stamane.....
Ce l'abbiamo fatta!CommissioneUe annuncia ora ok a più flessibilità x prossimi bilanci x paesi come Italia con conti in ordine.#serietàpaga
— Enrico Letta (@EnricoLetta) July 3, 2013
stasera....
da:
l’Huffington Post
Golden Rule: dall'apertura
Ue pochi fondi. Bruxelles e FMI chiedono di aumentare l'Iva
Il più entusiasta di tutti è stato Enrico
Letta. Il premier italiano ha celebrato l'ammorbidimento dei vincoli europei
come una vittoria del governo di Roma. Ma non è ancora il tempo di stappare i
tappi di champagne. Ad una lettura più attenta l'apertura di Bruxelles rischia
di essere una strada ad ostacoli in grado di liberare poche risorse, meno dei
10 miliardi di euro delle primissime stime.
Innanzitutto il vincolo del 3 per cento del
deficit Pil rimane un postulato, un tabù insuperabile. Quindi per poter avere
la possibilità di spendere qualcosa in più sarà necessario garantire all'Ue il
rispetto del vincolo. Chi è sotto il 3 per cento, come l'Italia, potrà
presentare a Bruxelles delle proposte per opere infrastrutturali o di progetti
Europei, che garantiscano benefici "certi, duraturi e verificabili".
Queste proposte dovranno essere inserite nella legge di stabilità che il
governo dovrà varare entro il 15 ottobre. Il provvedimento, poi, andrà al
vaglio della Commissione che, entro una settimana, darà il suo responso e farà
le sue raccomandazioni.
Dunque l'ultima parola spetterà a Bruxelles, che potrà dire se un determinato investimento o una determinata opera potranno essere finanziate facendo salire il deficit (comunque tenendolo sotto il 3 per cento), oppure no. Le risorse liberate saranno date dalla somma delle opere che l'Ue permetterà di finanziare. Insomma, un modo più per far spendere meglio e più velocemente i fondi europei piuttosto che una vera golden rule. Secondo Nomisma il meccanismo consentirà, al massimo, di liberare 6 miliardi di euro.
Bruxelles tuttavia non rinuncia nemmeno ai
compiti a casa di Roma. Per l'Ue le raccomandazioni dettate all'Italia per
chiudere larice dura d'infrazione sono un faro. Per questo continua a guardare
con scetticismo alla manovra con la quale il governo Letta ha congelato
l'aumento dell'Iva aumentando l'accento IRPEF. Per Bruxelles la tassazione deve
essere spostata dalle persone alle cose. L'Iva, dunque, deve salire. Se non
l'aliquota base dal 21 al 22 per cento, vanno almeno ritoccate tutte le
aliquote agevolate, quelle che tassano alcuni prodotti al 4 e al 10 per cento.
Per questo Bruxelles guarda con molta attenzione alla delega fiscale in
discussione alla Camera, veicolo nel quale il ministro Fabrizio Saccomanni
potrebbe inserire questo ritocco alle "agevolazioni fiscali". Ritocco
che, molto probabilmente, sarà chiesto domani anche dal Fondo Monetario
internazionale che ha appena concluso la sua missione annuale in Italia.
Sia FMI che Commissione, poi, chiederanno
che sull'Imu non vengano fatti pastrocchi. Tagli indiscriminati dell'importante
non sono ammissibili. Quello che si può fare, sempre tramite la delega fiscale,
è la revisione degli estimi catastali che riporti ad un valore più vicino a
quello di mercato l'indicazione, in modo da rendere più equo il prelievo.
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