da: la Repubblica
Mediaset vola e Silvio stoppa i falchi
Basta col fuoco amico contro i ministri
di Carmelo Lopapa
«Basta con gli attacchi personali ai
ministri, non ci portano consensi e in questa fase creano solo problemi». Silvio
Berlusconi tornerà a Roma oggi dopo oltre due settimane di inabissamento. E,
deludendo i “falchi” anti-governativi, si presenterà questa sera davanti
all’assemblea dei deputati Pdl di Montecitorio (domani al Senato) indossando
ancora una volta i panni del pompiere. Fine delle ostilità, almeno quelle
«personali » coi ministri.
Lo ha spiegato alla
vigilia della due giorni romana ai dirigenti sentiti da Arcore. Gli
affondi mossi soprattutto contro il ministro dell’Economica Fabrizio Saccomanni
dai vari Brunetta e Gasparri sono piaciuti poco all’ex-premier. Perché è vero
che il progetto Forza Italia è in rampa di lancio, ma il Cavaliere non ha
alcuna intenzione di far precipitare la situazione. Non ora, almeno, con i titoli Mediaset che veleggiano in borsa
(solo ieri più 2,76 per cento) e con le grane giudiziarie
che lo assorbono ancora a tempo pieno (il 19
la sentenza Ruby bis e a giorni l’archiviazione o il rinvio a giudizio per
la compravendita dei senatori a Napoli). L’ordine che il capo impartirà alle
truppe, stando alle
anticipazioni, sarà quello di «continuare a fare da pungolo
al governo», tenere alta la tensione su Iva e Imu, «perché quegli obiettivi li
dobbiamo raggiungere ». Ma non a costo di scatenare un putiferio, silurare il
ministro dell’Economia, provocare una crisi. Il governo va difeso, la tesi non
cambia ormai dall’insediamento di Letta.
«Correremmo ancor più
rischi con una maggioranza alternativa, magari formata da sinistra e grillini»
è il ragionamento ripetuto ancora ieri dal Cavaliere.
Anche se nelle ultime ore Sandro Bondi
torna alla carica con uscite del tipo «se ci fosse un governo serio
affronterebbe il vincolo Ue del 3 per cento». Maormai è una minoranza. «Il
fuoco amico sparato ogni giorno, a danno anche della nostra delegazione che ce
la sta mettendo tutta al governo, non può continuare» dice un berlusconiano doc
come il senatore Paolo Romani. E il leader sembra non sia neanche tanto
appassionato, raccontano, dalla proposta rilanciata da Cicchitto, Napoli, Comi
e tanti altri di mobilitare una «grande piazza» anti giudici. Per niente in
linea con la filosofia del nuovo difensore Coppi. Per non dire che unweek end
di fine luglio non sarebbe il più indicato, come spiegano in tanti, per portare
a Roma o Milano migliaia di persone. Insomma, anche per quello, come per la
convention inaugurale di Forza Italia, se ne riparlerà alla ripresa.
Il Pdl per il momento
resta in guardia invece sulla legge elettorale, per evitare che il nodo venga
affrontato e sciolto prima del pacchetto complessivo di riforme istituzionali. Eppure,
una frase del ministro competente, Gaetano Quagliariello, ha aperto ieri un
mezzo giallo. «Credo che lontano dai riflettori i partiti stiano cercando una
soluzione» su una modifica condivisa della legge elettorale, sostiene facendo
il punto settimanale sul lavoro dei saggi. Il fatto è che, interpellati, gli
sherpa di Pd, Pdl e Scelta civica, negano qualsiasi passo avanti. Strategia o
bluff? Nella prossimariunione — anticipa Quagliariello, che nella distinzione
tra “falchi” e “colombe” del suo partito si definisce con ironia una “quaglia”
— i saggi si occuperanno di forma di governo connessa alla legge elettorale. È
il nodo più spinoso, sul quale il collegio risulta spaccato a metà. Su tutto,
vigila il Colle. «C’è un preciso programma già definito dal governo — ricorda
Giorgio Napolitano da Milano — sia per i tempi che per i temi. So che c’è poi
un problema di rapporto tra le riforme istituzionali e la legge elettorale, che
verrà sciolto via via». I partiti sono avvisati.
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