martedì 2 luglio 2013

Vaticano, Ior: il direttore e il vice si dimettono



da: La Stampa

Ior, si dimettono il direttore e il suo vice
Cipriani e Tulli lasciano l'incarico nella «banca vaticana» e la commissione dei cardinali approva. Nuovi manager affiancheranno von Freyberg
di Andrea Tornielli

Non c'è due senza tre. Dopo la nomina del nuovo prelato dello Ior e l'istituzione della commissione «referente» d'inchiesta, un'altra importante decisione fa voltare pagina rispetto alla gestione della «banca vaticana» degli ultimi decenni: il direttore generale Paolo Cipriani e il vicedirettore Massimo Tulli si sono dimessi dal loro incarico nell'Istituto per le Opere di Religione. La commissione cardinalizia e il board hanno approvato, accettando le dimissioni e chiedendo al presidente von Freyberg di assumere ad interim con effetto immediato la funzione di direttore generale.

Un mese fa monsignor Nunzio Scarano, il prelato contabile dell'Apsa indagato per riciclaggio e arrestato per corruzione e truffa, era stato sospeso in via cautelativa. Ora le dimissioni dei due manager dell'Istituto rendono evidente ancor meglio la svolta in atto e la volontà di non lasciare zone d'ombra nella gestione delle finanze d'Oltretevere.


All'origine dei cambiamenti nella «banca vaticana» c'è la ferma volontà di Papa Francesco. Cipriani e Tulli, in accordo con il loro superiore diretto, il neo-presidente dello Ior Ernst von Freyberg, dopo giornate di tensione e di consultazioni, appresa la volontà di Francesco, ora rappresentato direttamente nella banca dal prelato di sua fiducia, hanno preferito mettere a disposizione il loro incarico per favorire il ricambio. Von Freyberg nei giorni scorsi aveva annunciato un'indagine interna a partire dal caso Scarano e aveva incominciato a rendersi conto della situazione e della necessità di un cambiamento radicale. Per aiutarlo nel suo compito, il presidente sarà affiancato da due consulenti, in attesa della nomina dei nuovi dirigenti. 

Ernst von Freyberg "sarà coadiuvato - si legge in un comunicato del Vaticano - da Rolando Marranci in qualità di Vice-Direttore e da Antonio Montaresi  nella nuova posizione di Chief Risk Officer con la responsabilità di compliance e progetti speciali". Marranci è stato Chief Operating Officer presso una nota banca italiana a Londra. Montaresi ha operato come Chief Risk Officer presso varie banche negli Usa.

Dalle intercettazioni di monsignor Scarano sembrava emergere che il management dello Ior autorizzasse senza problemi ingenti movimentazioni di somme di denaro. Ma è evidente che non si sarebbe arrivati a questo passo clamoroso senza il nuovo corso imposto dal Pontefice argentino e dai suoi uomini di fiducia. La magistratura italiana dovrà accertare le responsabilità di Scarano, che nel suo primo interrogatorio ha respinto ogni addebito, e stabilire come ottenesse le autorizzazioni per operare in quel modo sui suoi conti. In ogni caso, ciò che emerge è il mancato funzionamento del sistema di controlli. Nonostante le rassicuranti e ripetute affermazioni pubbliche sul «sistema che funziona» da parte del presidente von Fryeberg e del direttore dell'Aif, l'Autorità di informazione finanziaria vaticana, René Brülhart, nel caso Scarano a muoversi è stata la magistratura italiana.

Nel giugno 2012, qualche settimana dopo il brutale licenziamento del presidente Ettore Gotti Tedeschi, il direttore generale dello Ior Cipriani era stato protagonista di un «open day», una visita guidata all'Istituto organizzata per una cinquantina di giornalisti. In quella occasione, accompagnato dal vicedirettore Tulli e da altri quattro dirigenti, aveva ripetuto che lo Ior vuole «togliere il velo di segreto» che copre le sue attività e il sospetto che la «banca vaticana» possa venire ancora utilizzata per operazioni poco pulite. Cipriani aveva anche sottolineato che i servizi offerti dallo Ior «sono concepiti nel rispetto dei principi etici fondamentali della Chiesa cattolica». Il direttore aveva anche affermato: «Dal 1996 c’è un sistema informatico che non permette operazioni opache, se in passato ci sono stati conti strani, ora non è più possibile, non può uscire o entrare un solo euro che non sia tracciato».

Cipriani, già numero due dell'Istituto, era stato nominato al posto di Lelio Scaletti, che aveva lasciato la guida dello Ior ultraottantenne nell'ottobre 2007.  Il direttore, proveniente dal mondo bancario italiano, era considerato vicino all'ex Segretario di Stato Angelo Sodano e all'allora prelato della «banca vaticana», monsignor Piero Pioppo. Ma aveva instaurato un buon rapporto con il successore di Sodano, l'attuale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Sia Cipriani che Tulli, insieme all'allora presidente Gotti, erano stati indagati dalla Procura di Roma, per un trasferimento anonimo di 23 milioni dallo Ior alla JP Morgan Frankfurt (20 milioni) via Credito artigiano e alla Banca del Fucino (3 milioni). L'inchiesta non è ancora conclusa, anche se la nuova normativa antiriciclaggio voluta da Benedetto XVI ha provocato il dissequestro della somma. Ma nella decisione odierna non c'entrano solo le iniziative dei magistrati. Le dimissioni, per quanto favorite dai superiori, non stanno a significare che siano state accertate precise responsabilità da parte dei due manager. Si tratta invece dell'ennesimo passo verso il rinnovamento. Un segnale chiaro, rivolto dentro e fuori la Curia, sul fatto che la «trasparenza» richiede, per il bene della Chiesa, anche un cambiamento delle persone che da anni gestivano l'Istituto.

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