da: la Repubblica
L’ultimo
blitz di Pd e Pdl per salvare i soldi ai partiti
Spunta
l’emendamento per il “rimborso a progetto”.
di Carmelo
Lopapa
La «tenda
canadese» è stata armata nella cantieristica
specializzata del Partito democratico, si chiama “finanziamento a progetto”. Mezzo di soccorso da campo per
consentire ai partiti di trovare rifugio dall’imminente ciclone destinato ad
azzerare da qui a un paio d’anni le loro finanze con l’addio all’erogazione di
milioni di euro a pioggia. Il tesoriere
democrato Antonio Misiani è da poco rientrato dal Canada, appunto, dove il meccanismo esiste da anni e — a quanto dice
lui — funziona. Lo ha studiato, analizzato, messo a punto.
E anche i colleghi Pdl, sensibili al tema,
sono pronti ad accettare il “modello Ottawa”.
Il premier Enrico Letta sembra non sappia
nulla di quanto si stia orchestrando. L’argomento è all’ordine del giorno nella
riunione di gruppo di martedì a Montecitorio, giusto per sondare il terreno. Ma
i renziani puntano il dito, aprono il caso, loro non ci stanno. Tagliare, ma
con giudizio. E in estate allargare le
maglie della fin troppo rigorosa legge
sull’abolizione del Finanziamento pubblico ai partiti può riuscire anche
meglio. L’ha partorita il governo un mese fa, in Parlamento si sta già
lavorando per emendarla. E stavolta è proprio in casa Pd che stanno prendendo
corpo gli interventi di chirurgia più invasivi.
La disciplina varata dal Consiglio dei
ministri concluderà il suo iter in commissione il 26 luglio ma già è chiaro a
tutti che per l’esame in aula se ne riparlerà a settembre. «Faremo di tutto per
approvarla alla Camera prima della chiusura estiva, ma in calendario il testo è
preceduto dal complesso decreto del Fare, in ogni caso la legge voluta dal
governo va approvata e presto» spiega il capogruppo Pd in commissione Affari
costituzionali, Emanuele Fiano. Del pacchetto sul finanziamento, il deputato è
relatore insieme con la pidiellina Mariastella Gelmini. La commissione si è
presa tutto il suo tempo. Ben nove audizioni, approfondimenti,
lunghi dibattiti che proseguiranno per tutto il mese. Ora la faccenda
entra nel vivo. E il nodo cruciale è la norma
che introduce la contribuzione volontaria del 2 per mille, che suscita
parecchie perplessità sia a destra che a sinistra. «Creerebbe di fatto
un’anagrafe degli elettori, una cosa inaccettabile, al pari dell’intromissione
indebita nella vita interna dei partiti consentita dalla prima parte della
legge, anche quella da rivedere » spiega la Gelmini. Pure Fiano ha dei
dubbi su quel meccanismo simile all’8 per mille per la Chiesa che di fatto
smonterebbe l’intestazione stessa della legge («Abolizione del finanziamento pubblico»),
laddove a rimetterci sarebbe solo lo Stato, privandosi di una quota delle
entrate fiscali.
Tutti d’accordo sulla necessità di
trasformare questa parte della disciplina. Ma come? «Stanno lavorando a un
meccanismo piuttosto originale, lo chiamano rimborso a progetto — anticipa con
un certo disappunto la giovane deputata Pd Maria Elana Boschi, vicina a Renzi —
In pratica, si consentirebbe ai partiti di ottenere delle somme per la
realizzazione di progetti specifici. Noi non ci stiamo. Vuol dire
rimettere in discussione l’intera legge, che già di suo sembra arrancare,
comunque rischia di tradirne lo spirito. Diciamo la verità: comporterebbe il
passaggio dal finanziamento diretto a quello indiretto dei partiti». Non solo,
la deputata renziana con i colleghi di area è pronta ad aprire un secondo
fronte, tutto interno al Pd. «Chiediamo cosa ne sia stato dei due euro versati
dai tre milioni di militanti che in autunno hanno votato alle primarie —
incalza la Boschi — Va bene, il bilancio interno sarà certificato, ma noi lo
vogliamo su internet e ancora non ve n’è traccia. Renzi ha portato al voto un
milione di persone. È lecito sapere che utilizzo è stato fatto delle somme
versate?» La battaglia congressuale, neanche a dirlo, è destinata ad accendersi
anche all’interno del gruppo, proprio sulla legge sul finanziamento.
Misiani, tesoriere Pd, non accetta di passare per colui che tenta di allargare
le maglie: «Andiamoci piano, c’è una riflessione in atto. Il meccanismo del
finanziamento a progetto esiste nel mondo anglosassone, in Gran Bretagna
consente di finanziare progetti di formazione, per esempio, o altre iniziative,
e funziona». Ma è vero che lei è stato in Canada per studiarlo? «Sì, di
recente, lì il finanziamento diretto alla politica è stato superato da forme
avanzate di fund raising, tra le quali proprio il sistema a progetto, e mi
sembrava opportuno approfondire e valutare la fattibilità in Italia. Ma
vedremo, attenti a trarre subito conclusioni ». Mariastella Gelmini conferma
che la norma cammina. «Sì, loro ci hanno fatto questa proposta, ma in via
ufficiosa, non ancora ufficiale. Il Pdl è per il superamento del 2 per mille,
ma sul finanziamento a progetto ci riserviamo di valutare — spiega —.
L’importante è che non si traduca in un passo indietro e su questo non ci
stiamo». Presto si vedrà se la tenda canadese montata nottetempo riuscirà a
resistere.
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