatto è che insieme stavano benissimo,
l'uno sembrava il controcanto dell'altro, e così li abbiamo tenuti tutti e due.
Ecco un esempio di Happy mistake, e in musica capita spessissimo, come per la
mela di Newton". Come la copertina, che vede Gualazzi incorniciato da una
specie di baracca diroccata, ma che a ben vedere è una sorta di opera d'arte di
Laurent Seroussi realizzata con tre pianoforti bruciati, smontati e
ammonticchiati l'uno sull'altro.
Il disco è felicemente travolgente, stracolmo di entusiasmo e gioia di suonare,
con 7 pezzi in inglese,
tra gospel, swing e pop d'autore, 5 in
italiano e ben due strumentali. "Il primo si intitola Improvvisazione sui temi di Amarcord",
spiega Gualazzi "ed è dovuto al fatto che io, essendo marchigiano, ho
sempre sentito vicina la cultura romagnola, e infatti noi diciamo "marcord",
quasi uguale, e ho sempre adorato quella musica di Rota. Un giorno sono andato
in studio e mi sono messo a giocare sui temi del film, ma avevo detto al
tecnico di tenere accesa la registrazione. E così è stato, ne ho fatte due o
tre versioni e poi ho scelto quella che mi piaceva di più, senza trucchi e
rimaneggiamenti. Quindi è davvero un'improvvisazione. Il secondo è un gioco d'ironia su Verdi di cui ricorre il
bicentenario. Si intitola Questa e
quella per me pari "non" sono, io ci vedo tante analogia con la
musica che suono di solito, soprattutto per l'ironia, è leggera, come il
rock'n'roll".
Quest'anno Gualazzi si ripresenta al festival di Sanremo, dal quale partì a spron battuto due anni fa, arrivando poi all'exploit dell'Eurocontest, con un secondo posto che lo ha fatto conoscere in mezza Europa. Ma rimane un alieno, l'approccio è quello di un candido che pensa solo alla musica e certe altre cose gli sfuggono, visibilmente. Come ci torna? "Da novellino, come tutti, credo, quando si trovano su quel palco, sarà una nuova emozione è una nuova esperienza. Ma io spero che vinca la musica, tutto il resto deve essere preso come un'opportunità di collaborazione, la musica non è competizione".
Sì,
ma lì una gara c'è, e almeno una delle due canzoni che porta, quella che si
intitola Sai, ha buone speranze di
piazzarsi bene, per non dire di più. Ma lui proprio cade dalle nuvole, come se
la gara fosse una cosa che non lo riguarda. Racconta che nella serata di venerdì canterà Luce di Elisa,
che per lui è una delle più belle canzoni italiane degli ultimi anni, che però
il festival l'ha vinto. Qualcuno gli fa notare la coincidenza, venerdì canterà
una canzone vittoriosa e il giorno dopo ci sarà la finale, ma lui si guarda in
giro spaesato: finale, gara? E tutto questo sotto lo sguardo amoroso di
Caterina Caselli, la sua illuminata discografica, che interviene solo per
sottolineare come tutto lo sforzo produttivo che è stato fatto intorno a questo
disco ha una deliberata proiezione internazionale. E per una volta è probabile
che possa capitare di esportare un prodotto musicale italiano di cui essere
orgogliosi.
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