da: La Stampa
Verdone:
con “Vicini per caso” torno a parlare di padri e figli
Il
regista: “Fotografo quello che è sotto gli occhi di tutti, le famiglie
sfasciate. Ma lo faccio con i miei toni agrodolci. Il punto di svolta è un
sano schiaffo”
di Fulvia
Caprara
Il punto di svolta sarà uno schiaffo,
mollato al momento giusto, un po’ in ritardo sui tempi della vita, ma ancora
utile a ristabilire un rapporto sano tra un padre che è stato troppo assente e
un figlio «che sta esagerando». A fine settembre Carlo Verdone torna dietro la
macchina da presa per dirigere il suo nuovo film, titolo provvisorio Vicini
per caso, commedia corale sul «rapporto tra generazioni, un tema che in Italia,
negli ultimi anni, ha acquistato particolare importanza». Scritto insieme a
Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta e Maruska Albertazzi («il lavoro di
sceneggiatura è stato particolarmente lungo e laborioso»), il film arriverà
nelle sale il 14 febbraio con la Filmauro di De Laurentiis: «È un racconto di
impianto teatrale - spiega a Cinè, Giornate Estive di cinema - con il sapore
agrodolce che caratterizza da sempre i miei lavori».
Di
che storia si tratta?
«Sono un padre divorziato che si è rifatto
una vita con una compagna dinamica, effervescente. Dei suoi due figli, una
ragazza di 24 anni e un ragazzo di 21, non si è mai molto occupato, li ha fatti
star bene dal punto di vista economico, ma ha spesso dimenticato i loro
compleanni... Una sera riceve una telefonata, il figlio gli dice che la madre,
cioè la sua ex-moglie, è morta. Da quel momento cambia tutto, dovrà occuparsi
dei ragazzi rimasti soli, imparando finalmente a fare il padre e anche la
madre».
Una
convivenza difficile?
«Sì, i figli vanno a vivere da lui, ne
succederanno di cotte e di crude, per esempio, la ragazza, appassionata di
poesia, organizzerà degli happening trasformando la casa in una specie di
Festival di Castelporziano, insomma, un macello... In questo equilibrio
instabile si fa strada un nuovo personaggio, una vicina di casa con la quale si
stabilisce una corrente di simpatia e che diventerà un punto di riferimento per
i due figli».
Dopo
«Posti in piedi in Paradiso» in cui affrontava il tema attualissimo dei
genitori impoveriti dalle separazioni, ecco un’altra storia che parla del nostro quotidiano. È questa la sua
nuova fonte di ispirazione?
«Direi che sto fotografando quello che è
sotto gli occhi di tutti noi, da una parte la precarietà economica, dall’altra
la difficoltà crescente di far stare in piedi le relazioni e di conseguenza il
problema dei rapporti tra genitori e figli, la frattura con i padri che vanno
via di casa proprio quando dovrebbero fare da “allenatori” e consiglieri... Il
mio personaggio, nel film, comincia a svolgere il suo ruolo in ritardo,
sfiorando anche il ridicolo...».
Sarà
aiutato dalla vicina?
«In parte sì, e alla fine tra i due scocca
una scintilla..».
A
chi affiderà la parte di lei?
«Mi auguro di riuscire ad avere Paola
Cortellesi, ho spostato la lavorazione di quasi un mese e mezzo per venirle
incontro, aveva dei suoi problemi organizzativi da risolvere».
E
chi interpreterà i ragazzi?
«Ho una rosa di nomi, forse uno dei due
sarà sconosciuto, l’altro meno».
Dove
girerà?
«È un film “da studio”, prevalentemente
ambientato nei due appartamenti, il nostro e quello della vicina».
C’è
qualcosa di autobiografico?
«No, niente di personale, anche se la
necessità di recuperare gli anni persi, quelli in cui magari si è stati meno
presenti, credo riguardi un po’ tutti».
È
in pole position per il Nastro d’argento come miglior non protagonista nella
«Grande bellezza» di Paolo Sorrentino. Che cosa le ha lasciato
quell’esperienza?
«È stata la mia prima, vera incursione in
un cinema diverso, nel polo opposto rispetto a quello che ho sempre fatto,
essere apprezzato in quel piccolo ruolo mi ha fatto molto piacere. Sono nato
con la commedia e morirò con la commedia, ma se un domani un autore mi proporrà
una cosa diversa... beh, perchè no?».
Le
è già successo?
«Eccome. Dopo La grande bellezza continuo
a ricevere copioni drammatici, seri, anche ben scritti, da parte di autori
importanti...».
E
allora lei che fa?
«Il mio nuovo film è l’impegno più
importante, per ora viene prima di tutto».
Qualcuno
dice che il pubblico non ne può più di commedie, che si è arrivati al punto di
saturazione. Che cosa ne dice?
«Che è giusto, anche perchè in questo
momento, con davanti un futuro così minaccioso, c’è ben poco da ridere. Però se
si riesce a raccontare una storia, anche drammatica, con un pizzico di ironia,
la ricetta funziona... Penso a To be or not to be di Lubitsch, sono
andati tutti a vederlo, riconoscendone la grazia, la qualità preziosa. Mi
direte che non abbiamo tanti Lubitsch, ma una carezza, in un periodo buio come
questo, fa sempre bene».
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